Viterbo – Riceviamo e pubblichiamo – Chi ha bei ricordi, ha un tesoro, un angolo dorato, dove si respira e si vive un soffio di tempo che fu.
Quella mattina eravamo in classe alle otto precise: era il primo giorno di scuola e frequentavamo il 2° anno delle superiori: si era nel 1954. Stranamente, guardando i banchi, mi resi conto che mancavano tante compagne, forse la metà di quella scolaresca; immediatamente mi informai e le ragazze mi spiegarono che molte alunne avevano voluto cambiare sezione perché come insegnante di lettere avremmo avuto il professor Vismara, che proveniva dal liceo classico e, secondo il loro parere, era tremendo, bocciava a più non posso, caricava di compiti ed era tiratissimo sui voti. Sgranai gli occhi e mi sedetti all’ultimo banco dell’ultima fila, più lontana possibile dalla cattedra.
Rita Santoni Bastianini
Dopo pochi secondi entrò il professore e noi scattammo in piedi: era basso, con un volto piuttosto pallido, i capelli biondi e sottili, tirati indietro. I suoi occhi spiccavano sul bianco della pelle ed erano di un colore celeste cielo, come quelli di un bambino meravigliato. Fui colpita dalle sue mani affusolate, come quelle di un pianista.
– Signorine, potete sedere – Ci venne un po’ da ridere: nessuno ci aveva mai chiamato “signorine”. Il professore tossì, coprendosi la bocca con un fazzoletto immacolato, poi si ricompose, sedette e cominciò a parlarci: – Vedo che siete in poche, appena sedici; bene, lavoreremo meglio! –
Noi ci guardavamo, interrogandoci l’un l’altra con gli occhi, meravigliate sia per la voce profonda e bonaria, serena, paterna, disponibile, sia per il suo sorriso tenero, come quello di un bambino.
Non trovo le parole giuste per descrivere i tre anni che trascorremmo con il professor Vismara: una persona di profonda cultura, di un’educazione innata, un insegnante brillante, un vero “maestro”, come voleva essere chiamato nostro Signore.
A me ha dato tanto e non soltanto un amore per lo studio, una passione per la lettura, la curiosità di sapere e soprattutto l’abitudine a riflettere ed analizzarmi prima di prendere qualsiasi decisione.
Da lui ho imparato il modo di comportarmi e di relazionarmi con gli altri, di non abbassarmi a seguire, come fa il gregge, le idee altrui, le mode del momento, i costumi del vivere che cambiano ad ogni ora.
Il professor Vismara scoprì la mia timidezza adolescenziale, ben nascosta da una maschera di allegria e di disinvoltura: più di una volta con serietà mi fissò e mi disse “Ognuno di noi ha la propria personalità che va difesa. Sia sempre sé stessa”.
Alessandro Vismara
Quando, finita la scuola, negli anni che seguirono, a Natale gli spedivo un biglietto d’auguri, mi rispondeva immancabilmente con un altro e con le stesse parole: “Ricambio e ringrazio con sincerità e stima”.
Gli anni passarono e un sabato sera di una piovosa giornata di novembre, stanca dopo un’assemblea a scuola, lunga e noiosa, entrai in una chiesa e lì, dopo essermi inginocchiata, vidi il professor Vismara.
Era seduto pochi banchi davanti al mio: era più curvo di sempre e aveva accanto il suo ombrello lungo e nero. Si alzò mi per uscire e, camminando come suo solito lentamente, mi passò accanto e mi vide: scattai in piedi ma lui, con il suo consueto sorriso, mi fece cenno di sedere e mi salutò, inclinando un poco il capo.
Fu l’ultima volta che lo vidi ma ancora oggi, magari traducendo una versione di latino di Seneca particolarmente dura, mi viene naturale pensare che mi rivolgerebbe queste parole: “Signorina, che fa, si ferma? Gli ostacoli vanno superati!”
A quel tempo io avevo già quattro figli: “Sono stata brava, professore? Se la risposta è affermativa, come spero, lo devo a Lei, perché per me è stata la persona che ha saputo guidarmi negli anni dell’adolescenza, quando è così difficile affermare la propria personalità; Lei mi ha incoraggiato, ripresa, mi ha aiutato a trovare la via del buon senso, ad accettare il bene e il male e ed è per questo che devo ringraziarla con tutto il cuore.
P.S. Scusi e corregga i miei soliti errori di grammatica e sintassi, la sua affez.ma alunna Maria Rita Santoni”
Maria Rita Santoni Bastianini

