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Metodo mafioso, slitta all’anno prossimo la sentenza per Pecci, Erasmi e Pavel

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Mafia viterbese - Udienza a Mammagialla

Metodo mafioso – Il 9 marzo 2020 a Mammagialla la prima udienza alla vigilia del lockdown


Viterbo – (sil.co.) – Operazione “Erostrato”, slitta al 2022 la sentenza del processo ai tre imputati Manuel Pecci, Emanuele Erasmi e Ionel Pavel cui viene contestata la “sola” aggravante del metodo mafioso e non il 416 bis.

E’ il processo che si è aperto il 9 marzo 2020 a Mammagialla, alla vigilia del primo grande lockdown, per consentire la partecipazione in videocollegamento col carcere di Viterbo di Pavel, all’epoca ancora detenuto a Torino, che non poteva essere tradotto per via delle prime misure contro l’emergenza Coronavirus.

La discussione, che doveva iniziare lo scorso 25 giugno, era stata già rinviata al 25 novembre e al 16 dicembre per problemi relativi alla nuova composizione del collegio, nel frattempo modificato ancora per il trasferimento della presidente Silvia Mattei all’ispettorato del ministero della giustizia.

Così ieri il nuovo collegio – presieduto dal magistrato Elisabetta Massini, con a latere i giudici Roberto Colonnello e Francesco Rigato – ha fissato due nuove date per la discussione, il 21 gennaio e il 4 febbraio 2022.

Pecci e Erasmi, in particolare, rivolgendosi secondo l’accusa alla banda di mafia viterbese, avrebbero attuato “soluzione creative” per risolvere contenziosi civilistici. Non davanti al giudice, ma davanti al boss che minaccia e incute timore. Pavel avrebbe contribuito ad alcuni degli attentati messi a segno dai sodali dei boss Giuseppe Trovato e Ismail Rebeshi.

Il 21 giugno il processo era giunto a un passo dalla chiusura con l’ascolto dell’ultimo teste della difesa. Nel frattempo, sempre nel corso della stessa udienza, il pm della direzione distrettuale antimafia Fabrizio Tucci ha depositato il dispositivo della sentenza d’appello che il 7 giugno ha confernato per 9 imputati su 10 l’aggravante dell’associazione per delinquere di stampo mafioso. 

I tre imputati, i soli ad avere optato per il rito ordinario, sono difesi dagli avvocati Carlo Taormina e Fausto Barili (Pecci), Giuliano Migliorati (Erasmi) e Michele Ranucci (Pavel).


Tra le sei parti civili un carabiniere e due imprenditori

Sei le parti civili pronte a chiedere un risarcimento dei danni morali e materiali. Tre sono il Comune di Viterbo, l’associazione antimafia Caponnetto e Sos Impresa. Le altre tre parti civli sono invece tre privati: l’imprenditore romeno Ion Lazar, organizzatore delle serate danzanti per i suoi connazionali al Theatrò bruscamente interrotte dalla banda di Trovato e Rebeshi; il carabiniere Massimiliano Pizzi, cui è stata incendiata l’auto di notte sotto casa per vendetta; l’imprenditore Fabio Chiovelli, titolare del Theatrò, sul cui ingresso furono appese delle teste mozzate di maiale e agnello a mo’ di avvertimento mafioso.


Mafia viterbese - Un attentato incendiario (nei riquadri, da sinistra in senso orario, Ionel Pavel, Emanuele Erasmi e Manuel Pecci)

Mafia viterbese – Un attentato incendiario (nei riquadri, da sinistra in senso orario, Ionel Pavel, Emanuele Erasmi e Manuel Pecci)


Le condanne di primo e secondo grado

– Giuseppe Trovato: 12 anni e 9 mesi di reclusione (13.400 euro di multa) – In primo grado 13 anni e e 4 mesi (14mila euro di multa)
– Ismail Rebeshi: 10 anni e 11 mesi (9.500 euro di multa) – In primo grado 12 anni e 12mila euro di multa
– Spartak Patozi: 8 anni e 8 mesi (5.300  euro di multa) – In primo grado 8 anni e 8 mesi (8mila euro di multa)
– Gabriele Laezza: 7 anni (5.800 euro di multa) – In primo grado 8 anni e 6mila euro di multa
– Shkelzen Patozi: 6 anni e 4 mesi (5.200 euro di multa) – In primo grado 8 anni e 4mila euro di multa
– Fouzia Oufir: 5 anni – In primo grado  5 anni e 4 mesi (6mila euro di multa)
– Gazmir Gurguri: 4 anni e 8 mesi – In primo grado  7 anni e 4 mesi
– Sokol Dervishi: 4 anni e 6 mesi – In primo grado 6 anni
– Luigi Forieri: 3 anni e 6 mesi – In primo grado 8 anni e 4 mesi
– Martina Guadagno: Assolta– In primo grado 2 anni e 4 mesi (assolta dall’accusa di associazione per delinquere di stampo mafioso)


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