Viterbo – “E’ stata solo una vendetta politica, con Giovanni Arena pugnalato alla schiena a sangue freddo”. La sensazione della città, la vox populi, quello che si diceva e respirava ieri a Viterbo dopo che l’ex sindaco è stato silurato da un pezzo della maggioranza alla vigilia di Natale, dell’approvazione del bilancio e dell’arrivo dei fondi del Pnrr per lasciarsi alle spalle anni di Covid e per affrontare la crisi economica e sociale che si sta mano mano delineando all’orizzonte con tutte le sue possibili tragedie. Familiari, personali e collettive. Senza tuttavia nulla togliere al fallimento politico della sua giunta, arrivata al capolinea dopo mesi di sofferenza e con una città nel più completo degrado.
Viterbo – Giovanni Arena
Proprio l’altro giorno, l’ultima inaugurazione di Arena. Il museo dei portici con le opere di Sebastiano del Piombo. Progettato dall’amministrazione Michelini e aperto da quest’ultima, ormai anch’essa in cantiere. Arena, il sindaco che ha affrontato il Covid, arrivatogli tra capo e collo, all’improvviso. Come a tutti. Il primo sindaco ad essere sfiduciato, da quando è in vigore l’elezione diretta del primo cittadino. “L’ultimo però ad averne colpa”, hanno fatto notare diversi cittadini, che, visti i tempi, preferiscono starsene comunque dietro le quinte.
Ieri sera, l’ultimo atto. Il colpo di grazia. Poi, alcuni di loro, sono andati a teatro per il concerto di Natale dell’Unione. Diciannove i consiglieri che attorno alle 7, prima di cena, sono andati a firmare la destituzione in via Garbini. La firma su un registro notarile che ha posto fine a tre anni di governo cittadino. “Nel momento più difficile per Viterbo”, la sintesi di diverse chiacchierate per strada. Per poi, subito dopo, riprendere la routine quotidiana.
Viterbo – Giovanni Arena
“La mia conoscenza con Giovanni Arena risale ai tempi delle scuole medie – ha dichiarato invece Gaetano Labellarte, importante imprenditore del centro storico, con una boutique in Corso Italia -. Abbiamo stretto amicizia durante una gita scolastica al monte Livata, ai tempi delle medie”.
“La notizia della sua caduta – ha poi aggiunto – è stata scioccante, soprattutto in un momento come questo. Giovanni è un passionale. Una persona buona, e si è dato da fare per quello che era possibile fare. Mi dispiace molto per l’uomo, e anche per la città e le conseguenze che potrebbe avere con un commissariamento. Ci voleva maggiore buon senso”.
Viterbo – Gaetano Labellarte
Impressione e stupore sono le sensazioni dominanti, capaci di sostituire ogni ragionamento attorno a una vicenda dal sapore, per molti, più sacrificale che politico. Un’esperienza di privazione che rischia di avere conseguenze pesanti. A partire dal commissariamento che toglie alla città il suo indirizzo politico e nel corso del quale si prevede una delle campagne elettorali più dure di sempre nel momento meno propizio di tutti. In vista di elezioni previste alla fine della prossima primavera. Una notte dei lunghi coltelli che potrebbe durare mesi.
“Penso che ci sarebbe voluto un po’ più di polso per gestire al meglio tutta quanta la situazione, senza sottostare troppo alle indicazioni della politica romana”. Antonio Di Stefano gestisce un’attività di grafica in via Mazzini. Tra le più importanti di Viterbo.
La città di Viterbo
“Una volta che sei sindaco sei tu che devi gestire le cose. La sua è stata una maggioranza molto variegata, piena di contrasti. Con pochi capaci di prendersi responsabilità vere e al servizio della città. Neanche nel proprio settore di competenza. Il momento scelto per far cadere Arena è stato il meno adatto di tutti. Bisognava analizzare le criticità più importanti, cercare di risolverle e andare avanti. Hanno tagliato la testa al re e mollato tutto. Punto e basta”. Un Getsemani in salsa viterbese. Senza, tuttavia, alcuno odore di santità per la giunta. Per certi aspetti, la fine di un’epoca iniziata nel ’95 con Meroi e terminata l’altro giorno con il via vai di assessori dalla segreteria politica del sindaco. E quest’ultimo lasciato solo in mezzo a quadri che ricordano vecchi potenti e cardinali lungo la galleria che porta dritta all’anticamera della sala rossa dove Arena l’altro giorno ha firmato le sue dimissioni. Anticipando di un giorno quelle dei suoi consiglieri che lo hanno abbandonato. La fine della parabola ventennale di una destra di provenienza sociale che ha provato a sostituirsi al sistema di potere democristiano che per più di quarant’anni aveva dominato la città. Il capolinea di una generazione politica.
Viterbo – Antonio Di Stefano
La fine di tutto, il precipizio politico seguito alla crisi di agosto, con la maggioranza in sala d’Ercole andata in frantumi. Poi il disastro delle comunali di ottobre e le elezioni provinciali del 18 dicembre. Con due candidati di centrodestra. Alessandro Romoli, sostenuto da Pd e Forza Italia, e Alessandro Giulivi, appoggiato invece da Lega e Fratelli d’Italia. Soltanto che Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia facevano tutti e tre parte della coalizione del sindaco. Il voto a palazzo Gentili nel fine settimana è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. E ad Arena Fdi e Lega, non gliel’hanno perdonata.
Viterbo – Giuseppe Berardino
“L’impressione è che Giovanni Arena si sia trovato a gestire una situazione frammentata e molto complessa – ha detto infine Giuseppe Berardino che assieme a Vanessa Sansone ha rilanciato il Bistrot del teatro in via Cavour -. Ed è stato un vero e proprio miracolo che sia riuscito a tenere insieme per tre anni e mezzo un’amministrazione così composita e conflittuale. Con noi, Arena è stato sempre molto gentile. E l’impressione è che lo sia stato sempre con tutti. Uno dei pochi, fra l’altro, sempre presente in città anche nei momenti più duri del primo anno di pandemia. Un sindaco presente, al di là di ogni ragionamento politico che non spetta a me fare. L’impressione è quella di una persona per bene. E mi dispiace che la città si trovi a vivere una situazione del genere in un momento come questo”.
Daniele Camilli





