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Omicidio Angeletti, ancora nessuna traccia della pistola usata per ucciderlo

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Tarquinia – Ancora nessuna traccia della pistola che Claudio Cesaris avrebbe usato per uccidere Dario Angeletti, il docente universitario colpito mortalmente alla testa all’oasi delle Saline, a Tarquinia, lo scorso 7 dicembre. Un colpo che non gli ha lasciato scampo all’interno della sua auto, partito da una pistola di cui poi il suo assassino si sarebbe disfatto. E che ancora, nelle vicinanze del luogo del delitto, non è stata ritrovata. 


Omicidio delle Saline - Tarquinia - Il luogo del delitto - Nei riquadri: Claudio Cesaris e Dario Angeletti

Omicidio delle Saline – Tarquinia – Il luogo del delitto – Nei riquadri: Claudio Cesaris e Dario Angeletti


A raccontare di essersi sbarazzato della pistola subito dopo aver colpito e ucciso Angeletti è stato lo stesso Cesaris, 68enne lombardo, che da sabato è in stato di arresto per omicidio volontario. Dal letto di medicina protetta dell’ospedale di Belcolle dove da giorni ormai è ricoverato per problemi di salute, la sua confessione. “Sì, ho sparato io. Poi ho gettato la pistola” avrebbe detto al gip il tecnico universitario ormai in pensione. 

Intanto i carabinieri del comando provinciale di Viterbo, nella casa affittata dall’uomo a San Martino al Cimino e che ora è sotto sequestro, hanno trovato una pistola, legalmente detenuta. Saranno gli esami tecnici e l’esito dell’autopsia sul corpo di Angeletti a chiarire se si tratti dell’arma del delitto o meno. E se il bossolo ritrovato accanto all’auto del docente di ecologia dell’Unitus possa essere compatibile. 


Omicidio delle Saline - Tarquinia - Sotto sequestro la casa a San Martino dell'uomo fermato

Omicidio delle Saline – Tarquinia – Sotto sequestro la casa a San Martino dell’uomo fermato


Dario Angeletti è stato trovato senza vita lo scorso 7 dicembre, all’interno della sua auto, una Volvo V4 grigia, nel parcheggio delle Saline. Dietro al suo omicidio, secondo gli inquirenti, un movente passionale. A far scattare la furia assassina di Cesaris, l’ossessione incontrollata per una ex collega di 39 anni, anche lei lombarda, e che aveva seguito nella Tuscia. La “colpa” del professore Angeletti? Quella di lavorarci insieme e di esserle diventato amico. 

Stando a quanto raccontato al gip, tra Cesaris e la 39enne in passato ci sarebbe stata una relazione andata avanti per circa 4 anni e che poi si sarebbe interrotta. “Ma non in maniera brusca – ha spiegato il suo legale, l’avvocato Andrea Fabbio -, tanto che, dopo la rottura, hanno continuato a scambiarsi chiamate, messaggi e si sarebbero sentiti”. Una circostanza questa che avrebbe trovato riscontro nelle indagini degli inquirenti. All’interno del cellulare del 68enne gli investigatori avrebbero trovato traccia di questi scambi. 


Claudio Cesaris

Claudio Cesaris


“Ha raccontato la propria versione dei fatti – ha sottolineato il suo difensore -, e delineato le dinamiche che in passato hanno visto la sua vita intrecciarsi a quella della donna. Ha ammesso le sue responsabilità”. Ma non di aver premeditato l’omicidio. Stando a quanto raccontato, “quel giorno, a Tarquinia, avrebbe avuto una pistola con sé solo perché aveva intenzione di disfarsene” ha precisato l’avvocato. Cesaris è ora in stato di arresto per omicidio volontario. Ma per lui le porte del carcere di Mammagialla si apriranno solamente quando i medici dell’ospedale di Belcolle, dove l’uomo è attualmente ricoverato, riterranno il trasferimento compatibile con le sue condizioni di salute. 

Non avrebbe ricevuto visite al di fuori di quelle dell’avvocato Andrea Fabbio, a cui da oggi si affiancherà un collega del foro di Firenze, nominato direttamente dalla famiglia Cesaris. Nessuno dei suoi parenti sarebbe andato a trovarlo in questi giorni nel reparto protetto dell’ospedale. “Da quando è in ospedale, Cesaris ha ricevuto solo le nostre visite. L’ultima, sabato mattina. L’ho trovato provato sia fisicamente sia psicologicamente” ha concluso il legale.


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