Viterbo – (sil.co.) – Vittime del “carvertising”, via libera ai rimborsi per il “wrapping”. E’ la vicenda delle auto gratis grazie alla pubblicità sulla carrozzeria: prima vittoria per le vittime di una pratica comune negli Usa ma impraticabile in Italia, dove il “cartvertising” è vietato dalla legge anche se in molti ci hanno creduto.
Lo scorso 5 marzo il collegio di Roma dell’Abf (Arbitro bancario finanziario) ha emesso una sentenza che dà ragione al cliente di una finanziaria – che gli era stata indicata da una società specializzata in “carvertising” – il quale, il 13 dicembre 2019, ha chiesto di eliminare dall’importo del prestito per l’acquisto a rate della vettura l’ulteriore somma di 5500 euro per il servizio aggiuntivo del “wrapping”.
Decisione dell’Arbitro bancario finanziario
Non avendo ricevuto risposte, lo scorso 26 ottobre è ricorso all’Abf, il sistema di risoluzione stragiudiziale delle controversie tra i clienti e le banche o gli altri intermediari finanziari per ottenere quanto domandato.
A dare notizia della sentenza favorevole al consumatore è il presidente di Confconsumatori Viterbo, Antonio Nobili, che a novembre 2019 ha presentato ben 160 denunce penali alla procura di Viterbo contro la società leader in Italia nel settore del carvertising, il cui responsabile era stato appena arrestato per evasione fiscale, truffa e riciclaggio.
“Alla luce della sentenza, Confconsumatori sta già preparando decine di ricorsi per i suoi assistiti”, spiega il presidente Nobili.
“Il collegio – si legge nella sentenza dell’Abf – accerta la parziale risoluzione del contratto di finanziamento e per l’effetto dispone che l’intermediario restituisca alla parte ricorrente la somma di euro 5.500”.
La vicenda
Risolto il contratto, in quanto la società di “cartvertising” si era rivelata inadempiente, al consumatore non è rimasto che pagare di tasca sua le rate del finanziamento per la vettura. Chiedendo però di “scorporare” dal prestito l’extra di 5500 euro destinati al “wrapping” ovvero all’acquisto delle pellicole pubblicitarie da applicare sulle portiere. Pellicole pubblicitarie, in cambio di un contributo di circa 400 euro mensili per 60 mesi, da destinare alle rate della macchina, concordati nel contratto stipulato il 14 gennaio 2017 e venuti meno nel 2018, quando la società di “carvertising” ha smesso di pagare.
Su Facebook le foto dell’auto sponsorizzata
Il prestito, in particolare, risultava “finalizzato all’acquisto di beni-servizi, con l’impegno ad acquistare un’autovettura per lo svolgimento di servizi pubblicitari a favore della società, nonché il cosiddetto ‘accessorio wrapping’, al costo di 5500 euro Iva compresa, a fronte del rimborso da parte della società di una quota del prezzo dell’autovettura”.
Il “driver” si era impegnato, nel contratto con la società di “carvertising”, a circolare il più possibile con la vettura sponsorizzata e anche a postarme due volte a settimana sul proprio profilo Facebook quattro foto scattate in luoghi pubblici diversi.
Peccato che in Italia il codice della strada, nello specifico, vieti espressamente l’utilizzo dei mezzi per pubblicità a titolo oneroso e chi lo fa rischia sonore multe.
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