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“Il deposito delle scorie radioattive è una necessità per l’Italia, ma è un progetto impossibile per la Tuscia”

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Viterbo – “Creare il deposito nazionale di rifiuti radioattivi nella Tuscia è una scelta impossibile”. Il presidente della provincia di Viterbo Pietro Nocchi rimarca il proprio no – e quello dell’intero territorio – alla costruzione di un sito di smaltimento di rifiuti a bassa e molto bassa attività e di un sito di temporaneo stoccaggio di rifiuti a media e alta attività. E lo fa in apertura della sessione dedicata alla regione Lazio del seminario nazionale sul deposito. 


Deposito scorie radioattive - L’intervento del presidente Pietro Nocchi al seminario nazionale

L’intervento del presidente Pietro Nocchi al seminario nazionale


“Siamo consapevoli che il sito è una necessità della nostra nazione, ma è un problema per il nostro territorio. Un territorio rurale, a vocazione agricola” sottolinea.

La Sogin, la società incaricata della gestione del nucleare, ha pubblicato lo scorso 5 gennaio la Cnai, la carta nazionale delle aree potenzialmente idonee alla realizzazione del sito, in cui figurano ben 22 aree della provincia Viterbo. Ci sono Ischia di Castro, Canino-Cellere-Ischia di Castro, due lotti a Canino, Tessennano-Tuscania, Arlena di Castro-Piansano-Tuscania, Piansano-Tuscania, Tuscania, un’altra area Canino-Montalto, Arlena di Castro-Tessennano-Tuscania, Arlena di Castro-Tuscania 1 e 2, Tarquinia-Tuscania, Soriano nel Cimino, Soriano nel Cimino-Vasanello-Vignanello, Gallese-Vignanello, Corchiano-Gallese.

“Tantissimi – spiega il presidente Nocchi -, rispetto alla totalità delle aree individuate su tutto il territorio nazionale. In più, da una nostra analisi, nessuno di loro rispetta i criteri fissati dal decreto legislativo 31 del 2010, che sta alla base dell’individuazione dei siti. La Cnapi è stata stilata sulla base di una guida tecnica del 2014 che poi è stata modificata. La Guida tecnica 29 ha stabilito criteri di localizzazione che ora non corrispondono più alla realtà, perché le normative sono cambiate. Per questo la Cnapi è obsoleta e dovrebbe essere rivista”.


Deposito scorie radioattive - L’intervento del presidente Pietro Nocchi al seminario nazionale

L’intervento del presidente Pietro Nocchi al seminario nazionale


Il nostro territorio – prosegue il presidente Nocchi -, è un territorio omogeneo, rurale. Tante le attività che si stanno sviluppando in campo agricolo, sia in chiave biologica e non. Grandi le qualità riconosciute ai nostri prodotti con numerose denominazioni. È ingiusto che ora i nostri sforzi subiscano una battuta di arresto. È ingiusto individuare le nostre aree come potenzialmente idonee senza aver prima dato ascolto al territorio e alla sua popolazione”.

E la Tuscia “urlerà sempre e in maniera unita il proprio no alla realizzazione del deposito” conclude. 


Deposito scorie radioattive - Le aree idonee nel Viterbese

Deposito scorie radioattive – Le aree idonee nel Viterbese


Secco no alla realizzazione del deposito anche dal Comitato di Corchiano e della Tuscia, rappresentato dall’avvocato Vanessa Ranieri. “A Corchiano – spiega intervenendo al seminario -, sono stati individuati quattro siti, tutti circondati da aree di interesse comunitario e sociale”. Ma non solo. “In ballo c’è anche un importante accordo con l’Europa. Da Bruxelles stanno per arrivare ingenti fondi per la salvaguardia e la tutela del territorio, che però devono rispettare alcuni criteri.  Sicurezza alimentare dei prodotti, il rispetto della Rete natura 2000. Tutto l’opposto di quello che implicherebbe la presenza di un deposito di scorie radioattive. Dall’Europa – conclude -, ci dicono di tutelare il territorio e spenderci per la sicurezza alimentare. Dall’altro vogliono riempirci di rifiuti”.

Il progetto della Sogin prevede la realizzazione di un deposito nazionale di smaltimento di rifiuti di bassa e molto bassa attività e di un deposito temporaneo di stoccaggio di rifiuti alta e media attività, in attesa – anche loro – di smaltimento in un più adatto deposito geologico.

Quattro le fasi che porteranno alla scelta delle aree e alla costruzione del deposito. Dopo la scelta delle zone potenzialmente idonee per la realizzazione del sito, la Sogin stilerà la Cnai, la carta nazionale contenente la lista delle aree idonee. Poi si passerà alla fase di intesa, che prevede accordi con le regione interessate e indagini tecniche di dettaglio dalla durata di 15 mesi. Solo allora la Sogin formalizzerà la proposta di localizzazione. L’ultimo passaggio sarà il decreto ministeriale di scelta definitiva del sito, con l’istanza per la costruzione e per l’esercizio del deposito nazionale.


Deposito scorie radioattive - Le fasi di stoccaggio

Deposito scorie radioattive – Le fasi di stoccaggio


I rifiuti avranno barriere plurime. La prima barriera condizionerà i rifiuti radioattivi con una matrice cementizia dentro dei contenitori metallici. I contenitori verranno inseriti nella seconda barriera formata da dei moduli di calcestruzzo speciale pensati per resistere 350 anni. I moduli, a loro volta, verranno inseriti in celle di cemento armato che verranno sigillate e che andrebbero a rappresentare la terza barriera. Anch’essa garantita per 350 anni. Il tutto verrà ricoperto con più strati di materiale studiato per prevenire le infiltrazioni d’acqua. Al riempimento di tutte le celle, si procede con la quarta e ultima barriera: la “copertura multistrato finale”.

“Le barriere ingegneristiche sono state pensate e hanno come principale scopo quello di isolare i rifiuti, ma donano loro anche una resistenza elevata agli eventi sismici” spiega Andrea Morgante, esperto sismologo senior della Sogin. “Per questo le strutture del deposito non sono molto vulnerabili dal punto di vista sismico” sottolinea, sgomberando il campo dai dubbi. Per individuare le zone “sono state utilizzate gli stessi criteri che oggi regolano la progettazione e la costruzione di edifici. Da una prima analisi è stata esclusa quasi la metà dell’intero territorio nazionale. Il 44%, che non corrispondeva alle caratteristiche richieste. Si tratta di aree che in passato sono state oggetto di eventi distruttivi. Il resto delle aree sono state inserite nella Cnai, ma verranno poi analizzate di nuovo e verrà rivalutata singolarmente la pericolosità sismica del sito. Solo allora, con i dati nuovi, si procederà alla progettazione”. 

Barbara Bianchi


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