Viterbo – “La parola è l’unica cosa di cui valga la pena parlare”. “Parola” e “pensiero”. Due concetti chiave dei Pirati della bellezza. Oggi il terzo appuntamento del festival ideato dal direttore di Tusciaweb Carlo Galeotti. Va in scena l’attore Alessandro Haber con il libro autobiografico Volevo essere Marlon Brando (ma soprattutto Gigi Baggini). Terme dei papi, ore 17,30, Viterbo. Un vero e proprio spettacolo, con la presentazione di due corti inediti, e uno di questi è sul lockdown. Infine il “pensiero” del festival “che – spiega Galeotti – siamo noi che lo creiamo”. Intervista il maestro Giacomo Nencioni, esperto di cinema e produzione multimediale e docente al Disucom dell’università degli studi della Tuscia.
Il direttore di Tusciaweb Carlo Galeotti
Direttore, perché festival della “parola” e del “pensiero”?
“Come dice il Vangelo di Giovanni, che è il Vangelo più filosofico di tutti, ‘all’inizio era la parola, la parola era presso Dio, la parola era Dio e attraverso la parola tutte le cose sono state create’. Giovanni per primo ti spiega la forza della parola. La filosofia antica rifletteva sui principio da cui derivava tutto. La parola era uno di questi principi. Il pensiero stesso, in realtà, è vero pensiero solamente se si trasforma in ‘logos’. Qualcosa di oggettivo in tutto il mondo. In mondo 1 di Popper. Proprio per questo la parola è l’unica cosa di cui valga la pena di parlare”.
Wittengstein dice però “ciò di cui non si può parlare, si deve tacere”…
“In realtà è una frase “tecnica” in ambito logico. Che viene citata sempre senza comprenderne il significato stretto. Wittengstein con quella frase dice che un linguaggio non può parlare della propria semantica, può parlare solo della propria sintassi. Se un linguaggio parla della propria semantica cade in paradossi. Il paradosso è una proposizione che se assumi come vera puoi dimostrare che è falsa e viceversa. Qualcosa che rende il linguaggio inconsistente. Alla fine dell’ottocento ci si accorge che i fondamenti della matematica sono contraddittori. A questo punto Hilbert lancia un programma di ricerca per l’assiomatizzazione della matematica. Tuttavia in filosofia non risolvi i problemi in maniera lineare, uno più uno uguale due, ma vai a vedere anche perché succedono certe cose. Taski, uno dei più grandi logici del novecento, ci spiega che ogni volta che un linguaggio può parlare della propria semantica, può creare paradossi. Gödel poi dimostra che il programma di ricerca di Hilbert non era realizzabile, con il teorema di incompletezza. Wittengstein dice più o meno la stessa cosa. Quindi si tratta di una questione tecnica che viene interpretata in mille modi metafisici. Popper però a Wittengstein replica che l’unica cosa interessante di cui parlare è proprio ciò di cui non si può parlare. Questo perché, secondo Popper, il linguaggio va usato fino ai limiti. Insomma, la parola è centrale. Ma lasciamo stare questa cosa troppo tecnica”.
Come si arriva dalla parola al pensiero?
“Personalmente sono convinto che pensiamo sempre linguisticamente. La coscienza stessa la interpretiamo come voce interiore. Tu pensi soltanto quando parli o pensi linguisticamente, quando articoli il linguaggio. Anche interiormente. Se non c’è linguaggio, non c’è pensiero”.
Quali sono le parole chiave del festival?
“Sono bellezza e dolore. Non a caso abbiamo scelto Frida Kahlo… ‘Pies para qué los quiero, si tengo alas pa’ volar'”.
Il “pensiero” del festival invece quale è?
“Il ‘pensiero’ del festival siamo noi che lo creiamo. Il gruppo di persone che lo crea. Lo staff che lo determina, crea poi novità in continuazione. Se mi capita di creare una cosa, c’è poi chi lo trasforma in linguaggio grafico, chi in linguaggio d’immagine. Il pensiero del festival è il frutto di una serie di persone che creano qualcosa che va oltre se stesse”.
Come cambia la parola con il giornalismo?
“Il giornalismo è tipicamente una cosa che descrive dati specifici della realtà occupandosi di informazione. Proprio per questo il linguaggio giornalistico deve essere semplice e comprensibile. Un articolo si deve poter leggere anche andando in autobus. Un bell’esempio di linguaggio giornalistico è la scrittura di don Lorenzo Milani”.
Domani, terzo appuntamento del festival Pirati della bellezza, quali sono stati i primi risultati?
“La cosa che non ci aspettavamo è la reazione della città e degli imprenditori viterbesi. Ad esempio ci sono arrivate diverse richieste di sponsorizzazioni rispetto a quelle iniziali. Alcune siamo riusciti a inserirle, altre proveremo a inserirle nell’edizione estiva del festival. Perché non possiamo andare avanti all’infinito. Ma ovviamente ringraziamo tutti”.
Come sarà l’edizione estiva?
“Cambieremo alcune cose strutturali, ma sarà simile. Penso ai luoghi e alla tempistica”.
Terme dei papi
Come si inserisce Haber nel discorso del festival? Sembra infatti una scelta diversa rispetto agli autori che lo hanno preceduto e quelli che verranno immediatamente dopo…
“Il festival si caratterizza per diversi filoni. Quello più importante è il filone economico. Poi c’è un’altra parte fatta da personaggi capaci di parola. Haber è uno di quelli. Lui stesso spiega nell’intervista che la sua presentazione sarà una performance di un attore”.
Cosa vuol dire per te essere un attore?
“Dal mio punto di vista, gli attori si suddividono in quattro categorie. Ci sono gli attori di accademia, come ad esempio Vittorio Gassman o Laurence Olivier. Poi ci sono gli attori alla John Belushi e Robin Williams che, quando recitano, stanno sempre sopra le righe. Ma hanno la caratteristica di essere sempre autentici. Poi ci sono gli attori napoletani che non vengono dall’accademia, ma non hanno nemmeno l’esigenza di essere Belushi. E’ un’altra scuola, con gli attori che nascono e vivono dentro al teatro. Penso ad esempio ai De Filippo. Eduardo, Peppino Titina. Figli di Scarpetta, teatranti fin da piccoli. E poi ai loro figli: Luca e Luigi. Una tradizione del tutto particolare. Gassman spiegava che Eduardo recitava con una serie di microgestualità. Perché non riusciva a darsi una spiegazione di quel tipo di recitazione, diciamo “naturalistico”. Figli in verità di secoli di storia. Infine c’è Carmelo Bene, che una cosa a parte. Quando lo si ascolta, si può pensare che sia un genio o un cialtrone, al tempo stesso”.
Haber in quale delle quattro categorie si inserisce?
“Haber si inserisce nel filone alla Belushi e alla Williams. Con Marlon Brando, a occhio, non ha nulla a che fare. Ma magari mi sbaglio”.
Haber ha chiesto in cambio dello spettacolo, prosciutto e vino…
“Vediamo se se lo merita…”, risponde ridendo.
In cambio però pare porti pure qualche novità?
“Sì. Haber farà un regalo al festival. Durante l’incontro, verranno presentati anche due video inediti, due corti. Uno è un pugno allo stomaco potentissimo. Uno riguarda il lockdown”.
E l’altro?
“Non ve lo dico… Chi verrà vedrà”.
Daniele Camilli
L’incontro con il maestro alla sala conferenze Terme dei Papi, Strada Bagni 12 a Viterbo. Haber presenta la sua autobiografia: Volevo essere Marlon Brando (ma soprattutto Gigi Baggini).
INGRESSO GRATUITO – 40 libri in regalo ai partecipanti all’evento grazie a Terme dei Papi
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Chi è Alessandro Haber
Alessandro Haber nasce a Bologna nel 1947 da padre romeno di origine ebraica e da madre italiana. A nove anni, dopo un’infanzia trascorsa in Israele, ritorna in Italia con la famiglia. Nel 1967 esordisce con La Cina è vicina di Marco Bellocchio. Nel corso della sua carriera nel cinema, Haber si è cimentato in ruoli drammatici e comici, lavorando con Paolo e Vittorio Taviani, Mario Monicelli, Pupi Avati, Nanni Moretti, Giovanni Veronesi, Leonardo Pieraccioni e molti altri. In teatro è stato diretto da alcuni tra i più grandi registi del Novecento: da Mario Missi- roli a Carmelo Bene, da Carlo Cecchi a Luigi Squarzina.
Ha recitato in Orgia di Pier Paolo Pasolini, Woyzeck di Georg Büchner, L’avaro di Molière, Il padre di Florian Zeller. Cinquant’anni di stagioni teatrali fino a Morte di un commesso viaggiatore di Arthur Miller. Haber ha anche scritto e cantato canzoni; il suo primo cd si intitola Haberrante e a esso ne seguono altri due: Qualcosa da dichiarare e Il sogno di un uomo. Francesco De Gregori ha scritto inoltre per lui La valigia dell’attore. Per le sue interpretazioni si è aggiudicato un David di Donatello, quattro Nastri d’Argento, il premio Idi e il premio Gassman.
I Pirati della Bellezza – Festival della Parola e del Pensiero è promosso da Piattaforma 2.0 e viene realizzato grazie a Fondazione Carivit, Ance, Unindustria, Merlani costruzioni, Cr Project service, Immobiliare Viterbo, KDS, Fratelli Aquilani, Belli srl impianti tecnologici, SegantiniAssicurazioni.it, Terme dei Papi, Vestri Telecom Group, Active Network, Confagricoltura, CNA, Confartigianato, Centroauto, Tusciaweb, Libreria Fernandez, Majakovskij comunicazione, Panta CZ. I Pirati della Bellezza – Festival della Parola e del Pensiero regala libri grazie a Terme dei Papi, Menichelli Gioielli, Todis, Paolo Pelliccia, Dm Ecologia, Sigma, CGE.
DIO È UN LIBRO…
Un Libro sospeso per la libertà e la creatività
I Pirati della Bellezza, festival della Parola e del Pensiero, regala una copia di ogni libro in presentazione a 40 partecipanti a ciascun evento. Grazie a Terme dei Papi, Menichelli 1912, Todis, Paolo Pelliccia, Dm Ecologia, Sigma, CGE
Un libro sospeso è come regalare un canestro di bellezza, intelligenza e incanto… Per la prima volta un festival di libri regala libri. I Pirati della Bellezza regala libri. Un libro è un mondo di idee, di fatti e di racconti che educa alla libertà e alla fantasia. Nella storia c’è stato chi ha bruciato libri, chi li ha messi all’indice, chi li ha disprezzati e calpestati. Noi pensiamo che i libri siano portatori, sani o malati, del virus della libertà e della creatività. Sono capaci di farci scoprire mondi, inferni, paradisi mai visti. Sono capaci di farci vivere milioni di vite che non avremmo mai vissuto. Milioni di avventure. Milioni di piaceri e dolori. Un libro è capace di narrare perfino piaceri e dolori inenarrabili. Un libro, in buona sostanza, è capace di descrivere ciò che non è descrivibile. E subito dopo ci permette di dormire sotto le rassicuranti coperte del nostro piccolo letto. Cento pagine di carta stampata sono in grado di parlarci di Dio e dell’infinito. Di massacri e resurrezioni. Senza infingimenti, senza falsi timori di inadeguatezza. E allo stesso tempo ci spiegano che “ci sono più cose in cielo e in terra di quanto ne possa sognare la nostra filosofia”. Per dirla tutta: Dio, se esiste, non può non essere un libro…
Un meraviglioso libro di luce e di tenebre, ovviamente.
Noi intanto, per non saper né leggere né scrivere, regaliamo libri. E lo facciamo nello spirito di una grande capitale della cultura europea: Napoli. Dove nei bar è tradizione lasciare un “caffè sospeso” per un prossimo avventore. Come dire un piccolo dono a uno sconosciuto che crea un legame nel segno della comune umanità e nel segno della gentilezza. Valore ormai desueto e antico.
I Pirati della Bellezza
Istruzioni per l’uso: Le aziende e le persone che vogliono sponsorizzare l’iniziativa “Un libro sospeso per la libertà e la creatività” possono scrivere un messaggio via Whatsapp a I Pirati della Bellezza al 3387796471. Verranno ricontattati.
Il festival I Pirati della Bellezza è reso possibile da aziende, associazioni e fondazioni illuminate che hanno il coraggio di costruire cultura e di volare. Perché la cultura è il futuro dell’umanità. La cultura è l’uomo! La cultura è quello che ci fa umani. E solo la cultura ci può salvare. La cultura è volare. E noi vogliamo volare…
I Pirati della Bellezza – Festival della Parola e del Pensiero è promosso da Piattaforma 2.0 e viene realizzato grazie a Fondazione Carivit, Ance, Unindustria, Merlani costruzioni, Cr Project service, Immobiliare Viterbo, KDS, Fratelli Aquilani, Belli srl impianti tecnologici, SegantiniAssicurazioni.it, Terme dei Papi, Vestri Telecom Group, Active Network, Confagricoltura, CNA, Confartigianato, Centroauto, Audiotime, Il Gargolo, Tusciaweb, Libreria Fernandez, Majakovskij comunicazione, Panta CZ.