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Vetralla – (sil.co.) – Nuova richiesta di rinvio a giudizio per la candidata sindaco di Vetralla ed ex dirigente regionale Flaminia Tosini. La chiama “zarina dei rifiuti” il quotidiano Repubblica che ieri ha anticipato la notizia.
L’ennesima inchiesta che rischia di portare Tosini a processo punta sull’impianto di trattamento rifiuti di Castelforte, in provincia di Latina. Al centro delle indagini, scrive il quotidiano, presunte “autorizzazioni assenti o rilasciate in maniera sospetta e rifiuti gestiti “abusivamente’”.
Le carte parlerebbero di “spazzatura non classificata correttamente, un sistema grazie al quale sarebbero stati trasportati anche materiali non idonei nelle discariche di Roccasecca e Civita Castellana”.
Tosini, nel pieno della campagna elettorale per le amministrative del 3 e 4 ottobre,, è stata raggiunta da una richiesta di rinvio a giudizio del pm capitolino Alberto Galanti.
Comparirà invece davanti al giudice il 20 ottobre per la nota vicenda che la vede coinvolta insieme al patron delle discariche di Civitavecchia e Roccasecca Valter Lozza in una inchiesta per concussione, corruzione e turbata libertà di procedimento di scelta del contraente.
Dalle indagini che hanno portato agli arresti domiciliari (poi revocati) della dirigente e dell’imprenditore parrebbe che tre Tmb laziali, tra cui quello di Castelforte controllato dalla Csa, accolgano o abbiano accolto materiali non autorizzati.
La procura di Roma, secondo Repubblica, ritiene che siano stati prodotti scarti da “rifiuti urbani indifferenziati con una dotazione impiantistica inadeguata al trattamento della frazione biologica, sulla base di un provvedimento palesemente illegittimo, paragonabile all’assenza di autorizzazione”.
In uno dei filoni dell’inchiesta sui Tmb, al centro delle attenzioni dei magistrati capitolini, spunterebbe per l’appunto il centro di trattamento meccanico di Castelforte.
Oltre alla Tosini sono indagati gli imprenditori Antonio ed Enrico Giuliano, Marco Steardo, Ruggiero De Fazio e Felice Rea.
La scorsa settimana, infine, il pm Galanti si è visto dare ragione dalla cassazione sul ricorso presentato in ordine al diniego di sequestro del Csa di Casteforte che rischia, pertanto, i sigilli. Sarà ancora una volta il tribunale di Roma, che aveva respinto la richiesta di sequestro, a pronunciarsi.
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