Viterbo – (sil.co.) – Mafia viterbese bis, i tre connazionali complici del boss albanese Ismail Rebeshi e del fratello David chiedono di essere presenti al processo in videoconferenza, ma per un disguido il collegamento non si può fare e salta l’udienza.
E’ stata rinviata alla prossima settimana, giovedì 28 ottobre, l’udienza del processo d’appello in programma ieri a Roma per i tre complici dei fratelli David e Ismail Rebeshi, 32 e 38 anni, già condannati per estorsione con metodo mafioso a 9 anni e 4 mesi in primo grado, il 25 novembre 2020, con lo sconto di un terzo della pena del rito abbreviato.
Difesi dall’avvocato Samuele De Santis, in carcere dal 29 novembre 2019, quando sono stati arrestati in flagranza dai carabinieri a Tuscania, gli imputati sono il 31enne Must Lleshi, il 23enne FIavio Hysa e il 24enne Alban Kacorri.
Nel frattempo è stata fissata al 23 gennaio 2022 la nuova data di scadenza dei termini di custodia cautelare presso i reparti di alta sorveglianza dei tre diversi istituti penitenziari dove sono detenuti.
Il boss di mafia viterbese Ismail Rebeshi
I fratelli Rebeshi e i sodali, secondo le indagini coordinate dalla Dda di Roma, sarebbero stati a caccia di crediti da riscuotere, con le buone o con le cattive, per procurarsi i soldi per le spese legali dei processi a carico del boss di mafia viterbese.
Vittime un ristoratore e il titolare di un autosalone del capoluogo, di 54 e 41 anni, da cui avrebbero preteso rispettivamente le somme di 4.500 euro e di 9mila euro, minacciando di morte le parti offese e anche le famiglie.
Il processo ai Rebeshi, imputati per gli stessi fatti in concorso, è tuttora in corso davanti al collegio del tribunale di Viterbo. L’8 ottobre sono stati sentiti i due imputati, in videocollegamento dalle carceri di Cuneo e di Piacenza.
Il difensore Samuele De Santis
Mandante dal carcere il boss di mafia viterbese
Presunto mandante dal carcere il boss Ismail Rebeshi, il ristoratore 54enne sarebbe stato minacciato di morte assieme alla sua famiglia nel locale che gestiva a Tuscania. E’ stata la sua richiesta di aiuto a far scattare la trappola dei carabinieri del 28 novembre 2019. Due giorni prima, il 26 novembre, il concessionario 41enne sarebbe stato inseguito in auto e messo all’angolo nella piazzola di sosta di un distributore quindi costretto con le minacce a versare 500 euro a titolo di anticipo sulla somma richiesta.
A chiedere il processo per i fratelli Rebeshi e i tre connazionali è stato lo stesso pm della Dda di Roma Fabrizio Tucci, già titolare col collega Giovanni Musarò dell’inchiesta “mafia viterbese”, della quale la vicenda sarebbe lo scontato seguito in quanto, secondo l’accusa il boss Rebeshi senior (condannato a 12 anni in primo grado con l’aggravante del 416 bis l’11 giugno 2020 e a 10 anni e 11 mesi in appello, lo scorso 7 giugno, nell’ambito dei tredici arresti del 25 gennaio 2019 dell’operazione Erostrato) sarebbe il mandante dal carcere dei due episodi di estorsione con metodo mafioso sfociati il 28 novembre di due anni fa nell’arresto in flagranza di Rebeshi Junior e degli altri tre albanesi.
Il movente starebbe nella necessità da parte di Ismail di trovare urgentemente quattrini, recuperare soldi rivendicando crediti veri o presunti, per pagarsi le spese legali, in vista dei vari procedimenti penali che ormai da tre anni a questa parte coinvolgono il presunto boss.

