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Viterbo – (sil.co.) – “Vergogna, si faccia chiarezza”. Così Alessandro Capriccioli, capogruppo di “+Europa Radicali” al consiglio regionale del Lazio commenta la vicenda della fissazione per il 7 marzo 2024 dell’udienza di opposizione della richiesta di archiviazione del caso di Hassan Sharaf. Sulla vicenda era stata aperta dalla procura ri Viterbo un’inchiesta per istigazione al suicidio.
È il detenuto egiziano morto suicida a 21 anni in una cella d’isolamento della circondariale viterbese di Mammagialla. Era il 23 luglio 2018, quando fu ritrovato impiccato dagli agenti della polizia penitenziaria.
Più duro ancora il garante dei detenuti Stefano Anastasia: “È la bancarotta se non dell’intero sistema giustizia, quanto meno del tribunale di Viterbo”.
Sharaf, in carcere per cumuli di pena relativi a piccoli reati che avrebbe dovuto scontare in un carcere minorile, qualche tempo prima aveva confidato al garante dei detenuti di aver paura di morire e alla sua avvocata di essere stato picchiato dalle guardie carcerarie.
“Spero che il giudice competente abbia segnalato il caso al presidente del tribunale – prosegue Anastasia – se non al ministro e al consiglio superiore della magistratura”.
Solo tra tre anni il giudice esaminerà la richiesta fatta dalla famiglia di Sharaf, dall’ambasciata egiziana e da una ong per i diritti umani. Una data lontanissima, definita ‘sconcertante da Alessandro Capriccioli, capogruppo di “+Europa Radicali” al Consiglio regionale del Lazio.
“Non è ammissibile – conclude il garante – che in procedimento penale su un caso di morte avvenuto in carcere sia sospeso per tre anni”.
“La morte di Hassan è avvenuta nel 2018, nel carcere di Viterbo, a seguito di un tentativo di suicidio del quale ancora non sono chiare le dinamiche – ricorda invece Capriccioli in.una nota – accertare oltre ogni ragionevole dubbio gli accadimenti di quella notte dovrebbe rappresentare una priorità, cui come consigliere regionale ho cercato di rispondere già all’epoca dei fatti attraverso una serie di visite ispettive”.
Il 21 enne si è tolto la vita impiccandosi nella cella d’isolamento dove si trovava da due ore. Il 9 settembre, nemmeno due mesi dopo, sarebbe tornato in libertà.
Al garante dei detenuti in visita al carcere aveva dichiarato di aver paura di morire, mentre all’avvocata Simona Filippi aveva raccontato di essere stato picchiato dalle guardie penitenziarie, mostrando segni di percosse in diversi punti del corpo.
Sul caso della morte di Sharaf, il garante Stefano Anastasia aveva presentato immediatamente un esposto.
Sul caso era stato aperto un fascicolo per istigazione al suicidio: Hassan, infatti, sarebbe stato preso a schiaffi da due agenti prima di essere trasferito in cella d’isolamento. Poi, la richiesta di archiviazione da parte della Procura, cui la famiglia del 21enne si è opposta.
“Chi viene ospitato nelle nostre carceri si trova nelle mani dello Stato, e per questo è ancora più importante che su vicende come questa venga fatta luce il più rapidamente possibile, senza rinvii che possano ulteriormente differire nel tempo ogni chiarimento necessario – conclude Capriccioli nella nota con cui commenta la data dell’udienza – condividendo la preoccupazione espressa dal garante dei detenuti del Lazio Stefano Anastasia sulle condizioni della nostra giustizia, mi auguro che il ministro della giustizia si interessi al caso e intervenga”.