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Coppia di imprenditori nella morsa degli strozzini dopo il lockdown, al via il processo

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Viterbo - La conferenza stampa in procura

La conferenza stampa in procura dopo i cinque arresti del 26 aprile 2020


Viterbo – Coppia di imprenditori vittime di usura dopo il lockdown della primavera 2020, al via il processo a quattro dei sette presunti componenti della banda di strozzini che avrebbero minacciato il marito di far finire sulla sedia a rotelle la figlia e di far violentare la moglie se non avessero pagato. Entrerà nel, vivo fra sei mesi, a inizio estate, quando saranno sentiti i primi testimoni dell’accusa.

Tra le intercettazioni ambientali di cui l’accusa ha chiesto la trascrizione, ci sono quelle captate all’interno di un laboratorio artigianale del capoluogo e a bordo di una Smart, che inchioderebbero gli imputati. Ottengono i domiciliari sotto lo stesso tetto alla vigilia delle feste il 43enne e la 42enne, la coppia di imputati “separati” da otto mesi in seguito all’arresto da parte dei carabinieri.

Nel corso dell’udienza si sono costituiti parte civile le vittime. Il marito ristoratore è difeso dall’avvocato Giovanni Labate. La moglie, titolare di una pescheria, è assistita dal collega Enrico Valentini.

Il pubblico ministero ha chiesto la trascrizione delle intercettazioni ritenute utili, allegate alla richiesta di giudizio immediato, producendo i decreti autorizzativi. Il perito sarà nominato alla prima udienza testi, fissata per il 29 giugno. 


Giovanni Labate e Enrico Valentini

Gli avvocati di parte civile Giovanni Labate e Enrico Valentini


In cinque sono stati arrestati la primavera scorsa. Il quinto, un 51enne, fratello di uno degli attuali imputati, dopo l’accoglimento della richiesta di giudizio immediato, lo scorso 9 dicembre ha patteggiato una condanna a un anno e otto mesi per tentata estorsione. Gli altri due sono indagati a piede libero nell’ambito della stessa inchiesta coordinata dal pm Michele Adragna per la procura della repubblica di Viterbo.

Davanti al collegio per estorsione e usura sono comparsi un 28enne d’origine albanese residente a Terni, un 48enne di Castel Giorgio e la coppia composta da un 43enne e una 42enne – entrambi presenti in aula – che avrebbe prestato i soldi al ristoratore viterbese e alla moglie titolare di una pescheria, in crisi di liquidità in seguito alle restrizioni legate alla prima emergenza Covid. Arrestati tutti lo scorso 26 aprile, sono tuttora ristretti ai domiciliari col braccialetto.

Si richiesta della difesa, la coppia di imputati ha ottenuto ieri di poter convivere sotto lo stesso tetto, a casa della donna. 

Il 43enne, in particolare, è fratello del 51enne che ha patteggiato la settimana scorsa davanti al gip un anno e otto mesi con lo sconto di un terzo della pena. Uno dei due indagati a piede libero, invece, è un loro parente. Di Soriano nel Cimino, nel 2012 il 43enne e il 51enne furono entrambi arrestati nell’ambito dell’operazione Drago, una delle più vaste mai messe a segno nella Tuscia, sfociata in quaranta misure di custodia cautelare per reati vari, dallo spaccio ai furti, estorsione e usura.

Ammesse le prove, il collegio ha rinviato al prossimo 29 giugno per sentire i primi tre testimoni dell’accusa, fissando durante l’estate ulteriori tre udienze del processo, il 6 e 13 luglio e il 14 settembre. Solo la procura ha presentato una lista di una ventina di testimoni.

Silvana Cortignani


– Coppia di imprenditori vittime degli strozzini, patteggia un anno e 8 mesi uno dei banditi


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