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Dopo 3 anni e mezzo cade l’amministrazione Arena

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Viterbo – Dopo tre anni e mezzo cade l’amministrazione Giovanni Arena.

Il sindaco si è dimesso e prima di farlo ha revocato le deleghe a tutti i suoi assessori.

Una decisione sofferta, dopo che i maggiori azionisti della sua coalizione, Fratelli d’Italia, Lega e Fondazione si sono dati appuntamento dal notaio per giovedì. Dimissioni di massa che ha fatto seguito allo strappo delle elezioni provinciali, con la partecipazione della minoranza, viceversa non avrebbero i numeri.


Viterbo - Giovanni Arena

Giovanni Arena


Sono quindici quelli del centrodestra pronti a lasciare, tutti tranne Paola Bugiotti (Lega) e ovviamente Forza Italia.

Un’altra decina sono quelli certi dalla minoranza. Così si dice, in ogni caso pare che l’atto il notaio lo stia predisponendo per 19 consiglieri. Ne bastano 17.

Ieri, dopo essersi consultato e avere riflettuto attentamente, la decisione. Arena lascia. L’annuncio attorno alle 17,20.

Del resto, commissioni saltate e consiglio disertato sono stati un messaggio inequivocabile di una rottura insanabile con due terzi di chi fino a poco tempo fa, più o meno convintamente l’ha sostenuto.

Il primo cittadino si è dimesso, scattano così i fatidici venti giorni in cui ha tempo di ripensarci e lo farà in solitaria, senza la sua giunta. Ma potrebbe passare molto meno tempo.

I suoi ex alleati hanno fatto sapere che dimissioni o no, poco cambia. Comunque giovedì sera andranno dal notaio e una volta che la metà più uno avrà rassegnato le dimissioni da consigliere, l’amministrazione cadrà automaticamente.

Un Natale amaro per Giovanni Arena. Non mangerà il panettone da sindaco. Ieri mattina ha ammesso che pur aspettandosi una reazione alla scelta di Forza Italia, suo partito, di correre alle provinciali col Pd e contro il resto del centrodestra, non immaginava che sarebbe stata di queste proporzioni.

Così l’ultimo atto prima di dimettersi ieri è stata la conferenza di presentazione per il nuovo museo sotto i portici di palazzo dei Priori. Che oggi potrà inaugurare comunque ancora da sindaco, ma senza assessori.

Dalla Lega e Fratelli d’Italia chiusa ogni possibilità di recupero. Lo strappo a palazzo Gentili non è piaciuto. Considerato l’ennesimo e ultimo di un’amministrazione troppo di colore azzurro. “Cosa si aspettavano di diverso?”, si domanda stupito un consigliere tra quelli pronti a firmare.

Il voto di via Saffi ha riacceso le fiamme di un malcontento che negli anni non si è mai sopito. Con un doppio effetto. La caduta del comune e l’addio dei consiglieri provinciali del capoluogo appena eletti. Non essendo più amministratori, escono di scena a palazzo Gentili, Stefano Caporossi (Lega), Giulio Marini (Forza Italia), Gianluca Grancini (Fratelli d’Italia) e Lina Delle Monache (Pd). Sempre che chi lo ha annunciato si dimetta giovedì o che in alternativa trascorrano senza esito i venti giorni di tempo che la legge concede ad Arena.

A oltre metà del suo mandato, il percorso di Arena si ferma. Uno scenario che fino all’ultimo il diretto interessato ha provato in tutti i modi di evitare.

Giuseppe Ferlicca 


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