Il Cairo – Era il 25 gennaio del 2016 quando dall’Egitto si ebbero le ultime notizie del ricercatore friulano Giulio Regeni. Poi il suo corpo venne ritrovato, con segni di tortura, su una strada tra Il Cairo e Alessandria. A distanza di cinque anni, appare ancora lontana la verità sul suo assassinio.
Giulio Regeni
“L’azione della procura della repubblica di Roma, tra molte difficoltà, ha portato a conclusione indagini che hanno individuato un quadro di gravi responsabilità, che, presto, saranno sottoposte al vaglio di un processo, per le conseguenti sanzioni ai colpevoli – scrive oggi il presidente della repubblica Sergio Mattarella -. Ci attendiamo piena e adeguata risposta da parte delle autorità egiziane, sollecitate a questo fine, senza sosta, dalla nostra diplomazia”.
“In questo giorno di memoria – continua il Capo dello Stato – desidero anzitutto rinnovare sentimenti di vicinanza e solidarietà ai genitori di Giulio Regeni, che nel dolore più straziante sono stati capaci in questi anni di riversare ogni energia per ottenere la verità, per chiedere che vengano ricostruite le responsabilità e affermare così quel principio di giustizia che costituisce principio fondamentale di ogni convivenza umana e diritto inalienabile di ogni persona”.
“In questo doloroso anniversario – conclude Mattarella – rinnovo l’auspicio di un impegno comune e convergente per giungere alla verità e assicurare alla giustizia chi si è macchiato di un crimine che ha giustamente sollecitato attenzione e solidarietà da parte dell’Unione europea. Si tratta di un impegno responsabile, unanimemente atteso dai familiari, dalle istituzioni della Repubblica, dalla intera opinione pubblica europea”.
Intanto è fissata al 29 aprile l’udienza preliminare davanti al gup di Roma Pier Luigi Balestrieri per i quattro agenti dei servizi segreti accusati del sequestro, delle torture e dell’omicidio del ricercatore friulano Regeni. Il 20 gennaio è arrivata la richiesta di rinvio a giudizio: nei loro confronti le accuse mosse dal procuratore Michele Prestipino e dal sostituto Sergio Colaiocco variano dal sequestro di persona pluriaggravato al concorso in omicidio aggravato e concorso in lesioni personali. Un processo che l’Egitto ritiene immotivato e basato su “conclusioni illogiche”.
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