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“Avevamo previsto il doppio dei voti che abbiamo preso…”

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Orte – (a.c.) – Che la lista Si può (M5s, Indipendenti della sinistra e gruppo civico Direzione domani) non fosse la favorita per la vittoria alle elezioni comunali di Orte era cosa assodata. Ma l’8% dei voti non è sufficiente nemmeno a garantire la rappresentanza in consiglio comunale e ora il candidato sindaco Massimo Dionisi è costretto a leccarsi le ferite da fuori palazzo Nuzzi. “Un risultato inatteso – dice – che c’impone una pausa di riflessione”.


Massimo Dionisi

Massimo Dionisi


Qual è la prima riflessione che ha fatto dopo il voto?
“Ne ho fatte e ne sto facendo tante. Il nostro obiettivo, viste le altre liste in campo, era raggiungere un posto in opposizione, ma non ci siamo arrivati nemmeno vicini”.

Lei che elezioni aveva immaginato?
“Alla vigilia del voto avrei scommesso su un testa a testa tra Primieri e Giuliani e la lista di Fraticelli terza a grande distanza. Noi sapevamo di essere quarti, ma avevamo previsto circa 700 voti, che sarebbero bastati ampiamente per entrare in consiglio comunale. Invece ne sono arrivati la metà. Ci sono rimasto male a livello umano più che politico, perché vi posso garantire che la gente che si è avvicinata a noi in questi anni è stata veramente tanta”.

Da dove sono mancati questi voti?
“Da tutte le parti. L’elettorato di Orte era scottato dalle promesse di cambiamento, perché le aveva fatte Giuliani cinque anni fa e abbiamo visto com’è andata a finire, però avremmo voluto almeno la possibilità di farci valere in consiglio comunale. In questi anni abbiamo lavorato da matti, ci siamo adoperati per aiutare tantissime persone, pensavamo di aver dimostrato che di noi ci si potesse fidare. Non abbiamo chiesto il voto a nessuno e forse in questo siamo stati ingenui”.

Visto il rischio comunque concreto di restare fuori dai giochi, non sarebbe stato meglio cercare un accordo con qualche altra lista e puntare al bersaglio grosso?
“Siamo stati avvicinati da altre compagini più di una volta, l’ultima 4 giorni prima dalla chiusura delle liste. Ma abbiamo preferito dare continuità a quell’idea che avevamo lanciato nel 2016, quando il progetto si fermò per motivi indipendenti dalla nostra volontà. Abbiamo proseguito il percorso che volevamo presentare cinque anni fa perché eravamo convinti di aver lavorato bene e credevamo davvero di poter portare un modo diverso di fare politica in consiglio comunale”.

Adesso che ne sarà del progetto Si può?
“Chiaramente questa è una battuta d’arresto che richiede tempo per far decantare la delusione. La comunità di Orte ha scelto i suoi referenti e noi non siamo tra quelli, quindi rispettiamo il volere dei cittadini e ci prendiamo una pausa. Dopo i famosi primi 100 giorni di lavoro della nuova amministrazione, anche noi faremo il punto della situazione e decideremo cosa fare”.

C’è almeno una soddisfazione che si porta dietro da queste elezioni comunali?
“Aver organizzato il primo confronto pubblico tra candidati a sindaco della storia di Orte. Il candidato più debole è riuscito a far sedere sullo stesso tavolino i tre più forti e credo che ne sia uscito un servizio utile per la comunità, anche per il futuro”.


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