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Paolo Crepet: “Il raptus non esiste, esiste solo la violenza”

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Vetralla - Bimbo ucciso - Nel riquadro in basso Paolo Crepet

Vetralla – Bimbo ucciso – Nel riquadro in basso Paolo Crepet


Vetralla -“Il raptus non esiste, esiste solo la violenza. Perché l’uomo è fatto in tanti modi e tra questi, l’uomo è anche maledetto”. Per lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet non esiste alcuna ragione che spinga una persona ad ucciderne un’altra se non la violenza. Non esiste alcuna molla che scatta nella mente di un padre che decide di armarsi di coltello e strappare alla vita il proprio figlio. Non esiste il lo scatto d’ira.

“Esiste solo la violenza” precisa. Ed è questo ciò che si celerebbe, secondo l’esperto, dietro alla tragedia che si è consumata a Vetralla martedì scorso, quando il piccolo Matias è stato ucciso con un unico fendente alla gola a 10 anni. Per quella morte, ora, il padre Mirko Tonkow, è in stato di arresto, accusato di omicidio.

Gli uomini e le donne – ci tiene a sottolineare Crepet -, uccidono, maltrattano e usano violenza. Pensare il contrario è una visione buonista a cui non mi sono mai iscritto. Così come non ho mai creduto nell’esistenza del raptus. Perché non credo che una persona possa avere un angelo custode al fianco e poi un’ora dopo ammazzare qualcuno. A chi lo vogliamo raccontare?”.


Paolo Crepet

Paolo Crepet


Stando a quanto ricostruito finora dagli inquirenti, il piccolo Matias, dopo l’uscita da scuola sarebbe stato accompagnato a casa dallo zio. Lì poco dopo sarebbe stato ucciso con una coltellata. Per la procura, dal padre, un operaio 44enne di origini polacche, ritrovato a sua volta privo di sensi in un altro locale della casa. “Quello è un uomo violento – prosegue Crepet -. Ma il vero problema è che noi la violenza la tolleriamo”.

E che avesse un divieto di avvicinamento alla compagna da ormai due mesi, non farebbe altro che rafforzare la visione dello psichiatra. “Il provvedimento che grava sull’uomo è un ulteriore conferma di quello che sto dicendo. Il raptus non esiste, esistono al contrario la violenza continuata e i maltrattamenti. A cui spesso le donne, anche se non tutte, neppure reagiscono” spiega Crepet. 

“Va comunque detto che a volte non sono aiutate. Se vanno in questura capita che qualcuno faccia sorrisini a mezza bocca o dica loro che sono isteriche. La realtà – chiarisce lo psichiatra -, è che la violenza, e la violenza domestica nel caso di specie, è una cosa accettatissima. Fa parte della nostra Costituzione, quasi”. E non solo nei confronti delle donne e degli uomini, ma anche dei più piccoli. Come nel caso di Matias.


Matias Tomkow con il padre Mirko

Matias Tomkow con il padre Mirko 


“La violenza è la violenza – prosegue -. Si ammazzano le donne, gli uomini. Così come si ammazzano i bambini. Quanti ne sono stati uccisi? Di Matias parliamo perché è morto. Ma se fosse stato massacrato non staremmo qui a parlarne. sarebbe stato trasferito in ospedale, se la sarebbe cavata con 45 giorni di prognosi. Episodi del genere accadono ogni giorno. E con la pandemia la situazione non è di certo migliorata. Perché se ci mettiamo tutti in casa, non regnano pace e serenità. Ci sono litigi. Ci sono alterchi. Quando va bene…. Perché chi l’ha detto che la famiglia è fondata sull’amore e sul rispetto? Chi può affermare una cosa del genere? Il papa. Ma io non faccio omelie, vedo semplicemente la realtà”.

Barbara Bianchi


Presunzione di innocenza
Per indagato si intende semplicemente una persona nei confronti della quale vengono svolte indagini preliminari in un procedimento penale.

Nel sistema penale italiano vige la presunzione di innocenza fino alla sentenza definitiva. Presunzione di innocenza che si basa sull’articolo 27 della costituzione italiana secondo il quale una persona “non è considerata colpevole sino alla condanna definitiva”.


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