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“Il deposito delle scorie radioattive sarà una struttura passiva, appositamente studiata per essere sicura e non far fuoriuscire nulla”

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Viterbo – “Il deposito delle scorie radioattive sarà una struttura passiva, appositamente studiata per essere sicura e non far fuoriuscire nulla”. A spiegarlo è Fabio Chiaravalli, direttore del deposito nazionale e parco tecnologico di Sogin, nel corso della prima giornata di lavori della sessione dedicata alla regione Lazio all’interno del seminario nazionale sul deposito dei rifiuti radioattivi.

“Il deposito rimane una struttura passiva, destinata ad accogliere i rifiuti e non a produrli. Non è un impianto che prevede un processo produttivo, ma è appositamente studiato per non far fuoriuscire nulla – ha precisato Chiaravalli -. È strutturalmente pensato per contenere la radioattività. Non bisogna mai dimenticare che, se il sito dovesse essere collocato in uno dei siti finora giudicati come potenzialmente idonei, sarà posto là perché giudicato sicuro. Possiamo fidarci. Possiamo fidarci di personale formato e alte professionalità, di gente che ha svolto ricerca applicata. Possiamo fidarci di politici avveduti e cittadini consapevoli”.

“Non sappiamo se e quanto la presenza del deposito possa influire sulla presenza di turismo e attività produttive – ha aggiunto il direttore del deposito nazionale e parco tecnologico di Sogin -. Saranno fatti studi specifici in merito quando saremo in una fase di analisi più avanzata, ma per ora non mi risulta che le attività agricole, storiche e turistiche negli altri siti europei che ospitano depositi simili siano state danneggiate dalla presenza delle strutture. Queste considerazioni, comunque, saranno studiate in dettaglio nei casi specifici al momento dell’individuazione di uno o più siti”.


Fabio Chiaravalli

Fabio Chiaravalli


“Questa è ancora una fase di screening e va adottata una scala di osservazione adeguata al dettaglio richiesto. Le osservazioni e proposte presentate nel corso del dibattito sono di strettissimo dettaglio e stanno andando a costruire un database concreto su cui poi poter lavorare nelle fasi successive. Si andrà gradualmente a diminuire il fattore di scala e ad aumentare il dettaglio di analisi. Per ora si tratta ancora della prima fase di localizzazione”.

Quattro le fasi che porteranno alla scelta delle aree e alla costruzione del deposito. Dopo la scelta delle zone potenzialmente idonee per la realizzazione del sito, la Sogin stilerà la Cnai, la carta nazionale contenente la lista delle aree idonee. Poi si passerà alla fase di intesa, che prevede accordi con le regione interessate e indagini tecniche di dettaglio dalla durata di 15 mesi. Solo allora la Sogin formalizzerà la proposta di localizzazione. L’ultimo passaggio sarà il decreto ministeriale di scelta definitiva del sito, con l’istanza per la costruzione e per l’esercizio del deposito nazionale.

“Non escludo, e anzi lo auspico, che possa esserci più di un sito idoneo per la scelta finale, perché allora si potrebbe redigere un rapporto di altissimo dettaglio di confronto sulle possibili aree rintracciate – ha poi precisato -. Il nostro obiettivo è quello di risolvere un problema che lo stato si trova a dover fronteggiare e che porterà a una decisione in base al confronto e alla potenziale idoneità”.

“Collocare i depositi nei siti precedentemente selezionati per centrali nucleari non è possibile – ha concluso rispondendo alla domanda di un cittadino -. Le caratteristiche localizzative dei siti delle centrali nucleari sono diverse da quelle localizzative di un deposito. Tra le altre, le centrali hanno bisogno di grandi spazi logistici e vicinanza alle acque, non richieste invece dai depositi. Esistono già dei depositi radioattivi in Italia, ma sono depositi temporanei di stoccaggio che non possono diventare depositi di smaltimento per ragioni strutturali”.


Deposito scorie radioattive - Le aree idonee nel Viterbese

Deposito scorie radioattive – Le aree idonee nel Viterbese


La Sogin, la società incaricata della gestione del nucleare, ha pubblicato lo scorso 5 gennaio la Cnai, la carta nazionale delle aree potenzialmente idonee alla realizzazione del sito, in cui figurano 22 aree nella provincia di Viterbo. Ischia di Castro, Canino-Cellere-Ischia di Castro, due lotti a Canino, Tessennano-Tuscania, Arlena di Castro-Piansano-Tuscania, Piansano-Tuscania, Tuscania, un’altra area Canino-Montalto, Arlena di Castro-Tessennano-Tuscania, Arlena di Castro-Tuscania 1 e 2, Tarquinia-Tuscania, Soriano nel Cimino, Soriano nel Cimino-Vasanello-Vignanello, Gallese-Vignanello, Corchiano-Gallese.

Il progetto prevede la realizzazione di un deposito nazionale di smaltimento di rifiuti di bassa e molto bassa attività e di un deposito temporaneo di stoccaggio di rifiuti alta e media attività, in attesa – anche loro – di smaltimento in un più adatto deposito geologico.

Tra i principali requisiti utilizzati per individuare le aree di localizzazione dei possibili siti, la stabilità geologica, geomorfologica ed idraulica dell’area, la compatibilità della realizzazione del deposito con i vincoli normativi di tutela del territorio e di conservazione del patrimonio naturale e culturale, l’isolamento del deposito da infrastrutture antropiche, l’isolamento del deposito da risorse naturali del sottosuolo e la protezione del deposito da condizioni meteorologiche estreme.

Alessio Bernabucci


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