Viterbo – Riceviamo e pubblichiamo – Celebrazione di San Giorgio nella cattedrale di Viterbo
Oggi, giovedì 22 aprile alle ore 17, vigilia della festa di San Giorgio Martire, patrono del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, Lino Fumagalli, vescovo diocesano, presiederà una solenne liturgia eucaristica nella basilica cattedrale di san Lorenzo, alla presenza dei Cavalieri, delle Dame e dei Volontari della Delegazione della Tuscia e Sabina.
La Delegazione, istituita da circa venti per volontà di S.A.R. l’Infante di Spagna Don Carlos di Borbone delle Due Sicilie, 31° Gran Maestro della Sacra Milizia, opera in ambito caritativo e assistenziale, intensificando la propria attività in favore delle persone svantaggiate in questo periodo di emergenza a motivo della pandemia da coronavirus.
Sotto il profilo spirituale, i Cavalieri Costantiniani della Tuscia e Sabina, hanno come punto di riferimento la Chiesa della SS. Trinità, officiata dai PP. Agostiniani, manifestando, in particolare, una viva devozione verso la Madonna Liberatrice, Protettrice di Viterbo.
Giorgio nasce nella Cappadocia attorno al 280. L’etimologia del suo nome è greca e significa “che lavora la terra”, “agricoltore”. Si racconta che Giorgio si sia trasferito in Palestina arruolandosi nell’esercito di Diocleziano e diventandone ufficiale. Quando, nel 303, l’imperatore emana l’editto di persecuzione contro i cristiani, il santo dona tutti i suoi beni ai poveri e, davanti allo stesso Diocleziano, strappa il documento professando la sua fede in Cristo e rinunciando al suo rango. Per non aver rinnegato il suo credo e anzi, per averlo manifestato così apertamente, viene imprigionato, subisce con fermezza atroci torture e alla fine viene decapitato. Viene sepolto a Lidda, in passato un tempo capitale della Palestina. Nel luogo dove giace il suo corpo sorge una basilica i cui resti sono ancora visibili.
I crociati contribuiscono considerevolmente a trasformare la figura di san Giorgio martire in santo guerriero, volendo simboleggiare l’uccisione del drago come la sconfitta dell’islam. Riccardo Cuor di Leone lo invoca come protettore di tutti i combattenti. Con i Normanni il suo culto si radica fortemente in Inghilterra dove, nel 1348, re Edoardo III istituisce l’Ordine dei Cavalieri di san Giorgio. In tutto il Medioevo diviene un personaggio della letteratura epica che gareggia con i cicli bretone e carolingio.
San Giorgio è considerato patrono di cavalieri, soldati, scout, schermitori, arcieri e dei popoli Rom, i quali lo celebrano il 6 maggio (insieme alle Chiese orientali) con la loro più importante festa, chiamata Gurgevdan in lingua romané. È invocato contro la peste, la lebbra . Inoltre, è onorato dai musulmani che gli hanno dato l’appellativo di “profeta”. Le reliquie del santo si trovano in diversi luoghi del mondo: a Roma la chiesa di San Giorgio al Velabro ne custodisce il cranio per volontà di Papa Zaccaria.
La figura di San Giorgio, uno dei santi più cari alla devozione popolare che lo celebra con numerose feste e ricorrenze, unisce Nazioni e continenti diversi. Moltissimi paesi, realtà aggregative, associative e movimenti spirituali portano il suo nome prendendolo a modello. Il suo esempio, come quello dei primi discepoli, donne e uomini coraggiosi che hanno dato voce con la loro esistenza al mistero di Cristo, ci permette di implorare il dono della fortezza cristiana per chi ancora oggi soffre per la fede, nella certezza che il male non avrà mai più l’ultima parola.
Roberto Saccarello, Delegato della Tuscia e Sabina
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