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Cgil, Cisl, Uil: “Fermamente contrari al deposito di rifiuti radioattivi nella Tuscia”

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Viterbo – “Fermamente e continuamente contrari”. I sindacati Cgil, Cisl e Uil, appena lo hanno saputo, hanno subito detto “no”. “No all’individuazione del territorio della Tuscia tra le aree più idonee per il deposito dei rifiuti radioattivi italiani”.

“Siamo fermamente e convintamente contrari all’individuazione del territorio della Tuscia tra le aree più idonee per il deposito dei rifiuti radioattivi italiani”, hanno infatti dichiarato Stefania Pomante, Fortunato Mannino e Giancarlo Turchetti, rispettivamente segretari territoriali di Cgil, Cisl e Uil.


Viterbo - I sindacalisti Fortunato Mannino, Giancarlo Turchetti e Stefania Pomante

Viterbo – I sindacalisti Fortunato Mannino, Giancarlo Turchetti e Stefania Pomante


L’altro giorno la pubblicazione da parte della Sogin spa, società incaricata della gestione del nucleare ha pubblicato l’elenco delle città italiane che potrebbero ospitare il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi italiani. Tra queste ci sono anche 8 comuni della Tuscia, vale a dire Ischia di Castro, Montalto di Castro, Canino, Tuscania, Tarquinia, Vignanello, Gallese, Corchiano. Tutte individuate dal governo come aree più idonee per il deposito dei rifiuti radioattivi italiani.
 
“Scegliere un territorio come quello della Tuscia – proseguono i sindacalisti – per costruirci sopra un deposito da 150 ettari per scorie radioattive rischia di compromettere per sempre lo sviluppo di un’intera area, mettendo inoltre a repentaglio tutta una serie di accordi tra le parti sull’idea stessa di come rilanciare e valorizzare il territorio faticosamente raggiunti”.

Alla fine di novembre dell’anno scorso, sindacati Cna, Federlazio e Unindustria hanno infatti siglato la Piattaforma per il rilancio“. “La piattaforma – scrivevano allora in una nota i rappresentanti delle organizzazioni firmatarie – ha come riferimento il Green deal europeo, dove si immagina un’Europa più pulita e competitiva: un piano di azione sostenibile per un’economia circolare; basandosi su questa idea di sviluppo, conoscendo i punti critici della nostra provincia, i promotori del documento chiedono di focalizzare ogni tipo di risorsa sugli aspetti che permetteranno di rilanciare il territorio, garantendo uno sviluppo di qualità, maggiore produttività per le imprese e un incremento dell’occupazione”.


Scorie nucleari

Scorie nucleari


“Il punto non è la questione tecnica della cosa – spiegano adesso i segretari di Cgil, Cisl e Uil – la questione è soprattutto l’immagine che andiamo a dare e a creare del territorio. Un territorio con un deposito di scorie nucleari non rappresenta di certo un’attrattiva per il turista. E questo non significa voler per forza pensare al peggio, significa solo stare con i piedi per terra”.

I prossimi passi, dopo la pubblicazione dei siti di interesse, sono la consultazione pubblica e l’avvio dell’iter fino alle manifestazioni di interesse. Nei sessanta giorni successivi alla pubblicazione (5 gennaio, ndr) ci sarà la consultazione pubblica con regioni ed enti locali. Servirà il consenso della comunità per proseguire. Trovato l’accordo potrebbero trascorrere almeno 4 anni per costruire deposito e parco.

Il deposito verrebbe realizzato su un’area di 150 ettari e dovrà garantire l’isolamento dei rifiuti radioattivi per più di 300 anni. Sarebbe infine formato da 90 costruzioni in calcestruzzo armato dove dovrebbero finire grandi contenitori realizzati con un calcestruzzo particolare per contenere i rifiuti radioattivi.


Deposito scorie radioattive - Le aree idonee nel Viterbese

Deposito scorie radioattive – Le aree idonee nel Viterbese


“Se vogliamo rilanciare e valorizzare il territorio – sottolineano Pomante, Mannino e Turchetti – come si stava facendo in questi anni fino all’emergenza Covid, la sola scelta sono turismo e risorse. Quelle del territorio. Risorse, come il paesaggio, le terme, i laghi, le bellezze storiche, eccetera, che possono e devono fare da attrattore per le persone. Cosa di cui ci sarà assoluto bisogno una volta sconfitta la pandemia. Non possiamo quindi compromettere l’immagine del territorio e un deposito di rifiuti radiottivi che starebbe lì per secoli lo farebbe”.
 
“Bene ha fatto invece il presidente della provincia Pietro Nocchi – concludono Stefania Pomante, Fortunato Mannino e Giancarlo Turchetti – a convocare una conferenza dei servizi per l’11 gennaio. Sarà quella l’occasione per proporre il nostro punto di vista e suggerire una strada da seguire”.

Daniele Camilli


– Otto comuni della Tuscia tra le aree idonee al deposito di rifiuti radioattivi


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