Polizia in centro – immagine di repertorio
Viterbo – (sil.co.) – Cuce la bocca alla moglie perché parla troppo, condannato in via definitiva a tre anni di reclusione per maltrattamenti in famiglia e lesioni aggravate. E’ stato invece assolto dall’accusa di sequestro di persona, ottenendo così lo sconto di un anno rispetto al primo grado.
In primo grado è stato condannato a quattro anni dal tribunale di Viterbo, perché avrebbe cucito la bocca alla moglie con delle spille da balia per farla stare zitta e l’avrebbe rinchiusa per giorni nel cassetto-contenitore del divano per punizione.
Giovedì scorso è stato condannato invia definitiva a tre anni dopo l’assoluzione dall’accusa di sequestro di persona in appello confermata il 28 ottobre anche dalla corte di cassazione.
E’ il 39enne viterbese arrestato dalla polizia a marzo 2019 in seguito alla denuncia della ex moglie che avrebbe sottoposto a 18 anni di angherie e umiliazioni.
Dopo un avere trascorso un anno nel carcere di Mammagialla, l’uomo, noto per i suoi precedenti, il giorno della sentenza aveva già ottenuto i domiciliari a casa della madre che, assieme alla sorella, lo ha strenuamente difeso durante il processo.
La condanna in primo grado per maltrattamenti in famiglia, lesioni aggravate e sequestro di persona risale al 29 maggio 2020. E’ poi caduta in appello l’accusa di sequestro di persona – da cui il difensore Remigio Sicilia ha ottenuto l’assoluzione perché il fatto non sussiste – con il conseguente sconto di un anno e la relativa riforma della sentenza, confermata il 28 ottobre dalla cassazione.
Remigio Sicilia
Tra gli episodi più cruenti raccontati durante il processo dalla vittima, quando il marito le avrebbe infilzato le labbra con delle spille da balia per zittirla. Un racconto agghiacciante dal quale è emerso un calvario di violenze, sevizie, soprusi, crudeltà subite dalla vittima.
Sette i referti medici dei sanitari del pronto soccorso dell’ospedale di Belcolle, con prognosi anche fino a 30 giorni, per lesioni riconducibili ad aggressioni da parte del marito, spesso giustificate con cadute per le scale o incidenti col motorino.
La notte tra il 27 e il 28 luglio 2016, per sfuggire all’ennesimo pestaggio, la donna ha raccontato di essersi buttata dal balcone di casa, facendo un volo di sette metri e spezzandosi una gamba.
“Visto che non potevo scappare, mi sono nascosta sotto una macchina fino alle 5 del mattino, quando mi sono trascinata davanti al portone di un vicino che sapevo uscire presto per andare al lavoro”, ha raccontato.
A fine febbraio 2019 era arrivata a pesare 39 chili e nei giorni precedenti era stata fermata due volte per furto, di un a borsa in un bar e di un giubbino firmato alle Poste. Un festival degli orrori. “Voleva sempre soldi, un giorno mi ha trascinato per i capelli sul divano, puntato una forchetta al collo e intimato di portargli 150 euro entro venti minuti sennò mi avrebbe uccisa”.
Inutile tentare la fuga. “Una volta mi riportò dentro casa e mi disse ‘ecco cosa succede a chi parla troppo’, poi mi infilzò a croce delle spille da balia sulle labbra, quindi mi portò come un trofeo da sua madre, che me le tolse”.
Sul viso e sul corpo innumerevoli cicatrici. “Dovevo nascondere scopa e spazzoloni, perché li usava per bastonarmi”. “Mi ha schiacciato una mano col ferro da stiro bollente e poi me lo ha messo sul collo”. “Mi ha colpito in faccia con una mazza da baseball”. “Mi ha picchiato con l’asse da stiro e poi costretto a bere una pentola di sugo di carne”.
Lui dormiva fino alle 14 e lei fuori a lavorare per 1100 euro al mese che al marito non bastavano mai. Guai a svegliarlo la mattina. “Tappavo la bocca anche al cane. Supplicavo i bambini di non fare rumore, un giorno mi ha impedito di portarli a scuola per punizione”. L’imputato avrebbe avuto il vizio delle punizioni. “A Natale 2018 mi ha spogliato e chiuso fuori sul balcone per tutta la notte in mutande e reggiseno”, “Mi costringeva a stare in piedi in un angolo del muro, finché non cadevo, poi mi menava”.
E avrebbe avuto anche il vizio delle donne: una ballerina da night nel 2007 e più di recente una ragazza che avrebbe portato a vivere in casa con la moglie e i figli.
Tusciaweb ha deciso di non rendere pubbliche le generalità e il luogo di residenza dell’uomo arrestato, a tutela della convivente e dei figli minorenni. Ulteriori particolari sull’uomo renderebbero, inevitabilmente, riconoscibili anche la donna e i bambini, già vittime di fatti assolutamente gravi