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Il comune è commissariato? Meno danni…

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Renzo Trappolini

Renzo Trappolini

Viterbo – Arriva il commissario al comune di Viterbo. La procedura cambia, ma la sostanza è la stessa. Ieri, nella prima repubblica, bastava non riuscire ad approvare un bilancio, oggi o ci pensa il sindaco, dimettendosi (ma per davvero) o, in falange armata di penna davanti al notaio, la maggioranza dei consiglieri firma la dichiarazione del fallimento collegiale e individuale.

Niente di eccezionale, se non l’autocertificazione di incapacità, consapevole o meno, di chi era stato eletto per governare e non ce l’ha fatta; nessun problema, perché chi deve subito interviene e sostituisce. E’ successo al governo nazionale, dove il capo dello stato ha chiamato uno che di mestiere non fa il politico dopo che i partiti, professionisti della politica, avevano manifestamente rinunciato a fatti e parole. Accade a Viterbo, dove il ministero dell’Interno nomina un funzionario il quale avrà da solo i poteri che i cittadini affidano a decine di consiglieri, assessori e al sindaco perché tutto riprenda, sperabilmente, con più celerità, imparzialità ed efficienza.

Gli ex autosciolti si accorgono, intanto e man mano, di quanto non hanno indovinato e quanto scomodo diventi per loro salir le scale del palazzo anche solo per un certificato. Lì dove taluni pensano di poter continuare a risiedere quasi per diritto di usucapione delle antiche stanze così a lungo trafficate.

Dal sindaco in giù (dato che di Cincinnati in giro non c’è abbondanza) assicurano, a seggio ancora caldo, che resteranno sul pezzo e già cominciano ad intenerire col racconto di straziate partecipazioni giunte alla loro piccola posta ormai domestica. Promessa? Minaccia?

Si sa, per molti politici è d’abitudine ignorare quel che di sé stessi non è andato o non va e convincersi di essere nel giusto nello zelo di convincere gli altri. Lo notava Churchill quando, confrontando guerra e politica, diceva: ”in guerra puoi essere ucciso una volta sola, in politica molte volte” e poi, da che mondo è mondo, quindi anche da noi, le passioni private si logorano ed esauriscono, meno quelle politiche.

Allora, aspettando e augurandoci che il commissario sia bravo, ci sappia fare e soprattutto operi nella consapevolezza democratica oltreché giuridica di essere lui il consiglio comunale e la giunta (cioè e comunque espressione diretta della città), non vale allarmarsi e condolere con i fuoriusciti del palazzo.

Da ragazzo, quando mi allarmai perché si parlava di scioglimento anticipato del parlamento, il mio antico maestro e viterbese meritevole, senatore Onio Della Porta, mi rassicurò con un saggio: “Meno danni!” e aveva ragione. Infatti, se erano stati gli stessi parlamentari “sciolti” ad aver meritato la mano della legge che li accompagnava fuori del palazzo per non aver saputo fare quello per cui erano stati eletti, perché costringerli a restare a male amministrare e, quindi, a far danni?

Renzo Trappolini


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