Roma – Spazi della follia – Il manicomio di Santa Maria della Pietà nel 1924
Viterbo – A.F. aveva quattro figli, era vedovo ed era povero. A.F. era nato in qualche paese della provincia di Viterbo nel 1828 e nel 1890 venne ricoverato nel manicomio di Santa Maria della Pietà a Roma per “monomania suicida e idromania”. Diagnosi, demenza. A.F. uscì dal manicomio pochi mesi dopo. Da morto. Per “un’enterocolite ulcerosa”. La sua è soltanto una delle 1964 storie di viterbesi rinchiusi nei manicomi italiani tra la fine dell’ottocento e i primi 40 anni del secolo scorso e conservate oggi nel sito on line del ministero per i beni e le attività culturali “Carte da legare”.
Carte da legare – Le persone ricoverate nel manicomio di Santa Maria della Pietà
La storia più in là nel tempo riguarda invece una donna. A.P., nata in provincia di Viterbo nel 1794. Contadina, sposata e senza figli. Ricoverata dall’autorità sanitaria nel 1854. Diagnosi, “mania cronica e demenza semplice”. Morta lo stesso anno per “tabe polmonare”, malattia cronica degenerativa che colpisce gli organi.
Carte da legare – I viterbesi ricoverati nei manicomi italiani
Uomini e donne sotterrati vivi perché “pazzi”, ossia poveri, analfabeti e contadini. Persone con la spada di Damocle in testa. Vittime di un sistema che li voleva sfruttati o dimenticati. Gente condannata a morire in nome della legge le cui storie sono raccolte nel sito internet “Carte da legare. Archivi della psichiatria in Italia” a cura del Mibact. Cartelle cliniche, statistiche e vita. Nomi e cognomi fatti solo di iniziali.
A Viterbo un manicomio vero e proprio non c’era. Tentarono di costruirlo all’inizio degli anni ’70. A ridosso dell’ospedale di Belcolle. Ma non gli riuscì, perché pochi anni dopo, nel 1978, il parlamento italiano approvò una legge che finalmente chiudeva i manicomi in tutto il paese. Una legge ispirata allo straordinario lavoro di Franco Basaglia iniziato con l’esperienza presso l’ospedale psichiatrico di Gorizia. Il manicomio di Viterbo non venne mai portato a termine e ancora oggi, sulla collina a ridosso di Belcolle, resta in piedi lo scheletro di quello che avrebbe dovuto essere. Anche qui, nella Tuscia.
Carte da legare – La cartella clinica di un viterbese ricoverato in manicomio
I viterbesi considerati “pazzi” venivano così portati presso la struttura più vicina, vale a dire Santa Maria della Pietà a Roma. Navigando per il sito “Carte da legare” si scopre che nell’ospedale psichiatrico della capitale sono stati certificati oltre 2000 ricoveri di persone nate nella Tuscia. Non di tutte è disponibile la cartella clinica.
Carte da legare – La cartella clinica di una viterbese ricoverata nel manicomio di Santa Maria della Pietà
“Gli ospedali psichiatrici – spiega l’home page del sito – hanno ospitato e prodotto sofferenza. Essa si è depositata nella memoria degli uomini e delle donne che ci sono passati attraverso ma anche in quella materiale: strutture architettoniche, archivi, biblioteche, collezioni, strumentari, suppellettili sanitarie. Tutto parla della particolare comunità di persone che ha popolato le ‘cittadelle della follia’, i ricoverati reclusi, innanzitutto, i medici e gli infermieri”.
Carte da legare – L’istruzione delle persone ricoverate a Santa Maria della Pietà
“Carte da legare – prosegue il testo on line – è un progetto della direzione generale archivi del ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo nato per proporre una visione organica di tutela del patrimonio archivistico di queste istituzioni. Ancora negli anni novanta del secolo scorso, tranne in poche situazioni virtuose, questo patrimonio era sostanzialmente trascurato e in molti luoghi correva un serio rischio di dispersione, quando non di distruzione. L’attenzione delle soprintendenze archivistiche e le iniziative di alcune realtà che avevano accompagnato la dismissione delle strutture con la messa in sicurezza degli archivi hanno trovato nel progetto un luogo istituzionale di sintesi e di risorse economiche”.
Carte da legare – La condizione economica delle persone ricoverate a Santa Maria della Pietà
Scendendo nel dettaglio del sito Mibact, a Santa Maria della Pietà i ricoveri duravano in media tra i 5 e i 10 anni (43% dei casi), mentre l’età del primo ingresso in manicomio oscillava tra i 20 e i 30 anni (22,3%). Il 34% delle persone rinchiuse nel manicomio romano era analfabeta, mentre il 30% aveva frequentato le elementari. La condizione economica dei ricoverati era invece, per il 45% di loro, povera. Misera per il 6,7%. La metà era celibe, il 39% sposata/o. Per quanto riguarda la professione, il 26% faceva il contadino, il 17% la casalinga e il 15% la “donna di casa”. Infine il termine del ricovero, con il 40% delle persone imprigionate a Santa Maria della Pietà uscite dal manicomio…da morte.
Daniele Camilli
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