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Rapina alle poste di Canino, azienda parte civile contro il direttore-talpa

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Gli arrestati a dicembre: Daniele Casertano, Domenico Palermo, Christian Lanari e Massimiliano Ciocia

Gli arrestati a dicembre: Daniele Casertano, Domenico Palermo, Christian Lanari e Massimiliano Ciocia


Viterbo – Rapina alle poste di Canino, davanti ai giudici i sette banditi. Al via ieri il processo con l’abbreviato al direttore-talpa e a cinque dei sei complici, mentre per il settimo rapinatore, che ha scelto un’altra strada, si è aperto martedì davanti al collegio il processo col rito ordinario.

Contro tutti è parte civile Poste Italiane che in seguito al colpo avrebbe scoperto di avere “smarrito” qualcosa come duecentomila euro, mai ritrovati, mentre resta un giallo la reale entità del bottino.

Ieri, davanti al gup Giacomo Autizi, è stato il giorno della prima udienza per i quattro pianificatori arrestati l’8 dicembre scorso, pochi giorni dopo il colpo, Massimiliano Ciocia, Daniele Casertano, Domenico Palermo e Christian Lanari; per l’esecutore materiale Riccardo Carloni Modesti, che all’ora di pranzo del 28 novembre 2020 ha fatto irruzione travestito da corriere e a mano armata nell’ufficio; e per uno dei due pali, Roberto Gallo, che con Bruno Laezza aspettava il “rapinatore solitario” all’esterno, a bordo dell’utilitaria Fiat Punto di colore rosso usata per la fuga. 

Il processo col rito ordinario a carico di Bruno Laezza si è aperto martedì davanti al collegio, dove proseguirà il prossimo 9 novembre. E’ stata invece fissata per il 5 novembre la discussione del processo al direttore e agli altri complici.


Canino - L'ufficio postale di viale Giuseppe Garibaldi

Canino – L’ufficio postale di viale Giuseppe Garibaldi


Fra due settimane è prevista un’udienza fiume, durante la quale discuteranno tutte le parti per poi arrivare alla sentenza. Per primo parlerà il pubblico ministero Franco Pacifici, che esporrà le sue conclusioni e le sue richieste, considerando che le condanne saranno comunque scontate di un terzo della pena, grazie al rito alternativo chiesto dalle difese.

Poste Italiane si sono costituite parte civile contro Ciocia e il resto della banda. Idem nei confronti dell’imputato “solitario” Laezza.

Il direttore, che oltre a essere imputato è anche parte offesa, non si è invece costituito parte civile contro Daniele Casertano e Domenico Palermo, che lo avrebbero ricattato per avere più soldi, minacciandolo di morte, dopo avere scoperto che aveva denunciato una rapina da quasi 200mila euro a fronte dei 44mila che loro sostengono di avere trovato in cassa.

Tra i difensori, gli avvocati Enrico Zibellini, Giovanni Labate, Luigi Mancini, Samuele De Santis e Gianni Ceccarelli del foro di Roma per il direttore Ciocia. 


Il pm Franco Pacifici

Il pm Franco Pacifici


Il giallo del bottino mai recuperato

A caldo Ciocia avrebbe denunciato di essere stato vittima di una rapina da duecentomila euro.

Ma finora, a quanto è dato sapere, sono stati trovati solo i 30mila euro sequestrati al direttore – quando è stato fermato dai carabinieri mentre era in macchina cercando di portarseli via dall’ufficio postale nascosti dentro a un borsone – e i 1250 euro di “mancetta” trovati dalla stradale a bordo della Fiat Punto rossa su cui viaggiavano i tre esecutori materiali del colpo, fermati poco dopo la fuga anche se arrestati il successivo 25 gennaio di quest’anno. 

Mancano sempre all’appello i restanti 170mila euro. I complici del direttore sostengono di avere “prelevato” dalla cassa solo 44mila euro, anche questi mai ritrovati, che aggiunti ai 30mila del direttore e ai 1250 del terzetto fanno un totale di circa 70mila euro. Ergo, sarebbero svaniti nel nulla gli altri circa 130mila euro, che secondo Ciocia erano parte della refurtiva.

Silvana Cortignani


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