Tarquinia – Omicidio delle Saline: dubbi sulla versione fornita da Claudio Cesaris, 68 anni, ex tecnico di laboratorio dell’università di Pavia residente a San Martino al Cimino. La ricostruzione non convince soprattutto la moglie e i figli di Dario Angeletti, il biologo e docente Unitus 50enne ucciso lo scorso 7 dicembre. Credono che il delitto sia stato premeditato, a differenze di quanto detto dal reo confesso al gip.
Il luogo del delitto – Nei riquadri: Cesaris e Angeletti
“Non è stato un omicidio d’impeto – fa sapere la famiglia Angeletti tramite il legale che la rappresenta, l’avvocato Rodolfo Bentivoglio -. Stiamo aspettando che emergano ulteriori spunti investigativi, ma i primi elementi di indagine non ci consentono di ritenere che sia stato un delitto d’impeto. Al momento, però, si tratta di una nostra valutazione non supportata da riscontri giuridici. Confidiamo nel lavoro degli inquirenti”.
Cesaris durante l’interrogatorio di garanzia ha parlato di “gesto di follia”, commesso al culmine di un “incontro casuale” avvenuto per la “prima volta” dopo che quel giorno ha “avuto un malore” durante “una escursione” proprio alle Saline di Tarquinia.
“La famiglia Angeletti è completamente devastata – riporta l’avvocato Bentivoglio -. Dario era una persona perbene. Un pilastro non solo a lavoro e nella comunità, ma soprattutto per la moglie e i figli. Il dolore per la perdita sarà impossibile da compensare”.
Claudio Cesaris
A otto giorni dall’omicidio le indagini dei carabinieri, coordinati dalla procura di Civitavecchia, proseguono a tamburo battente. Sotto esame il cellulare e il computer di Cesaris, anche per capire se prima del delitto abbia mai avuto contatti con la vittima. In tal senso potrà essere utile pure il nuovo ascolto della ricercatrice 39enne, collega di Angeletti e vera e propria ossessione del 68enne a tal punto da uccidere il docente Unitus che con la donna aveva stretto amicizia dopo il suo trasferimento da Pavia alla Tuscia.
Sempre al gip l’ex tecnico di laboratorio ha detto: “Non conoscevo il professore, era la prima volta che lo vedevo”. Secondo una delle ricostruzione al vaglio potrebbe anche essere plausibile che Angeletti non conoscesse Cesaris, meno invece il contrario: ossia è probabile che Cesaris sapesse chi era Angeletti. È stato lo stesso 68enne a parlare della sua passione per l’ornitologia che lo spingeva a fare delle escursioni proprio alle Saline di Tarquinia, dove sapeva che la ricercatrice lavorava e avrebbe potuto incontrarla o semplicemente vederla da lontano. E nel seguire la 39enne, come aveva già fatto trasferendosi dall’hinterland milanese a San Martino al Cimino, avrebbe potuto averla vista in compagnia del docente Unitus fraintendendo il loro rapporto. Una, due, più e più volte. Mentre qualcosa di simile alla gelosia montava in lui.
Cesaris nega: “Non l’ho mai pedinato né gli ho dato appuntamento. Non ho premeditato niente”. Su questo punto, oltre ai dati estrapolati dal cellulare (il gps ad esempio potrebbe svelare i tragitti percorsi nei giorni, nelle settimane e nei mesi precedenti), fondamentale potrebbe essere quanto ripreso dalle telecamere di sorveglianza. Non solo il 7 dicembre e non solo nei pressi del parcheggio in cui è stato commesso l’omicidio.
Dario Angeletti
L’analisi dei video da parte degli investigatori potrebbe confermare o smentire anche un altro punto del racconto dell’ex tecnico di laboratorio: “Ho incrociato Angeletti a un paio di chilometri dal parcheggio in cui avevo l’auto. Mentre passeggiavo lungo la strada ho avuto un malore, ho fermato la prima macchina che ho visto, ho chiesto aiuto e di essere portato al parcheggio”. Sempre secondo una delle ipotesi al vaglio (che si basa sul fatto che Cesaris non viene immortalato mentre sale nell’auto della vittima, che questa entrata nel parcheggio appare fuori controllo e che il prof verrà trovato con la cintura di sicurezza ancora allacciata), il 68enne, che conosceva la Volvo V40 grigia del docente e i suoi spostamenti, potrebbe aver atteso Angeletti sul ciglio di quella strada percorsa durante la pausa pranzo.
“Gli ho sparato mentre guidava”, ha spiegato l’ex tecnico di laboratorio. Dopo i due colpi alla testa, dietro all’orecchio destro, esplosi appena entrati nel parcheggio, l’auto del docente è senza controllo ma Cesaris riesce a fermarla, presumibilmente tirando il freno a mano: ecco il perché delle frenate sull’erba e sulla terra. “La pistola – ha continuato il 68enne – non era denunciata e quel giorno volevo gettarla via, in mare”. Sempre secondo una delle ricostruzioni al vaglio, invece, avrebbe usato proprio quell’arma, e non quella regolarmente detenuta e trovata in casa, perché non sarebbe stata ricondotta a lui se fosse stata rinvenuta: dopo l’omicidio, infatti, se ne è disfatto. I carabinieri sono comunque arrivati a lui, nel giro di pochissime ore.
Le indagini proseguono anche con l’analisi dell’auto di Cesaris e di Angeletti da cui potrebbero emergere ulteriori elementi utili alle indagini. Gli investigatori sono tornati pure sulla scena del crimine per cercare il secondo bossolo: l’area è stata perlustrata con il metal detector e il bossolo è stato trovato.
I funerali del professor Angeletti sono stati fissati dai familiari per sabato. Verranno celebrati con una cerimonia laica che si dovrebbe tenere al polo universitario dell’Unitus in piazza Verdi, a Civitavecchia.
Presunzione di innocenza
Per indagato si intende semplicemente una persona nei confronti della quale vengono svolte indagini preliminari in un procedimento penale.
Nel sistema penale italiano vige la presunzione di innocenza fino alla sentenza definitiva. Presunzione di innocenza che si basa sull’articolo 27 della costituzione italiana secondo il quale una persona “non è considerata colpevole sino alla condanna definitiva”.


