Viterbo – Scarichi fuorilegge nel lago di Bolsena. “Gli indagati non sono certo sedici banditi”, avverte il procuratore capo Paolo Auriemma. Al centro la maxinchiesta della procura della repubblica di Viterbo, coordinata da Auriemma assieme ai sostituti Eliana Dolce e Stefano D’Arma, sfociata in ben 16 avvisi di fine indagini per inquinamento ambientale in concorso, 12 dei quali ad altrettanti sindaci e ex sindaci del comprensorio, due ai vertici ex Cobalb e due a funzionari provinciali.
Il procuratore capo Paolo Auriemma
I fatti riguardano il periodo che va dal 29 maggio 2015 a oggi.
“Con l’aggravante – si legge nell’avviso di fine indagine – di averlo commesso su area naturale protetta, essendo il lago di Bolsena un Sito di importanza comunitaria (Sic) e Zona di protezione speciale (Zps) nonché area sottoposta a vincolo paesaggistico”.
“Non sono 16 banditi – ci tiene a sottolineare il procuratore capo – ci sarà da vedere, uno a uno, il contesto normativo e cosa sia accaduto. In questo senso la procura si pone in una posizione di assoluto dialogo. Intanto aspettiamo che vengano consegnati tutti i 415 bis, sicuri che i sindaci potranno dire cose a loro difesa. Per ora possiamo solo dichiarare che si tratta di un’indagine di valenza nazionale, che raddrizza le coscienze”.
“A seguito di tali eventi – si legge ancora – tra l’altro, il giudizio sulla qualità delle acque del lago, espresso dall’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente del Lazio (Arpa) con nota prot. 8894 del 6/2/2018, è passato, relativamente al triennio 2015-2017, dalla classe di ‘qualità buona’ alla classe di ‘qualità sufficiente’ in base ai parametri chimico fisici a sostegno della classificazione di qualità ecologica come definiti dal decreto ministeriale 260 del 2010”.
“E’ stato un lavoro gigantesco, per problemi datati. Basti dire che già negli anni Novanta fu aperto un fascicolo dall’allora pm Carlo Scipio, quando era procuratore Consolato Labate. Sono passati trent’anni. E’ stato fatto un lavoro pazzesco, esaminando tutto il divenire di una situazione che ha radici remotissime”, conclude il procuratore.
Sversamento di liquami nel lago di Bolsena
A decorrere dal 2014, i sedici indagati, a vario titolo, avrebbero mantenuto in esercizio in modo continuativo nel tempo molteplici scarichi non autorizzati delle acque reflue urbane prodotte dai comuni del bacino del lago di Bolsena che sverserebbero i reflui nel suolo in prossimità del lago di Bolsena, nei corsi d’acqua che si immettono nelle acque del bacino del lago o direttamente nel lago.
Gradoli: scarichi abusivamente effettuati tramite un tubo dì scarico di acque reflue, proveniente dalla raccolta dei reflui fognari comunali, rinvenuto nei pressi della strada provinciale numero 114 all’altezza dell’incrocio con la strada comunale “Carrozza” che sversa in una scolina di raccolta delle acque piovane.
Grotte di Castro: scarichi abusivamente effettuati tramite un tubo di scarico rinvenuto in località “Borghetto” (incrocio strada provinciale 48 con strada statale 489) che sversa in una scoIina per la raccolta delle acque meteoriche.
San Lorenzo Nuovo: scarico abusivo di acque reflue, non convogliate nel collettore Cobalb, nei pressi di strada “Torano”; ulteriore scarico proveniente dalla sottostazione “Lago” Cobalb nei pressi del lago a servizio delle strutture del lungolago che sversa in una scolìna per poi confluire nel lago.
Bolsena: scarico abusivo all’interno di un pozzetto sito nei pressi della stazione di sollevamento numero 5 e più precisamente sulla strada comunale “Viale Armando Diaz che sversa direttamente al lago”; scarico abusivo nei pressi della stazione numero 8 ed in particolare è stata riscontrata una tubazione che attraverso uno sfioro posto sulla circumlacuale, prima di entrare nelle vasche della stazione di sollevamento, confluisce su un corso d’acqua denominato fosso “Arlena” che confluisce direttamente nel lago; scarico abusivo nelle immediate vicinanze della stazione di sollevamento numero 9 in località “Granaro” che dalla condotta del circumlacuale e prima di entrare nelle vasche della stazione di sollevamento, sversa attraverso un tubo direttamente nel lago.
Montefiascone – Sversamento ex Cobalb nel lago
Montefiascone: scarico abusivo nei pressi della stazione di sollevamento Cobalb 11 di reflui fognari provenienti da Montefiascone direttamente sulla scolina laterale della strada provinciale del Lago, per poi giungere a un fosso scorrente nelle immediate vicinanze.
Capodimonte: scarico abusivo all’interno del porto.
Marta: scarico abusivo sulla condotta circumlacuale, nei pressi della stazione di sollevamento numero 15, tramite un tubo che scarica direttamente al lago nei pressi della scogliera nei pressi di un ristorante.
Valentano: scarichi abusivi rinvenuti nei pressi delle sottostazioni di sollevamento “Felceti” e “Fontane”, tramite tubazioni che dalle vasche riversano il refluo urbano nei corsi d’acqua circostanti che, pur essendo distanti dallo specchio d’acqua lacuale, contribuiscono all’apporto di nutrienti nel bacino idrografico e quindi nel lago di Bolsena.
Sversamenti sul lungolago, un cartello di divieto di balneazione
Chi sono i 16 indagati
I dodici sindaci, tra ex e in carica, sono: Mario Fanelli e Antonio De Rossi di Capodimonte, Lucia Catanesi e Maurizio Lacchini di Marta, Luciano Cimarello e Massimo Paolini di Montefiascone, Paolo Equitani di Bolsena, Massimo Bambini di San Lorenzo Nuovo, Luigi Buzi di Gradoli, Piero Camilli di Grotte di Castro, Francesco Pacchiarelli e Stefano Bigiotti di Valentano.
Per la provincia sono indagati i funzionari Mara Ciambella e Ernesto Dello Vicario. Per la Cobalb, infine, sono indagati l’ex direttore generale Massimo Pierangeli e l’ex rappresentante legale e amministratore unico Giancarlo Olivastri.
Silvana Cortignani
Presunzione di innocenza
Per indagato si intende semplicemente una persona nei confronti della quale vengono svolte indagini preliminari in un procedimento penale.
Nel sistema penale italiano vige la presunzione di innocenza fino alla sentenza definitiva. Presunzione di innocenza che si basa sull’articolo 27 della costituzione italiana secondo il quale una persona “non è considerata colpevole sino alla condanna definitiva”.
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