Raffaele Sollecito
Viterbo – È stato in carcere per quattro anni, accusato di aver avuto un ruolo nell’omicidio di Meredith Kercher. Poi è stato assolto definitivamente per non aver commesso il fatto. Oggi è un ingegnere informatico. Raffaele Sollecito, intervistato da Tusciaweb, torna ad affrontare il delitto di Perugia dopo il ritorno in libertà per fine pena di Rudy Guede, l’unico condannato per la morte della studentessa inglese.
Riferendosi a Guede ha detto: “Ho rischiato di essere condannato per una cosa che non ho fatto anche grazie alle sue bugie”. Lo ha perdonato o lo perdonerà mai?
“Per poter passare a una fase successiva, dovrebbe prima di tutto pentirsi. Guede non si è mai pentito. Le cose sono andate come sono andate, ma se avessimo fatto un processo unico, se avesse parlato quando è stato chiamato a rispondere, e non in televisione, se si fosse comportato nelle sedi opportune in maniera più seria e congrua, mi sarei evitato diversi problemi che ho avuto nella mia vita. Le indagini sono state condotte male e questo ha peggiorato le cose. La colpa è innanzitutto degli inquirenti che hanno fatto male le indagini, poi c’è la sua componente (si riferisce a Guede, ndr). E non è da poco, perché lui da solo poteva mettere ordine e fare pulizia in tutta questa storia”.
È disposto a perdonare?
“Sono aperto a tutto. Il problema è che da parte di queste persone, ossia inquirenti, Guede e tutto l’ambiente, c’è stata una totale indifferenza. Anzi, hanno continuato a ‘calpestarmi'”.
Con il fine pena di Guede verrà messo un punto anche al risvolto mediatico del delitto?
“Non credo più di tanto. Le persone continueranno a essere molto divise. Gli inquirenti, pure pubblici ministeri, parlano ancora a sproposito tirando fuori teorie molto fantasiose. C’è una sorta di narrazione che mi sembra sia diventata abbastanza una soap opera che deve avere un suo seguito. Di certo non per mia volontà”.
Tutto questo cosa ha comportato, sta comportando e potrebbe comportare per la sua vita?
“Sono felice, strafelice di potermi non ‘interessare’ più di tanto a tutto questo. Mi sono costruito una vita totalmente a parte: sono un ingegnere informatico in carriera. Vivo in un mondo totalmente a parte, che ho costruito grazie al mio impegno e alla mia volontà. Per l’aspetto mediatico cosa poteri fare?! Non lo so. Fino a oggi non ho trovato una soluzione, ma se domani dovessi avere un’idea di come poter risolvere definitivamente la questione percorrerei quella strada”.
Una “nuova” vita… Chi l’ha aiutata?
“La mia famiglia. Punto. E la mia volontà. La mia volontà più di tutto, ma anche gli affetti hanno avuto il loro ruolo. Poi basta. Le istituzioni non ne parliamo, zero proprio. Quindi non posso essere grato al mio paese, per niente. Ce l’ho fatta grazie al mio sogno: fare l’ingegnere informatico. Ci sto riuscendo e di questo sono felice”.
È sereno?
“Lo sono sempre stato. All’inizio ho avuto molte difficoltà perché questa storia mi ha influenzato anche nel mondo informatico che ancora non mi conosceva. L’ambiente oggi mi conosce di più. Mi conosce professionalmente e questa storia è totalmente ininfluente. Di questo sono estremamente grato a me stesso”.
Ora che Guede è tornato libero se dovesse incontrarlo come pensa reagirebbe?
“Non lo so, ma sinceramente non credo che abbia reazioni. Come lui mi ha ignorato, e accusato, così lo ignorerò io. Punto. Non ho nulla da dirgli”.
Se è ancora in contatto con Amanda Knox, l’ha sentita per commentare la notizia del fine pena di Guede?
“(Dieci secondi di silenzio, ndr) La sento ogni tanto, sporadicamente. Non abbiamo un rapporto stretto. Su questo tema non ci siamo sentiti, ma non penso che abbia senso. Non c’è niente che ci faccia tribolare riguardo la libertà di Guede. C’è solo tanta amarezza per tutta la vicenda”.
Raffaele Strocchia
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