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Viterbo - L'area termale non riapre e i gestori puntano il dito contro palazzo dei Priori che li ha lasciati nel limbo: "Invece di tutelarci se ne lavano le mani" - FOTO

“Il silenzio del comune sta uccidendo il Bagnaccio, vasche chiuse e lavoratori a rischio”

di Giuseppe Ferlicca
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Viterbo – Il silenzio del comune sta affogando il Bagnaccio. Una decina di dipendenti e migliaia di soci lasciati a secco. Vasche termali chiuse da mesi. Prima per il Covid, ma si poteva comunque riaprire: “Il comune doveva chiedere il riconoscimento come acque terapeutiche – ricorda Gabriele Scorza, dell’associazione che gestisce l’area – ma non lo ha fatto”.

Adesso le regole consentirebbero di riaprire, ma non è possibile. Manca un’autorizzazione per lo scarico delle acque. “Richiesta partita a marzo 2020 all’amministrazione, ma da allora, nulla”, ribatte Scorza.



L’ultima goccia in un bicchiere ormai colmo, che vede al centro le tanto amate vasche di acqua sulfurea in strada Garinei. Tutto parte nel 2017, quando il progetto presentato dagli attuali gestori è risultato vincitore, consentendo d’ottenere la subconcessione della risorsa termale fino al 2027.

Da quel momento, però, qualcosa si è inceppato. Problemi con le opere da realizzare, previste nel progetto avallato da palazzo dei Priori. Ogni iniziativa, una difficoltà, tempo che trascorre invano,. sentendo i diretti interessati.

Fino ad arrivare a ieri, un martedì di maggio, col sole a picco e una vista desolante. Vasche vuote, personale preoccupato per il proprio futuro, gestori e titolari esasperati. Ci sono solo loro al Bagnaccio, a raccontare una storia che inizia a scottare. Come l’acqua.


Viterbo - Il Bagnaccio chiuso - I dipendenti

Bagnaccio chiuso – I dipendenti


“Il futuro è incerto – continua Scorza – il comune invece di tutelare questo luogo, se ne lava le mani. Abbiamo partecipato a un bando pubblico per la subconcessione dell’acqua termale e prima ancora il consiglio comunale ha deliberato questo posto di pubblica utilità”.

Con l’aggiudicazione della gara sono iniziate le attività, compresa la realizzazione di alcune opere: “Autorizzate e vagliate dall’amministrazione”. Per alcune poi è è arrivata l’ordinanza di demolizione. “Erano nel progetto con cui abbiamo partecipato al bando – insiste Scorza – tutto autorizzato e vagliato, poi ci dicono che non si possono più fare”.

Messa così è difficile da comprendere. “Negli uffici deve essere cambiata l’interpretazione della norma. Prima in un’area agricola era possibile, adesso non più. Ma noi non siamo un centro termale o una spa. Queste sono vasche all’aperto”. Diversità di vedute, probabilmente, tra uffici tecnici comunali. In mezzo c’è il Bagnaccio, lasciato a bagnomaria. Se la soluzione poteva essere modificare lo strumento urbanistico, finora non è mai stato adeguato. “Mai abbiamo avuto una risposta chiara sulla via da intraprendere. Centro volte siamo andati e cento soluzioni ci hanno prospettato, salvo poi cambiare sempre.


Viterbo - Il Bagnaccio chiuso

Il Bagnaccio chiuso


Dal 15 maggio potevamo riaprire e invece siamo chiusi, con i fruitori che se la prendono con noi, quando non è cosi”. Non c’è solo chi deve rinunciare alle acque del Bagnaccio. Qui ci lavorano in dieci. Dieci famiglie che con le vasche vuote si sentono con l’acqua alla gola. Senza considerare l’indotto.

“Siamo arrivati all’assurdo – continua Scorza – dell’avere chiesto il 18 marzo 2020, il nulla osta allo scarico delle acque”. Procedura diventata necessaria. “Senza riscontro. Solo silenzio, siamo stati lasciati in balia del nulla”.

Il Bagnaccio è da sempre molto frequentato. “Sfido chiunque a trovare un altro posto simile dove si pagano 80 euro l’anno – spiega Federico Basile – sei euro al mese, per tutti gli ingressi che si vuole.

Capisco che la cosa possa dare fastidio, ma l’amministrazione deve dirci cosa fare. Deve dirci sì o no. Così non è più accettabile.

Il comune ci ha preso in giro, lo dobbiamo dire e noi chiediamo certezze. Per i dipendenti e per i soci. Ogni giorno ci arrivano almeno una ventina di email per chiederci quando riapriamo”. Anche mentre parla, all’ingresso si avvicinano visitatori. Stessa domanda. Quando potranno fare un bagno? “Noi, finché non abbiamo certezze non ripartiamo, non vogliamo di nuovo rischiare ancora controlli e che ci fermino ancora”.

Che qualcosa non stava scorrendo per il verso giusto, al Bagnaccio se ne sono accorti quasi subito, quando si è trattato di realizzare altre due piscine, esterne all’area attuale, da fruire gratuitamente. Era un adempimento previsto: “Invece, ci hanno bocciato la tubatura che era necessaria – ricorda Scorza – per portare l’acqua. In questo modo passa come se noi vivessimo nell’illegalità, mentre abbiamo solo ottemperato a quanto previsto nel contratto”.


Viterbo - Il Bagnaccio chiuso - Federico Profili e Gabriele Scorza

Bagnaccio chiuso – Profili e Scorza


C’è il rammarico nel vedere evaporare un lavoro che ha portato frutti. “Otto anni fa – ricorda Scorza – qui ci veniva chiunque e succedeva di tutto. Oggi è un posto ordinato e pulitissimo. Va tutelato, ma il rischio è che possa chiudere per anni. Ci dicessero cosa dobbiamo fare. Anche per un no, ci convocassero. A chi ci domanda quotidianamente notizie, gireremo le email del comune. È lì che devono chiedere”.

Nel frattempo, la struttura anche chiusa ha un costo. La manutenzione e la vigilanza vanno garantite in ogni caso.

Sulle opere colpite da ordinanza per essere rimosse si è discusso, ma qualcosa ancora c’è da dire. “Parliamo di un casottino rimovibile con le ruote, era per dare un tetto ai ragazzi che lavorano. La roulotte che c’era prima era indecente.

Noi non volevamo arrivare a uno scontro, ma ci troviamo di fronte a un muro di gomma”.

Del Bagnaccio se ne sta interessando da tempo, Chiara Frontini (Viterbo 2020). Anche lei, ieri era sul posto. “Questi sono i danni di un atteggiamento dilatorio da parte di una politica che non è capace di decidere – dice Frontini – è inaccettabile non dare risposte, magari negative, ma rispondere alle associazioni e ai cittadini è un obbligo morale”.


Viterbo - Il Bagnaccio chiuso - Chiara Frontini

A sinistra Chiara Frontini


Frontini ci vede qualcosa di simile rispetto alla vicenda del Poggino. “Questa situazione è speculare a quanto accaduto con Apea: se ci sono criticità vanno affrontate, non rimandate. Dopo il Poggino, ecco un altro fallimento della maggioranza Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia e Fondazione. Se si rimandano le decisioni sine die senza prendere posizione in un senso o nell’altro, ecco i risultati.

I viterbesi amano il Bagnaccio e lo vogliono vedere aperto. Noi siamo al loro fianco, è un luogo che svolge un ruolo sociale importante. Senza contare i posti di lavoro sospesi, che in questo momento storico sono ancora più preziosi e l’indiscussa attrazione turistica, che porta un indotto in città”.

Giuseppe Ferlicca


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19 maggio, 2021

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