Viterbo – Omicidio di Norveo Fedeli, uscite le motivazioni della sentenza con cui lo scorso 16 settembre la corte d’appello di Roma ha confermato la condanna a 25 anni e mezzo di carcere dell’assassino Michael Aaron Pang.
Il difensore della famiglia: “Respinte con vigore le argomentazioni difensive sotto ogni profilo”. E ancora: “Se il pm avesse impugnato la sentenza di primo grado, ci saremmo trovati a commentare una condanna ancora più gravosa”. A presentare ricorso è stata la difesa di Pang, ma non la procura.
Pang è il 24enne grafico americano d’origine sudcoreana venuto in Italia tre mesi prima del delitto dal Kansas, per amore di un’affittacamere tedesca di 47 anni, titolare di un b&b sul lago di Bolsena, entrando in società con un kebabbaro cinquantenne d’origine pakistana del capoluogo.
Era l’ora di pranzo del 3 maggio 2019 quando Pang, entrato per la terza volta in pochi giorni nel negozio d’abbigliamento di via San Luca, non riuscendo a pagare circa 600 euro di vestiario con la carta, si avventò sulla vittima, massacrando il commerciante 74enne con 17 colpi di sgabello sferrati sulla testa, per poi darsi alla fuga sotto gli occhi delle telecamere delle viuzze del quartiere di San Faustino con una manciata di vestiti in una busta e una scarpa insanguinata coperta con una busta di plastica, facendo ritorno in pullman a Capodimonte dove è stato arrestato dai carabinieri il giorno successivo. Da allora è recluso nel carcere viterbese di Mammagialla.
Il processo di primo grado davanti alla corte d’assise del tribunale di Viterbo si è concluso il 14 dicembre 2020. Alla vedova e agli altri quattro familiari della vittima, figli e nipoti, che si sono costituiti parte civile con l’avvocato Fausto Barili, sono stati riconosciuti mezzo milione di euro di provvisionali.
Omicidio in via San Luca – Michael Aaron Pang e Norveo Fedeli
“E’ una sentenza che, nel confermare integralmente la sostanza dell’impianto motivazionale della corte d’assise territoriale, respinge con forza e con vigore le argomentazioni difensive sotto ogni profilo – commenta il difensore di parte civile Barili – prima di tutto e sopra a tutto con riguardo alla prospettazione, ormai definitivamente demolita, di una aggressione da parte del Fedeli e di una conseguente reazione di Pang “.
“Anche la corte d’assise d’appello di Roma – prosegue il legale dei familiari della vittima – ha ritenuto tale ricostruzione completamente disancorata dalle emergenze processuali”.
“In definitiva – sottolinea Barili in conclusione – la corte esprime un giudizio da cui si percepisce a chiare note che verosimilmente, se il pubblico ministero avesse impugnato la sentenza di primo grado, ci saremmo trovati a commentare una condanna ancora più gravosa, perché è una sentenza estremamente pesante su tutti i temi del processo sui quali sostiene evidentemente le argomentazioni della corte di assise di Viterbom senza lasciare alcun dubbio rispetto ai temi che sono stati affrontati nel giudizio di primo grado e che sono stati ripercorsi in appello dalla difesa”.
L’avvocato di parte civile Fausto Barili coi familiari di Norveo dopo una delle udienze del processo di primo grado
In primo grado l’accusa aveva chiesto l’ergastolo
Il 2 novembre di un anno fa, il pubblico ministero Eliana Dolce aveva chiesto che l’omicida, difeso dagli avvocati Remigio Sicilia e Giampiero Crescenzi, venisse condannato alla pena dell’ergastolo. La pm, ricostruendo il feroce delitto, aveva chiesto anche la pena accessoria di tre mesi di isolamento diurno, senza concedere alcuna attenuante e con la doppia aggravante di avere ucciso per rapina e con crudeltà la vittima.
Tra i primi ad accorrere sulla scena del crimine, il magistrato ha spiegato come entrando nel negozio per il sopralluogo abbia visto coi suoi occhi la scia di sangue lunga 5-6 metri che da davanti al bancone conduceva al retrobottega dove il cadavere, trascinato dal suo assassino prima della fuga, è stato trovato riverso a terra, faccia in giù, in una pozza di sangue.
“Massacrato con 17 sgabellate sulla testa”
“C’erano schizzi di sangue ovunque”, ha proseguito la pm, parlando di “condotta efferata e sprezzante”, di un omicidio con tutte le aggravanti, commesso in pieno centro in pieno giorno, ai danni di una vittima fragile come può esserlo un ultrasettantenne.
“Nessuna traccia di colluttazione. Fedeli, colpito prima da un pugno in piena faccia che gli ha fracassato il naso e reso il viso una maschera di sangue, è stato poi massacrato con 17 sgabellate concentrate tutte sulla testa”, ha detto.
“La prima sgabellata, sferrata frontalmente con la parte della seduta, con talmente tanta violenza che si è rotta ed è volta via, gli ha sfondato il capo, provocandogli un’emorragia al cervello. Le altre, sferrate con quel che restava dello sgabello, trovato con le gambe piegate, lo hanno raggiunto dietro mentre era già stramazzato sul pavimento, completamente inerme, forse già incosciente”, ha proseguito, ripercorrendo la dinamica del delitto, alla luce degli esiti degli esami della scientifica e dell’autopsia condotta per la procura dal medico legale Mariarosaria Aromatario.
“L’ultimo sfregio, sul capo l’impronta di una scarpa”
“Infine l’ultimo sfregio – ha ricordato più volte la pm – quando Pang ha calpestato con i piedi la testa di Norveo Fedeli, con una violenza tale da lasciargli l’impronta della suola della scarpa, mentre il poveretto era faccia a terra, con le mani completamente imbrattate di sangue”.
“Un’azione efferata dall’inizio alla fine”, ha ribadito il sostituto procuratore Dolce, spiegando il perché dell’aggravante della crudeltà, contestata a metà processo dopo avere sentito i tanti testimoni “tecnici” dell’accusa.
E ancora: “Nessun dubbio sull’intento omicidiario di Pang. Anche se fosse stato aggredito, avrebbe avuto tutto il tempo di allontanarsi e di fermarsi. Invece, dopo avergli dato un pugno e avergli sferrato una prima sgabellata alla fronte, gliene ha date almeno un’altra ventina, se si considera che sono 17 quelle che hanno fracassato la testa di Fedeli. Più altre che non sono andate ‘a buon fine’. ‘Finché non si è pià mosso’, come ha ammesso lo stesso Pang”.
Senza alcuna attenuante: “Dobbiamo pensare alla vittima che, mentre era a terra inerme, in una pozza di sangue, si è vista calpestare il capo da Pang”, ha concluso, chiedendo l’ergastolo con tre mesi di isolamento diurno.
Silvana Cortignani