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Viterbo - Luca Proietti Palombi (13 gradi): "Il decreto di Draghi peggiora solo la situazione"

“Ristorazione, i nuovi provvedimenti del governo sono soltanto una presa per il culo…”

di Daniele Camilli
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Viterbo – “Una presa per il culo”. Luca Proietti Palombi, ristorante 13 Gradi, San Pellegrino, Viterbo, non usa mezzi termini. “I nuovi provvedimenti del governo di Mario Draghi sono soltanto una presa per il culo per tutto quanto il mondo della ristorazione. Non solo non risolvono i problemi – aggiunge Proietti Palombi – ma semmai li peggiorano. Dopo un anno e passa di Covid. Un anno e passa di sacrifici in cui moltissimi ristoratori stanno perdendo tutto. Sembra quasi un dispetto”.


Viterbo - Il ristorante 13 Gradi

Viterbo – Il ristorante 13 Gradi


Ristoranti in zona gialla. Da lunedì 26 aprile si può di nuovo aprire a pranzo e a cena. Soltanto fuori e fino alle 22. Il coprifuoco dovrebbe restare invariato. Una scelta che avrebbe mandato su tutte le furie un intero settore. Quanto meno a Viterbo. Deluso anche dal risultato di una battaglia che dopo scontri di piazza e annunci sembrava essere vincente. E per vincente significava, quanto meno, un’ora in più di respiro. Con il ritorno a casa alle 23 anziché due ore prima della mezzanotte.

“Prima – prosegue Luca Proietti Palombi, quasi trent’anni nel mondo della ristorazione – in zona gialla potevamo restare aperti fino alle 6 del pomeriggio. Dentro e fuori. Adesso ci lasciano utilizzare soltanto lo spazio esterno. Con la possibilità di aprire anche a cena. Ma chi vuoi che venga se poi alle 10 deve starsene di nuovo a casa? Oltretutto, in questo modo, perdiamo tutta quanta la provincia. Per una persona che abita pure a Vetralla, cioè a 15 chilometri da qui, non ha senso venire a cena a Viterbo alle 7 per poi riprendere la macchina e fare dietro front già alle 9 e mezza di sera”.


Viterbo - Luca Proietti Palombi

Viterbo – Luca Proietti Palombi del 13 Gradi


A peggiorare le cose anche il maltempo e il freddo di questi giorni. “Pranzare e cenare solo all’esterno – sottolinea infatti il titolare del 13 gradi – in questo periodo vuol dire correre il rischio di non farlo. Fino alla fine di maggio qui piove sempre. E se piove? Se fa freddo? Se tira vento?… questo decreto è soltanto una presa per il culo. Per tutto il mondo della ristorazione. Si stava meglio quando si stava peggio. Cosa avrebbero dovuto fare? Lasciare tutto come prima, aprendo a pranzo, dentro e fuori, fino alle 6 del pomeriggio”. 


Viterbo - Via San Lorenzo

Viterbo – Via San Lorenzo


Fuori, per strada, la gente è pochissima, col centro storico che in questi mesi, senza più turisti e il giro della provincia, mostra a tutti un fatto. E’ un centro storico disabitato e con grosse sacche di povertà. In preda all’incuria anche perché incolto, cioè privo di persone. E quelle che ci sono si muovono tra spazi e palazzi spesso vuoti o abbandonati. A volte lasciati a se stessi oppure sovraffollati. Un tempo, da queste parti, abitavano più di 30 mila persone. Oggi stanno abbandonatamente sotto le 10 mila. In una città che ne conta 67 mila.

“I ristoranti – spiega Proietti Palombi – in un contesto del genere vivono soltanto di turismo. Se i turisti non ci sono, resta ben poco. Aprire fino alle 10 di sera e soltanto all’esterno, per Viterbo non ha alcun senso”.


Viterbo - Il ristorante pizzeria il Labirinto

Viterbo – Il ristorante pizzeria il Labirinto


Dello stesso avviso è anche Giovanni Uselli del Labirinto, storico ristorante pizzeria lungo via San Lorenzo. A cavallo tra il quartiere medievale di San Pellegrino e il palazzo del conclave. Trentacinque anni nel settore, Uselli è uno dei decani della ristorazione viterbese. Un punto di riferimento affacciato su piazza del Gesù con la fontana e la chiesa di San Silvestro dove nel 1271 Guido di Montfort uccise Enrico di Cornovaglia, e alcuni religiosi, per vendicare l’assassinio del padre.


Viterbo - Giovanni Uselli del Labirinto

Viterbo – Giovanni Uselli del Labirinto


Uselli sta a un tavolo, all’ingresso. Spalle al bancone. Come lo si vede spesso passando per strada quando il locale è chiuso. Ma lui sta ancora dentro. L’ultimo ad andarsene. Si siede di fronte. Accanto il posacenere e le sigarette. Il mirto e il caffè. Attorno, i tavoli coperti dal nylon con le sedute caricate sopra e il telaio rivolto verso l’alto dove c’è il soffitto.


Viterbo - La fontana di piazza del Gesù

Viterbo – La fontana di piazza del Gesù


“Lasciare il coprifuoco fino alle 10 di sera e permettere soltanto l’apertura all’esterno – commenta Uselli – è stato un errore. Le persone non vanno a cena fuori per poi andarsene immediatamente. Dopodiché, io ho la fortuna di avere spazi esterni. Ma chi non ce l’ha, cosa fa? Così non può durare. Così non si può più andare avanti”.


Viterbo - Il ristorante pizzeria il Labirinto

Viterbo – Il ristorante pizzeria il Labirinto


Tra le sale del Labirinto c’è chi lavora in vista del 26. Per sistemare qualcosa, mettere a posto il pavimento, aggiustare qualcos’altro. Quello che in queste settimane, in centro, hanno fatto un po’ tutti. Anche per scansare il momento e fare qualcosa che tenesse occupati. In vista di tempi migliori che ancora non sono arrivati. E ad arrivare si spera siano anche i turisti. “Penso che il turismo quest’anno ci sia, come gli altri anni – dice Uselli -. Viterbo attinge a un bacino importante come Roma. Ma bisogna vedere. E’ tutto nuovo. Quella che era prima la normalità, adesso diventa una novità”.

Nel frattempo, la sola certezza è l’anno di emergenza appena trascorso. Con perdite di fatturato che in questo periodo sembrerebbero essersi attestate attorno al 70%. “Un disastro – sottolinea Giovanni Uselli – devastante. Anche dal punto di vista del morale. Peggio di così non l’ho mai visto”. E non ha aiutato nemmeno l’asporto. “S’è fatto prevalentemente nel fine settimana – ha concluso il titolare del Labirinto -. Ma rispetto all’inizio è calato. Lo fanno tutti e il mercato si è ristretto”.


Viterbo - Il ristorante pizzeria la Chimera

Viterbo – Il ristorante pizzeria la Chimera


Dall’altra parte del centro un altro ristorante storico, la Chimera, che è anche pizzeria. In via della volta buia, a ridosso di via Mazzini e Corso Italia. Sta lì dagli anni ’90. Dalla caduta del muro alla pandemia

“Il problema vero è la chiusura alle 22 – dice Antonio Tonucci della Chimera -. E’ una presa in giro. E a pagare le conseguenze saremo noi ristoratori. Noi richiameremo al lavoro il personale in cassa integrazione. Ma quanto lavoreremo? Bastava un’ora in più, per non mandare via le persone alle 9 e mezza. Oppure, per non vederle arrivare per niente. C’hanno dato il contentino. Tutto qui”.

Daniele Camilli


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24 aprile, 2021

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