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Cultura – Iga Turska, studentessa polacca racconta i suoi 6 mesi trascorsi nella Tuscia ai tempi del Covid: “Non è stato semplice seguire tutte le lezioni a distanza in italiano, ma credo di essere migliorata moltissimo”

“Il mio Erasmus a Viterbo, ho conosciuto 5 persone e non ho imparato a cucinare la pasta”

di Alessio Bernabucci
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Viterbo – Iga Turska, 21 anni, polacca. È originaria di Lublino, nella zona orientale della Polonia, e studia economia e management all’università di Varsavia. Ha scelto di frequentare il primo semestre dell’anno accademico 2020/21 in Erasmus a Viterbo, presso l’università degli studi della Tuscia.

Trascorsi 6 mesi nella città dei papi, parla e capisce con disinvoltura l’italiano, che ogni tanto inframezza con qualche verbo in inglese o qualche sostantivo in polacco. Ama chiamare questa lingua mista il suo “mezzo italiano”.


Iga Turska

Iga Turska


Quando sei arrivata a Viterbo?
“Sono arrivata il 21 settembre, all’inizio della seconda ondata di Covid”.
 
Conoscevi già l’italiano?
“Sapevo già qualcosa di italiano quando sono arrivata. Lo avevo studiato per due anni nella mia università di Varsavia con un professore che veniva da Roma. Per poter venire in Erasmus a Viterbo dovevo avere un attestato che certificasse la mia conoscenza a livello B1. Dopo aver ottenuto la certificazione, durante l’estate, ho proseguito a studiare e a perfezionare le mie abilità. Quando sono arrivata in Italia riuscivo a capire molto, ma facevo difficoltà a parlare. Adesso, dopo 6 mesi, credo di essere migliorata molto”.
 
Le lezioni all’università erano in italiano o in inglese?
“Ero l’unica studentessa straniera e le lezioni erano completamente in italiano. Non è stato semplice all’inizio e ho dovuto trovare il modo di arrangiarmi un po’ da sola. La maggior parte dei progetti e degli compiti che ho dovuto svolgere sono stati in italiano, ma alcuni professori si sono resi disponibili a consigliarmi libri di testo in inglese o a permettermi di svolgere gli esami in inglese. Alcuni di loro sono riusciti a motivarmi e mi hanno spronata a provare a sostenere gli esami nel mio italiano ancora un po’ incerto”.
 
Quali differenze hai notato tra la didattica universitaria in Italia e quella in Polonia?
“La didattica è stata quasi esclusivamente costituita da lezioni frontali. In Polonia, invece, ero abituata a più lezioni ed esercitazioni pratiche. Gli esami orali sono stati una vera novità. Qui quasi tutti gli esami sono orali, mentre nella mia università sono tutti scritti. In linea di massima non ho avuto grandi problemi, ma è stato un po’ più difficile dover parlare in italiano rispetto a leggerlo e scriverlo”.
 
Perché hai scelto Viterbo come meta dell’Erasmus?
“Ho trascorso gran parte delle mie vacanze invernali negli anni passati al nord, tra i polentoni. Oltre ai polentoni, volevo conoscere una parte d’Italia che non avevo ancora visitato molto bene. Ho scelto Viterbo perché è una città tranquilla e vivibile, ma vicina a Roma, a Siena e a tanti altri posti bellissimi. Prima di iniziare il mio Erasmus sono riuscita a venire qualche giorno a Viterbo per visitarla e vedere quali emozioni mi trasmettesse. La città mi ha accolta dolcemente”.
 
Quante persone hai conosciuto?
“Conosciute veramente, forse 5. Pochissimi contatti con italiani. La maggior parte delle mie nuove conoscenze qui sono stati studenti e studentesse in Erasmus che ho incontrato quest’estate. Durante il mio primissimo periodo in Italia, prima che le norme anti-Covid diventassero più stringenti, sono riuscita a frequentare alcune lezioni in presenza al dipartimento dell’università e ho conosciuto qualche compagno di studi italiano. Ma dopo poco tutto è diventato solo online. Con loro però sono riuscita a parlare solamente online, via whatsapp o skype, e solo per la durata dei progetti che dovevamo portare avanti insieme”.
 
Le aspettative per questo Erasmus sono state soddisfatte?
“Pensavo che avrei potuto conoscere più gente, che ci sarebbero state anche più attività, gite e incontri per gli studenti Erasmus. Speravo di poter viaggiare di più. Ma chiaramente le restrizioni lo hanno impedito. Avrei voluto vedere Napoli, Firenze e Pisa. Nella Tuscia sono comunque riuscita a visitare Civita di Bagnoregio, Civitavecchia, Bolsena, Montefiascone, Marta, il lago di Vico, Tuscania, Tarquinia… Avrei ancora molto da vedere”.
 
Rifaresti ancora l’Erasmus in questo periodo?
“Sì. Se dovessi scegliere se frequentare le lezioni universitarie online dalla mia cameretta di Varsavia o dal mio appartamentino di Viterbo, sceglierei ancora di venire in Italia. Sicuramente non è stato il tipico Erasmus, ma sono comunque riuscita a fare molte cose che non avrei potuto fare in Polonia. Ne è valsa la pena”.
 
Il tuo cibo italiano preferito?
“La pasta. Ma l’ho mangiata solo a ristorante. Ci sono stata poche volte”.
 
Potevi cucinare la pasta anche a casa tua…
“No. Perché non sono italiana. Non avrei rispettato tutto quel complesso sistema di regole che voi avete e che la rende buona. Io invece metterei insieme tutto quello che ho nel frigo”.
 
Qual è il tuo posto preferito di Viterbo?
“La piazza del duomo. Oltre a un’architettura magnifica e a una vista stupenda, conservo un ricordo prezioso di una persona altrettanto preziosa”.
 
Chi è il tuo cantante italiano preferito?
“Francesca Michielin”.
 
Come descriveresti gli italiani?
“Molto gentili e più tranquilli dei polacchi. Mai di fretta. Non vi lamentate di ciò che vi succede. Noi polacchi tendiamo a lamentarci sempre molto”.
 
Cosa ti mancherà dell’Italia?
“Il sole. Il sole luminoso che c’è qui. E poi quei programmi televisivi, a volte un po’ demenziali, che guardavo sul divano prima di addormentarmi. La pupa e il secchione o Primo appuntamento”.

Alessio Bernabucci


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15 marzo, 2021

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