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“Il 30% del personale scolastico non è vaccinato, ma non sono tutti no-vax…”

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Viterbo – Il 30 per cento del personale scolastico nel Viterbese non è vaccinato. A rilevare il dato è Silvia Somigli, segretaria generale della Uil, che ci tiene però a una precisazione. “Dentro questa cifra non ci sono solo no-vax, ma anche docenti e personale Ata che non possono vaccinarsi per problemi di salute“, spiega.


Viterbo - Silvia Somigli della Uil scuola

Viterbo – Silvia Somigli della Uil scuola


“In questo 30% di dipendenti non vaccinati – sottolinea -, ritroviamo chi ha una posizione chiara e precisa no-vax e coloro che, per problemi di salute, non possono sottoporsi all’immunizzazione. Per loro la situazione è particolarmente complessa. Come Uil siamo riusciti in più occasioni a far avere delle esenzioni, dei certificati che attestino l’impossibilità a vaccinarsi. Ma molto spesso il problema si presenta all’ingresso della scuola, quando il dirigente, per salvaguardare la popolazione scolastica, è costretto a destinarli ad altri compiti, che, accade, mortificano la categoria e rendono disagevole una situazione già abbastanza complessa” sottolinea Somigli. 

L’obbligo vaccinale per docenti e personale Ata è scattato lo scorso 15 dicembre. Quando il governo ha stabilito che per accedere nelle scuole, i dipendenti siano in possesso del Green Pass rafforzato, che si ottiene con la vaccinazione o con la guarigione dal Covid. In caso di documentazione mancante, il personale ha 5 giorni di tempo per consegnarla, durante i quali può continuare a lavorare presentando il proprio Green Pass base e dunque sottoponendosi a tampone ogni 72 ore in caso di molecolare o 48 ore in caso di antigienico. Chi non presenta alcuna documentazione viene sospeso immediatamente dal lavoro con diritto alla conservazione del posto di lavoro. Per il periodo di sospensione, non sono dovuti retribuzione né altro compenso o emolumento.

“Chi non può vaccinarsi, per accertato pericolo per la salute, è esentato dall’obbligo – spiega la Somigli -. Può presentare una certificazione, che però, molto spesso è difficile da ottenere. Come Uil in passato siamo riusciti a risolvere l’impasse, ma il nodo non è certo sciolto”. Resta il problema, prosegue, “dell’utilizzo dei non vaccinati per motivi sanitari, all’interno della comunità scolastica”.

“I dirigenti sono costretti ad adibirli ad altre mansioni, che possano tenerli lontani dalle classe e dagli assembramenti. Mansioni e ruoli che garantiscano un maggiore isolamento e un maggiore distanziamento” ma che spesso “mortificano la categoria”.


Coronavirus - La sanificazione di una scuola

Coronavirus – La sanificazione di una scuola


Accanto a chi non può vaccinarsi, c’è poi chi non vuole. “Oltre a chi non può, c’è anche chi non vuole – specifica Somigli -. Persone che hanno posizioni culturalmente distanti dall’obbligo vaccinale. Posizioni personali che non sono sovrapponibili a quelle del legislatore. Anche loro rappresentano un vero e proprio problema perché la normativa restringe moltissimo la fattispecie di chi può essere esentato dal vaccino”. Anche se, negli ultimi giorni, è arrivato un piccolo allentamento.

La stretta del governo datata 15 dicembre prevedeva, infatti, l’obbligo del Super Green pass anche per chi si trovava in malattia, in congedo parentale o usufruisse della 104 per assistere parenti o famigliari. Fuori quindi dalle mura scolastiche. Nella giornata di lunedì è arrivata poi una precisazione. “Le procedure di verifica dell’avvenuta vaccinazione potranno non essere avviate soltanto nei confronti di coloro che non svolgono la propria prestazione di lavoro presso le istituzioni scolastiche perché prestano servizio presso altra amministrazione o ente, oppure perché fruiscono di aspettative o congedi che comportano l’astensione pieno e continuativa dalle attività lavorative a scuola, oppure perché versano nelle condizioni di infermità, previste dalla normativa vigente e certificate dalle competenti autorità sanitarie, che determinano l’inidoneità temporanea o permanente al lavoro” si legge nella nota del ministero a firma del capo dipartimento Stefano Visari.

“Questa precisazione ha ‘ammorbidito’ la situazione – commenta ancora la Somigli -, e consente a chi sta in malattia o in 104 e dunque fuori dalla scuola, di allungare un pochino i tempi della vaccinazione”. 

Poi una riflessione sull’obbligo della vaccinazione contro il Covid-19. “L’obbligo vaccinale – sottolinea Somigli -, ha certamente le sue ragioni. Mettere però gli operatori della scuola all’angolo comporta una difficoltà nell’esercizio delle proprie funzioni. Comporta l’indebolimento di una categoria che dovrebbe essere portante. Per questo, prima di ogni altra cosa, credo che bisognerebbe accompagnare gli operatori della scuola dentro un processo di cambiamento culturale. E quindi sanitario“.

“In questo momento storico – prosegue -, siamo chiamati più che mai a sostenere i lavoratori della scuola, che sono disorientati e indeboliti. Ed è ciò che non possiamo permetterci, specialmente ora. Quando la categoria deve essere forte, come lo è stata negli ultimi due anni con la dad, che ha sostenuto il diritto all’apprendimento delle famiglie italiane”. 

L’assenza di docenti e personale Ata per ragioni legate al Super Green pass ha comportato nelle ultime settimane anche il problema delle cattedre vuote da riempire. “Ci sono contratti Covid, ci sono supplenti che vengono chiamati per sostituire i docenti non in regola con la vaccinazione. Si tratta di contratti a termine che si risolvono nel momento in cui cessa la sospensione del titolare della cattedra. Questo genera una condizione di ulteriore precariato” denuncia Somigli. 

Il precariato è una dimensione che dovremo cercare di abbattere, ma che paradossalmente con questa situazione viene acuita. Nella scuola ora ci sono supplenti Covid con contratti giustificati con lo stato di emergenza – spiega -. Per i docenti, con il prolungamento dello stato di emergenza, c’è stata la proroga fino a giugno, per il personale Ata invece così non è stato. Dal 7 gennaio chi igienizza e apre in turni doppi le scuole?” si domanda.

“Non si può accettare che gli stessi operatori della scuola siano divisi in due spicchi. Docenti e Ata. Il diritto al lavoro deve essere dato a tutti coloro che hanno garantito la funzionalità delle scuole in un momento così complesso. Il personale Ata non è fanalino di coda – ci tiene a precisare -, ma è chi garantisce la scuola dei nostri figli tutti i giorni. Non ci deve essere una discriminazione”. 

“Attualmente nello scenario complesso della scuola viterbese il 30 per cento dei docenti e del personale Ata non sono vaccinati. Numero che si sta ampliando, perché questa mattina (ieri, ndr) ci sono giunte ulteriori segnalazioni. Segno evidente che nelle scuole persistono difficoltà e incertezza”conclude Somigli, sottolineando come i numeri siano equamente distribuiti tra Viterbo città e resto della provincia. “Assistiamo a docenti non vaccinati sia nel capoluogo sia in realtà più piccole come, ad esempio, i comuni di Soriano e Civita Castellana”. 

Barbara Bianchi


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