Viterbo – “La chiusura dei centri commerciali nei giorni festivi e prefestivi è diventata ormai una vera e propria persecuzione da parte del governo. Una discriminazione megagalattica”. Giovanni Scuderi è il presidente del consorzio Tuscia, il centro commerciale a nord di Viterbo. Quello che tutti chiamano l’Ipercoop. Ieri, attorno alle 11, lo sciopero di 10 minuti dei negozi all’interno della struttura che si affaccia sulla tangenziale ovest della città. “Uno sciopero pienamente riuscito – commenta Scuderi -. Ha aderito il 95% delle attività commerciali”.
Viterbo – Lo sciopero dei negozi del centro commerciale Tuscia
A spiegare le ragioni ai clienti, una serie di volantini e manifesti agli ingressi e lungo i corridoi del centro commerciale. “Chiudiamo perché vogliamo aprire – sta scritto sul manifesto -. Incomprensibili – prosegue poi – le ragioni del decreto che continua a far rimanere chiusi nei giorni festivi e prefestivi i punti vendita di tutti i centri commerciali d’Italia. Questi luoghi continuano ad essere sicuri per i lavoratori e i consumatori. Per questo abbasseremo le serrande per alcuni minuti. Un gesto simbolico per chiedere al governo e alla politica di farci tornare subito alla normalità”.
Viterbo – Giovanni Scuderi
La richiesta è secca. “I centri commerciali – sottolinea Scuderi – vanno riaperti subito nei festivi e prefestivi, cioè nei fine settimana. Si ipotizza il 22 maggio, ma sarebbe già troppo tardi. Siamo chiusi da quasi 8 mesi. E ad essere chiusi nei weekend siamo soltanto noi, mentre di fronte ad altre realtà, altrettanto grandi, ci sono le file”.
Viterbo – Il centro commerciale Tuscia
Il centro commerciale Tuscia conta ad oggi 44 negozi e circa 700 lavoratori. Lo sciopero è stato organizzato dalle associazioni per il commercio Ancd-Conad, Confcommercio, Confesercenti, Confimprese, Cncc–Consiglio nazionale dei centri commerciali e Federdistribuzione, “per contestare – riporta la nota stampa del giorno prima – le misure governative che impongono la chiusura nei giorni festivi e prefestivi in centri commerciali, outlet ed alcuni parchi commerciali”. A poter restare aperti soltanto supermercati, tabaccherie, cartolerie e librerie.
Viterbo – Lo sciopero dei negozi del centro commerciale Tuscia
Le conseguenze della chiusura nei fine settimana sono e sono state pesanti. “Le perdite di fatturato – continua Scuderi – superano ormai il 50% ogni mese. Dicembre, il mese per noi più importante dell’anno, è stato un fallimento. I saldi invece un puro e semplice disastro. Siamo ormai agli sgoccioli. A dicembre, ripeto, il mese più importante dell’anno, abbiamo lavorato 13 giorni su 31. Senza considerare le chiusure totali del primo lockdown e successivamente delle zone rosse”.
A pesare sono poi i costi di gestione. “Non riusciamo più a sostenerli – spiega Scuderi -. A fronte infatti della perdita di fatturato, i costi, affitti, bollette, eccetera, sono invece rimasti invariati”.
Viterbo – Lo sciopero dei negozi del centro commerciale Tuscia
Infine, i lavoratori. Molti sono ancora in cassa integrazione, e non sanno neanche se potranno tornare al lavoro. “In tutta Italia – dice Scuderi – ci sono in ballo un milione e mezzo di posti di lavoro. Ad esempio su 31 persone che lavorano con me, 15 sono ancora in cassa integrazione”.
Viterbo – Il centro commerciale Tuscia
Una decisone, quella di tenere chiusi i centri commerciali nel fine settimana, ritenuta ormai “incomprensibile. Non riusciamo proprio a trovare una ragione – conclude Giovanni Scuderi -. La consideriamo solo un’ingiustizia oppure una precisa scelta politica volta a penalizzare i centri commerciali. E la troviamo incomprensibile anche perché ad oggi i centri commerciali sono tra i luoghi più sicuri, con tutti i dispositivi di protezione previsti, controlli all’ingresso e forze dell’ordine che passano ogni giorno. Eppure tutto questo sembra non bastare. Forse perché non siamo scesi in piazza. Fatto sta che stiamo peggio dell’anno scorso ed è fondamentale che il governo ci permetta di riaprire subito anche nei fine settimana”.
Daniele Camilli
Fotogallery: Lo sciopero dei negozi del centro commerciale
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