Il tribunale di Viterbo
Viterbo – (sil.co.) – Usura ai danni di una coppia di giovanissimi, è entrato nel vivo ieri davanti al collegio il processo a carico di un sessantenne residente in un centro del comprensorio del lago di Bolsena ai domiciliari da marzo dell’anno scorso.
E’ stato arrestato all’inizio dell’emergenza Covid dai carabinieri della compagnia di Tuscania assieme a una delle presunte vittime, un 27enne residente nello stesso paese, che gli avrebbe chiesto un prestito di 5mila euro, secondo l’accusa iniziale per debiti derivanti dalla sua attività di spaccio, chiedendogliene indietro 8mila.
Il processo è entrato nel vivo ieri, ma con un’altra storia, raccontata dall’ex fidanzata del 27enne, una coetanea residente in un centro dei Cimini, anche lei sedicente vittima dello strozzino, che si è costituita parte civile contro l’imputato sessantenne, assistita dall’avvocato Domenico Gorziglia.
Non c’era il giovane che, nel frattempo, dopo avere ottenuto l’obbligo di firma, è finito di nuovo ai domiciliari per rapina e testimonierà alla prossima udienza, fissata a fine aprile.
La coppia avrebbe chiesto un prestito per salvare dalla chiusura il negozio aperto insieme pochi mesi prima.
– Si indebita per lo spaccio e finisce sotto usura
“Il prestito era per la cartoleria”
“I soldi glieli abbiamo chiesti per pagare i fornitori della cartolibreria, in quanto il negozio, che poi abbiamo chiuso, stava attraversando un momento di difficoltà. Lui ce li ha portati in pezzi da 500 euro, anche difficili da piazzare, facendoci firmare una carta dove c’era scritto che erano l’acconto per la macchina di suo padre, col dire che così la somma era giustificata. Una volta firmato, però, ha detto al mio ex ‘se non me li ridai, mi tengo la macchina’”.
Poi ci sarebbe stata un’escalation di minacce, sempre più pressanti. E la giovane, spaventata, avrebbe sottratto due assegni alla madre per garantire il debito. “Mamma li aveva preparati senza il nome del beneficiario per pagare dei lavori di ristrutturazione in casa e io li ho presi senza dirle niente”, ha spiegato.
“Il tuo fidanzato è morto… “
La vicenda sarebbe venuta alla luce quando i carabinieri le hanno sequestrato il cellulare in occasione di un’operazione antidroga. “I militari hanno visto che c’erano dei messaggi dell’imputato”, ha detto la presunta vittima.
Nei messaggi ci sarebbero state frasi come “ti vengo a prelevare”, “il tuo fidanzato è morto”, “…perché io la gente la vado a prelevare a casa e gli scambio i piedi mentre dorme”, “se non ci vado io, ci mando i miei zingari”.
“A voce l’imputato mi ha anche detto di essere imparentato coi Casamonica”, ha spiegato la 27enne, spiegando perché nel corso di una telefonata intercettata tra lei e il suo ex, gli abbia fatto il nome di due pregiudicati dei Cimini, spiegando che erano “due Casamonica del posto”, dicendosi spaventata che girassero sotto la sua abitazione.
In tribunale i genitori della coppia
Tra i testimoni anche i genitori del 27enne e la madre dell’ex fidanzata. Quest’ultima ha detto di soffrire di amnesie a causa di depressione, attacchi di panico e ansia, ricordando, a malapena, solo di non avere mai più ritrovato i due assegni per 8mila euro denunciati come smarriti. Tanto da far dire al pm Michele Adragna che il suo stato di salute avrebbe meritato approfondimenti. Avrebbero saputo della vicenda solo dai carabinieri, invece, i genitori del ragazzo.
Il sostituto procuratore Michele Adragna