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Roma - La risposta della Comunità ebraica italiana al rampollo di casa Savoia: “Nessuno può concedere il perdono in nome e per conto di tutti gli ebrei che furono discriminati”

Emanuele Filiberto: “Condanno le leggi razziali del 1938, un’ombra indelebile per la mia famiglia”

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Roma – “Condanno le leggi razziali del 1938, di cui ancor oggi sento tutto il peso sulle mie spalle”.

Con queste parole Emanuele Filiberto di Savoia si è rivolto alla Comunità ebraica italiana, chiedendo perdono per le leggi razziali di cui la sua famiglia si è resa responsabile.

“Chiedo perdono, ma non mi aspetto perdono per ciò che fece re Vittorio Emanuele III – ha scritto il rampollo di casa Savoia -. Una firma sofferta, dalla quale ci dissociamo fermamente, un documento inaccettabile, un’ombra indelebile per la mia famiglia, una ferita ancora aperta per l’Italia intera”.

“Le vittime dell’Olocausto non dovranno mai essere dimenticate e per questo motivo, ancor oggi, esse ci gridano il loro desiderio di essere giustamente ricordate – ha aggiunto Emanuele Filiberto -. Scrivo a voi fratelli Ebrei, con viva e profonda emozione nel lancinante ricordo del rastrellamento del Ghetto avvenuto il 16 ottobre 1943. Scrivo a voi fratelli Ebrei, nell’angoscioso ricordo delle troppe vittime che la nostra amata Italia ha perso», continua il principe sperando che questa lettera sia «un primo passo verso quel dialogo che oggi desidero riprendere e seguire personalmente”.


Emanuele Filiberto di Savoia

Emanuele Filiberto di Savoia


“Oggi, dopo 82 anni il discendente, il bisnipote Emanuele Filiberto, afferma un sentimento di ripudio e condanna rispetto a quanto avvenuto. Un lasso di tempo molto lungo. Perché ora? – ha scritto l’Unione delle comunità ebraiche Italiane -. Si tratta in ogni caso di un’iniziativa che è da ritenersi ad esclusivo titolo personale, rispondendo ciascuno per i propri atti e con la propria coscienza. Né l’Unione delle Comunità ebraiche Italiane né qualsiasi Comunità ebraica possono in ogni caso concedere il perdono in nome e per conto di tutti gli ebrei che furono discriminati, denunciati, deportati e sterminati.  Nell’ebraismo perfino a Dio non si può rivolgere una richiesta di perdono se chi percepisce l’onta e la colpa non si è prima scusato dinanzi alla persona offesa”.

“Prendiamo atto delle dichiarazioni di Emanuele Filiberto di Savoia. – è intervenuta la Comunità ebraica di Roma – Il rapporto con Casa Savoia, nella storia e nella memoria è noto e drammatico. Ciò che è successo con le leggi razziali, al culmine di una lunga collaborazione con una dittatura, è un’offesa agli italiani, ebrei e non ebrei, che non può essere cancellata e dimenticata. Il silenzio su questi fatti dei discendenti di quella Casa, durato più di ottanta anni è un’ulteriore aggravante. I discendenti delle vittime non hanno alcuna delega a perdonare e né spetta alle istituzioni ebraiche riabilitare persone e fatti il cui giudizio storico è impresso nella storia del nostro paese”.


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25 gennaio, 2021

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