Arena San Lazzaro – Lo show di Maurizio Battista
Viterbo – “Un sì te impiccia…un no te spiccia”. Glielo diceva sempre sua nonna, a Maurizio Battista, comico, attore, regista, conduttore. Da Buona domenica a La7. Da canale 5 fino al Grande fratello e alla Rai. Sei sera sul palco dell’arena San Lazzaro a Viterbo. Alle 21,30. Inizio puntuale, dopo le polemiche sul posto, vicino al cimitero, da parte del comune che inizialmente aveva scelto pratogiardino Lucio Battisti. Poi, a un certo punto, il passaggio dalle parti di Villanova, dove sta appunto il camposanto.
Viterbo – Arena San Lazzaro – Lo show di Maurizio Battista
“Costretti a fare lo spettacolo vicino al cimitero – aveva detto nel pomeriggio l’attore – dovevamo essere a pratogiardino, posto per fare spettacoli. Il prefetto di Viterbo, però ci ha spostati. I biglietti erano stati venduti, c’era tutta una grande situazione in piedi e siamo stati messi vicino al cimitero”.
Lo show è inedito, l’inizio di un tour: “Che paese è il mio paese”, il titolo. La serata va bene, la gente è tanta, e i controlli sul rispetto della normativa anti Covid rigorosa e capillare. I “varchi” da attraversare sono almeno quattro. Il primo, “chi siete, cosa volete?”, all’imbocco della strada che porta al gabbiotto dei biglietti. Il secondo al gabbiotto dei biglietti. Il terzo riguarda il green pass e l’ultimo la temperatura. C’è poi un addetto che legge fila e numero di sedia e accompagna lo spettatore al suo posto. Uno sì e uno no, uno sì e uno no. Con la sedia del no, che dopo quasi due anni di pandemia e distanziamenti, non si capisce ancora bene cosa stia lì a fare. Buona però per appoggiare borse e macchina fotografica. Attorno all’area, polizia, polizia locale, protezione civile e presidio medico.
Lo spettacolo è scritto da Maurizio Battista con la collaborazione di Vittorio Rombolà, Alberto Farina e Gianluca Giugliarelli.
Viterbo – Arena San Lazzaro – Lo show di Maurizio Battista
Due ore di spettacolo, cavalcando le contraddizioni che caratterizzano il paese. Esplose con la pandemia. Un paese che stava male ma se la cavava, svegliatosi poi peggio di quanto credeva. Capace ora, soltanto, di ridere di sé stesso. E su quelle debolezze che tanto appartengono solo agli altri salvo riscontrarle anche in noi facendo poi finta di niente.
Viterbo – Arena San Lazzaro – Lo show di Maurizio Battista
Contraddizioni proprie dell’antropologia italiana. Il rimpianto del passato, come mancata accettazione del presente, vissuto solo come assuefazione da mercato, e rifiuto fatalistico dell’oggi. Il ritratto di personaggi apparentemente fuori dal coro, ma di fatto il sistema nervoso di un paese. “Che paese è il mio paese”. Contraddizioni che appartengono anche al giorno d’oggi, ma che stanno lì come un ricordo melanconico mentre intorno tutto cambia e si riempie di cose inutili e che ormai si fa pure fatica a distinguere. Un comico trasmette sempre qualcosa di triste, anche se le risate del pubblico permettono a tutti di girarne alla larga, per evitare di guardasi in faccia e vedere riflessa nei volti l’immagine di un paese che vorrebbe starsene tranquillo, ma che non ha ancora imparato a vivere in pace con se stesso. Che sta nel torto, ma vorrebbe ancora avere ragione.
Viterbo – Arena San Lazzaro – Lo show di Maurizio Battista
“Non c’è inizio e non c’è fine – dice Battista a proposito del suo spettacolo -. E tu t’accorgi che è finita quando non c’è più nessuno.
Tu rimani finché ti va. E quando te ne vuoi andare, mi saluti e te ne vai”. Tono e accento sono in romanesco. Una parte dello show è da canovaccio, l’altra improvvisata con il pubblico che dava l’argomento e Battista ci ricamava sopra. Come una poesia a braccio, in ottava rima. Dal Covid a Mozart ai tamponi da 75 euro l’una. Dalle bravate a Buenos Aires fino ai nocciole di Sutri e alla Cassia che si impantana a Monterosi. “Un sì te impiccia…un no te spiccia”. Il consiglio della nonna a Battista, che non ha mai seguito. “Che paese è il mio paese”. L’ora di tutti. Un paese distopico.
Daniele Camilli
Fotocronaca: Lo spettacolo di Maurizio Battista
– Maurizio Battista: “Costretto a esibirmi vicino al cimitero”