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Omicidio Fedeli, confermati 25 anni e mezzo a Pang

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Omicidio in via San Luca -Michael Aaron Pang e Norveo Fedeli

Omicidio in via San Luca – Michael Aaron Pang e Norveo Fedeli


Viterbo – (sil.co.) – Omicidio di Norveo Fedeli, confermata la condanna a 25 anni e mezzo di Michael Aaron Pang.

La corte d’assise d’appello di Roma, davanti alla quale si è celebrato oggi il processo di secondo grado, ha emesso nel primo pomeriggio la sentenza, dopo una camera di consiglio di una quarantina di minuti.

Il grafico 24enne americano d’origine sudcoreana Michael Aaron Pang, reo confesso dell’assassinio del commerciante viterbese 74enne, ucciso nel suo negozio di via San Luca il 3 maggio 2019, il 14 dicembre 2020 era stato condannato in primo grado a 25 anni e sei mesi di reclusione per omicidio a scopo di rapina dalla corte d’assise del tribunale di Viterbo presieduta dal giudice Silvia Mattei.

Dal giorno successivo al delitto, quando è stato catturato dai carabinieri in un b&b di Capodimonte, è detenuto nel carcere di Mammagialla.

Il pubblico ministero Eliana Dolce, al termine del processo di primo grado, ha chiesto l’ergastolo. I difensori Remigio Sicilia e Giampiero Crescenzi, in prima battuta, hanno chiesto l’assoluzione, invocando la legittima difesa e negando che il loro assistito abbia mai avuto in animo di commettere una rapina. I legali, inoltre, fino all’ultimo hanno chiesto che Pang venisse giudicato con l’abbreviato, il rito alternativo che in caso di condanna prevede lo sconto di un terzo della pena.

“Per noi – spiegava pochi giorni fa l’avvocato dei familiari Fausto Barili, alla vigilia dell’udienza – non c’è una verità diversa da quella emersa all’esito del processo di primo grado. E’ stato un omicidio in funzione di 600 euro di abiti firmati quindi un omicidio aggravato dal nesso teleologico. Un contesto rispetto al quale non c’è alcuna ipotesi alternativa a quella che la procura ha costruito e ricostruito nel corso dell’istruttoria dibattimentale”.

Il ricorso è stato presentato dalla sola difesa e non dalla procura, per cui la pena poteva solo essere diminuita o rimanere tale e non essere aumentata, come ritenuto erroneamente da qualcuno. 


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