Viterbo – Via Mazzini, Viterbo. Tra Madonne, braccianti e vinili. Il quartiere, e le sue 8 vie, provano a ripartire così. Dopo la fase più dura dell’emergenza dovuta al virus e, ancora, sul crinale di una crisi sempre presente ed iniziata ben prima del Covid. A monte del quartiere, e a ridosso di Porta della Verità, c’è intanto la battaglia che da un anno e mezzo sta portando avanti il comitato per il Nuovo parco Chiara Lubich. Per ridargli quella dignità che le chiusure, ma soprattutto l’incuria, l’erba e i giochi da cambiare, sembrano avergli tolto.
Viterbo – Via Mazzini
I vinili. Sono quelli che ha portato Federico Biscetti, titolare dell’Amaris in piazza Dante, utilizzando una consolle che ha messo all’entrata. Giradischi e dischi sono suoi. “La mia collezione privata – tiene a specificare. Ho portato tutto giù da casa, abito qui vicino, e messo a disposizione di chi vuole. E chi vuole può portarsi da casa i vinili che ha e venirli ad ascoltare qui senza alcun problema”.
Viterbo – Federico Biscetti
Il bar Amaris è soltanto uno dei due che stanno lungo via Mazzini, quella principale, dove ci sono anche il Savi, un tabaccaio, un negozio per animali, uno di abbigliamento americano, una macelleria, un ortofrutta, una libreria, un negozio di giocattoli, un alimentari, un attività di grafica, un’altra d’informatica. Così come una legatoria e una sartoria. Attività per lo più storiche o che stanno lì da oltre vent’anni. Il tessuto connettivo di un intero quartiere dove si trovano anche quattro istituti scolastici, di cui due privati, e gli studenti universitari stanno mano mano affittando case anche da queste parti. Dove è presente già, da tempo, come in qualsiasi altro quartiere popolare della città, la seconda generazione. Figli di immigrati che adesso hanno vent’anni. Un soggetto completamente nuovo e perfettamente autonomo che la sera torna a dormire nelle case tra via di Mezzo e via del Giglio.
Viterbo – Piazza Dante e il giradischi di Federico Biscetti
Il quartiere non ha risentito della crisi. Ovvero, ne ha risentito molto meno rispetto agli altri. La quasi totalità delle attività economiche è rimasta aperta per tutta la durata del lockdown. Attività economiche essenziali, di prima necessità. Il quartiere ha risentito invece della forte tensione di un anno e mezzo di emergenza. “Proprio perché le attività – sottolinea Biscetti – sono rimaste sempre aperte e chi ci lavora sempre esposti al pericolo. Anche gli abitanti avevano le attività sotto casa. Ma questa zona, durante il lockdown, è stata il punto di riferimento di tanti che venivano a fare acquisti”.
Viterbo – Le strade attorno a via Mazzini
Un microcosmo a sé stante e al tempo stesso il relitto antropologico di quella che era la vita di quartiere di un tempo. Passata per lo più all’aperto. Al bar e per strada.
Viterbo – Antonio Biagioli della Uila
Lungo le strade del quartiere ci sono poi, sui muri delle case, graffiti vecchi e nuovi. Tra i più datati, in alcuni casi sbiaditi, cuori incisi con il coltello e slogan anni ’70. Dall’Immaginazione al potere al professionale in lotta. Passando per Hitler, Stalin, Mao e partigiani. Ultimamente ne è venuto fuori uno nuovissimo, fatto con il gesso. Ritrae Cheikh Ahmadou Bamba, (MBacké 1853-Diourbel, 19 luglio 1927), leader religioso senegalese di fede musulmana e fondatore della confraternita muride. I Baye Fall. Serigne Touba.
A ridosso del quartiere ci sono inoltre tre pietre d’inciampo che ricordano le famiglie Anticoli e Di Porto deportate e assassinate nei campi di sterminio nazisti durante la seconda guerra mondiale e un’epigrafe accanto alla Porta che riporta invece i nomi dei garibaldini uccisi nel tentativo di prendere Viterbo nel 1867.
Viterbo – Il graffito che ritrae Cheikh Ahmadou Bamba, Serigne Touba
“La ripresa sta andando molto bene – dice Biscetti -. Le persone hanno voglia di uscire. Quello che abbiamo perso in questi mesi, con i conti corrente che sono arrivati per davvero a zero, lo stiamo recuperando. Da queste parti stiamo poi anche beneficiando della fusione tra Banca Intesa e Ubi banca che ha portato nuovi dipendenti e nuovi correntisti. Quindi nuovi clienti per il bar”. La sede della banca si trova infatti lì di fronte. Un palazzo storico della città. Lungo la via, anche una chiesa, San Giovanni in Zoccoli, e due fontane medievali. Piazza Dante e piazza della Crocetta. In fondo, la casa dove è nata Santa Rosa, più avanti quella dove ha vissuto e qualche metro più in là santuario e monastero dove è sepolta.
Viterbo – Le strade attorno a via Mazzini
Infine – conclude Biscetti – anche non poter fare consumazioni all’interno va bene. Finché c’è la possibilità di usufruire degli spazi esterni e fa bel tempo. Come sta facendo in questi giorni”.
Viterbo – Le strade attorno a via Mazzini
Di lato alla via, le strade che portano al Corso. Qui la storia è diversa, e anche da queste parti ci sono attività economiche e ristoranti. “Qui vivono e si concentrano – racconta Antonio Biagioli, sindacalista della Uila che ha sede a due passi dal quartiere – il grosso dei braccianti della città. Lavoratori che si alzano la mattina alle 4 per andare a lavorare in campagna e tornano a casa la sera per riposarsi. Oppure ragazzi che lavorano nei ristoranti del centro con turni che a volte coprono l’intera giornata. Vivono negli appartamenti del quartiere e hanno tra i 20 e 40 anni. Un lavoratore giovane, che di solito non ha nessuno alle spalle e che è arrivato a Viterbo dopo percorsi lunghi e difficilissimi. Spesso anche con problemi legati al rinnovo dei permessi di soggiorno o a diritti che non conoscono ma che, per beneficiarne, bisogna prima attivarli”.
Viterbo – Le strade attorno a via Mazzini
“Un proletariato – così lo definisce Biagioli – fatto di braccianti, camerieri, tutto fare e altro che si sta pian piano amalgamando, anche con i giovani del posto. Condividendo molto assieme a loro. Un tipo di lavoratore che fa l’operaio in campagna ma si sa muovere benissimo in città gestendo a volte situazioni al limite. Con i familiari che vivono a migliaia di chilometri di distanza e che non vedono più da anni. Quando questi ragazzi ti raccontano il loro bagaglio di esperienze e poi ti dicono che hanno solo 20, 25 anni, all’inizio non gli credi”.
Viterbo – La chiesa di San Giovanni in Zoccoli lungo via Mazzini
E il problema per questi lavoratori che vivono nel quartiere, fa notare Biagioli, “non sono soltanto le condizioni di lavoro, i contratti, le disoccupazioni eccetera. Il problema per loro sono anche le condizioni di vita in cui a volte sono costretti. Con case piccole, umide e in palazzi lasciati a se stessi dove spesso vivono famiglie e ragazzi provenienti dai diversi punti della terra. Tra loro cominciano poi ad esserci anche diversi studenti, non solo universitari, ma anche ragazzi che fanno le scuole superiori, hanno raggiunto la maggiore età e hanno deciso di andare a vivere da soli, iniziando a lavorare. Continuando poi, finché ce la fanno, a studiare”.
Viterbo – Il convento del Buon Pastore
Una nuova generazione di giovani lavoratori, all’interno di un tessuto sociale che a Viterbo si va sempre più diversificando, anche dal punto di vista della collocazione urbana degli strati sociali. “Con i gruppi dirigenti, e le famiglie che ci abitavano una volta – commenta Biagioli – che si sono spostati ormai da tempo fuori le mura. Con il centro storico che si sta sempre più strutturando in quartieri turismo-dedicati e quartieri popolari e bracciantili con tante novità che, dal punto di vista sociale, bollono in pentola, ma non ancora del tutto chiare. Fatto sta che visti i tempi, considerata la vita dura che questi lavoratori fanno e le difficili condizioni in cui vivono, con redditi bassi e precari, ma perfettamente, in molti casi, consapevoli dei propri diritti, non è da escludersi in futuro novità, anche culturali, in termini di vivacità e conflittualità sociali venire proprio da queste parti”.
Viterbo – Il convento del Buon Pastore
Infine le Madonne. A parte la piccola in celeste, quella dell’edicola dell’Ave Maria in fondo a via di Mezzo, ce n’è una in particolare che si trova all’interno del convento del Buon Pastore, in via della Volta Buia. Conservato grazie al lavoro delle associazioni che hanno lì la sede. Riaperto invece a tutti per merito della Chimera, il ristorante pizzeria che ha ormai quasi quarant’anni che sta proprio dirimpetto al convento, mettendone in tiro, in questi mesi, corridoi e chiostro. Dove ha trasferito i tavoli all’aperto. Rimettendo a nuovo anche l’illuminazione del chiostro. Dove è possibile cenare. Merito di Renato Mazzi e Antonio Tonucci.
Viterbo – Il convento del Buon Pastore
In fondo a uno dei corridoi, la Madonnina. Quella di cui sopra. Accanto, un’epigrafe con su scritto che “sua eccellenza il cardinal Cretoni ha concesso 300 giorni d’indulgenza una volta al giorno a chiunque reciterà tre Ave Maria innanzi a questa grotta della Vergine Santissima di Lourdes. 23 settembre 1907”. Non se sa mai…
Daniele Camilli
Fotogallery: La zona di via Mazzini
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