Enzo Colasuonno
Viterbo – (sil.co.) – Grande commozione ieri alla basilica della Quercia dove don Emanuele Germani ha celebrato accanto a don Massimiliano Balzi i funerali di Enzo Colasuonno, il vigilante del tribunale scomparso il 3 dicembre a causa di un inaspettato malore, la mattina dopo essere stato dimesso dal pronto soccorso dell’ospedale di Belcolle dove era rimasto per 36 ore in osservazione in seguito a un malessere diagnosticato come gastrite.
Accanto alla famiglia, anche la ex presidente del tribunale Maria Rosaria Covelli, il personale del palazzo di giustizia, carabinieri, poliziotti e polizia penitenziaria. Fuori e accanto ad Enzo, il picchetto d’onore dei vigilantes. “Enzo – ha detto la presidente Covelli – era un’istituzione”.
Ha ricordato Enzino, morto a soli 55 anni, il figlio non ancora trentenne Francesco, che da qualche tempo stava già seguendo nel lavoro le orme del padre. “Andavamo spesso a pesca, a funghi insieme. Parlavamo molto, lo abbracciavo spesso, gli stavo vicino, gli dicevo quanto gli volevo bene. Mio padre – ha proseguito – aiutava sempre tutti. Voleva bene a tutti. È stato questo il senso più profondo della sua vita e il suo insegnamento”.
Dolore e commozione ai funerali di Enzo Colasuonno
Il ricordo della presidente Maria Rosaria Covelli
Dolori che si incrociano. Sabato 27 novembre a Roma c’era anche Enzino, ai funerali del marito della presidente Covelli, il giurista e docente universitario Beniamino Caravita di Toritto, scomparso a 67 anni in seguito a una malattia. Ieri Maria Rosaria Covelli ha voluto essere presente a Viterbo, vicino alla vedova e al figlio di Enzo Colasuonno, per porgere con loro il suo ultimo saluto alla guardia giurata scomparsa improvvisamente pochi giorni dopo suo marito.
“Enzo era un’istituzione – ha ricordato Covelli nella chiesa gremita di folla – un segno distintivo del palazzo di giustizia di Viterbo, offrendo la prima e fondamentale immagine del tribunale. Accoglienza, sicurezza, competenza e profonda umanità. Queste erano soltanto alcune delle sue principali qualità. Enzo dedicava alle persone un’attenzione particolare. Dava sempre un sorriso e una battuta personalizzata con la capacità di cogliere l’individualità di ognuno. Era una presenza tangibile per la prorompente personalità, la simpatia, la voce. La sua assenza sarà percepita con grande tristezza ogni mattina. Ma ci lascia anche un grande patrimonio umano da tenere sempre ad esempio”. “Enzo – ha concluso infine Covelli – era un uomo autentico e generoso. Una persona che ha saputo coniugare umanità e professionalità, lasciando un segno profondo in ognuno di noi”.
I funerali di Enzo Colasuonno
Lo ricordano in un messaggio i magistrati e il personale amministrativo degli uffiici giudiziari di Viterbo.
“La mattina di venerdì scorso siamo stati raggiunti da una notizia che ci è parsa da subito incredibile. Enzo Colasuonno ci aveva lasciati a causa di un malore tanto spietato quanto improvviso. All’iniziale andirivieni di persone che chiedevano informazioni al personale della vigilanza è poi subentrata un’atmosfera surreale, segnata da sbigottimento misto a dolore. Sensazioni protrattesi anche nei giorni successivi ed acuite dall’osservazione di una percepibile e dolorosa assenza per quanti continuavano a gettare lo sguardo all’interno del gabbiotto dove Enzo, nei lunghi anni di servizio prestato presso il palazzo di giustizia di Viterbo, svolgeva il suo lavoro, peraltro declinandolo in una forma originale, fortemente connaturata al personaggio che era. Enzo è stato con noi praticamente sin dall’inizio”, ricordano.
“Dal momento dell’accorpamento presso il polo giudiziario del Riello di uffici dapprima disseminati per tutta la città – viene sottolineato – Enzo non è stato soltanto semplice esecutore delle direttive che gli venivano impartite, ma ha costantemente fornito un contributo attivo all’elaborazione di quelle direttive, volte a disegnare un piano efficace per la sicurezza degli accessi al palazzo, mettendo a disposizione della dirigenza degli uffici un patrimonio di esperienza e capacità professionali non facilmente rinvenibili altrove. Oltre che ispiratore di quel disegno organizzativo, ne è stato poi un esecutore creativo, combinando il rigore professionale all’insegna del quale prestava il suo lavoro quotidiano con quella ventata di gaiezza e buonumore della quale erano pervase le tante battute che in ogni singola giornata era solito indirizzare in primo luogo ai frequentatori abituali del palazzo“.
“Possiamo concludere senza tema di smentita che Enzo, nel corso della sua vita professionale, è riuscito a raggiungere il miglior punto di equilibrio possibile fra serietà nella gestione del delicato incarico affidatogli e leggerezza nella capacità di interpretazione dello stesso, sull’altrettanto cruciale piano delle relazioni con colleghi ed utenti. Ritornando all’atmosfera di quel venerdì ed al silenzio che è seguito alla notizia, la consapevolezza di non poter più fare riferimento ad una figura così cordiale ed amichevole ha reso per tanti quel silenzio ancor più inesorabile. Alla famiglia vogliamo pertanto comunicare che il loro dolore è anche il nostro dolore e che nel superare quotidianamente quel gabbiotto, il luogo che costituiva il punto di incontro del loro caro con tutti noi, le sue battute argute e quei sorrisi dispensati con generosità saranno per sempre parte di una memoria condivisa che accomunerà tutti noi a loro nel ricordo più affettuoso del caro Enzo“, concludono il personale amministrativo e i magistrati.
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