Tarquinia – “Delitto delle Saline, un orrendo sogno per la nostra famiglia”. A parlare è Lorenzo Pasqualucci, il cugino di Dario Angeletti ucciso barbaramente al parcheggio delle Saline a Tarquinia.
Omicidio delle Saline – Tarquinia – Il luogo del delitto – Nei riquadri: Claudio Cesaris e Dario Angeletti
Ha affidato a un lungo post sui social il suo sfogo sulla morte del parente con cui è cresciuto insieme a Spoleto. Il cugino mite che in quella pacatezza racchiudeva forza e generosità. Quella generosità, spiega Lorenzo Pasqualucci, “che forse è stata la sua fine”.
“Quello che è successo a Tarquinia sembra, anzi è, un orrendo sogno per la nostra famiglia, per quanto è lontano anni luce dalla più normale realtà di una famiglia normale, dove una mattina esci per affrontare le stesse dinamiche di un giorno qualunque, e la sera qualcuno informa i tuoi cari che hanno ritrovato il tuo corpo riverso sul volante della tua auto, con un colpo di pistola alla tempia” scrive Pasqualucci.
Dario Angeletti è stato ucciso intorno all’ora di pranzo del 7 dicembre da due colpi di pistola alla testa nel parcheggio delle Saline di Tarquinia, poco lontano dalla riserva naturale che aveva contribuito a recuperare.
A sparare, Claudio Cesaris, 68enne di origine lombarda che aveva visto in Angeletti un ostacolo tra lui e una ricercatrice di 39 anni da cui era ossessionato.
L’unica “colpa” di Angeletti, probabilmente, è stata semplicemente quella di esserle amico e collega.
Dario Angeletti
“E poi leggi le ipotesi – scrive ancora Pasqualucci – le ricostruzioni di un mondo che ovviamente non ti conosce e che, come sempre visto in tutte le cronache di questo tipo, si lancia in affermazioni vaghe, che tu cogli subito essere praticamente inventate per quanto sono inesatte a partire dai più banali dettagli come il numero o il genere dei figli della vittima, rendendoti conto che chi scrive, chi pubblica, di te non conosce nulla, assolutamente niente. Il fastidio nasce quando, già nello stato d’animo più nero per la situazione in sé, inizi a cogliere quella morbosità della comunicazione nella ricerca di un lato pruriginoso, equivoco, roba utile per attirare attenzione e aumentare le vendite, gli ascolti, le visualizzazioni.
E invece qui di oscuro e pruriginoso non c’è niente: solo un uomo e un padre che la mattina è uscito (era biologo marino: ci lavorava, in quel posto isolato in riva al mare che suggestiona immaginare come luogo appartato per lo svolgersi di trame oscure) e la sera, anzi il pomeriggio non c’era già più”.
Pasqualucci ricorda Angeletti, il suo essere pacifico, il suo carattere fermo e la generosità.
“Io sono cresciuto insieme a Dario Angeletti – racconta il cugino -, ogni volta che salgo la prima rampa di scale in piazza San Domenico, a Spoleto, ho in mente noi due che ci sfidavamo a chi saltava in discesa il maggior numero di gradini.
Quella ‘mitezza’ di Dario Angeletti riportata in vari articoli che ho avuto modo di leggere, non aveva niente del ‘debole’: era la pacatezza ragionevole di mio zio Roberto, quella che doveva convincere l’interlocutore delle proprie affermazioni e non imporle prevaricando o urlando.
Era la ‘mitezza’ di un carattere fermo, forte, pacifico, ma mai incapace di rispondere ad un conflitto, e soprattutto mai debole da girarsi da un’altra parte, anche verso il prossimo, anche sulle cose che non lo riguardavano direttamente.
E questa generosità, forse, è stata la sua fine”.
Dario Angeletti
Claudio Cesaris, accusato dell’omicidio di Dario Angeletti è stato arrestato ed è in attesa di essere portato in carcere non appena le condizioni di salute glielo consentiranno. Quando la sera del 7 dicembre i carabinieri lo hanno raggiunto nel suo appartamento a San Martino al Cimino, il 68enne è stato colto da malore in quanto diabetico e cardiopatico.
Si trovava nella Tuscia per seguire la ricercatrice 39enne che aveva conosciuto all’Università di Pavia dove lui lavorava come tecnico di laboratorio e lei era assegnista di ricerca.
Per lui era diventata una vera e propria ossessione. Si era trasferita nella Tuscia nel 2020 per iniziare a lavorare all’Unitus. Cesaris l’aveva seguita, trasferendosi anche lui nel Viterbese. All’Unitus la 39enne ha conosciuto Angeletti, di cui è diventata collega. Né lei né il biologo potevano prevedere questo tragico epilogo.
Dario Angeletti
“La mia verità è che Dario Angeletti, mio cugino, mentre noi pubblichiamo le foto delle scarpe rosse su Instagram, non ha fatto finta di niente di fronte alla situazione di una persona, non si è girato dall’altra parte, che sia stato semplicemente attraverso una parola di conforto, oppure arrivando ad esporsi con un confronto diretto con chi poi sarebbe diventato il suo assassino.
E questo anche perché rifiuto l’ipotesi che sarebbe la più sconcertante per ciascuno di noi (da cui la riflessione da condividere qui) e cioè quella per cui mio cugino stesso, Dario, non fosse nemmeno consapevole dell’esistenza di questo soggetto, e che per dinamiche a lui del tutto ignote, abbia pagato con la vita il gesto di un criminale.
La sola cosa che mi ha da subito dato conforto è stata quella di sapere l’omicida nelle mani migliori, quelle dell’Arma dei carabinieri”.
Sabato mattina, alle 11, la cerimonia laica nel suo ateneo: il dipartimento di scienze ecologiche e biologiche del polo universitario di Civitavecchia, in piazza Giuseppe Verdi.
Presunzione di innocenza
Per indagato si intende semplicemente una persona nei confronti della quale vengono svolte indagini preliminari in un procedimento penale.
Nel sistema penale italiano vige la presunzione di innocenza fino alla sentenza definitiva. Presunzione di innocenza che si basa sull’articolo 27 della costituzione italiana secondo il quale una persona “non è considerata colpevole sino alla condanna definitiva”.



