Viterbo – “Siamo in piazza perché siamo stanche di condanne vergognose e di una cultura dello stupro che sminuisce le violenze e colpevolizza le vittime. In un mese e mezzo di attività del centro antiviolenza Penelope abbiamo già accolto una trentina di donne. L’ultima l’altro ieri. E parecchi ingressi sono minori vittime di violenze sessuali”. E’ la situazione di Viterbo. Quella descritta dalla presidente dell’associazione Kyanos Marta Nori e presa in carico dal centro Penelope inaugurato l’8 marzo in Ats con la cooperativa Prassi e ricerca di Roma e l’associazione Ponte Donna.
“Molti anche i casi di violenze e di molestie tra i banchi di scuola – ha poi aggiunto la segretaria generale della Rete degli studenti medi di Viterbo, Bianca Piergentili – oppure di discorsi che non vengono riconosciuti subito dalle studentesse perché mancano gli strumenti”.
Viterbo – Il sit in delle associazioni in piazza della Rocca
Marta Nori e altre sigle, tra cui la Rete, hanno organizzato ieri pomeriggio un sit in a piazza della Rocca, a Viterbo, in attesa della sentenza della Cassazione che ha poi confermato le condanne a 2 anni e 10 mesi per Riccardo Licci e 3 anni per Francesco Chiricozzi.
Licci e Chiricozzi sono stati arrestati il 29 aprile 2019 per avere violentato e filmato una 38enne, in stato di semincoscienza a causa di un mix di farmaci e alcol. Il tutto all’interno del circolo di CasaPound di piazza Sallupara a Viterbo, nella notte tra l’11 e il 13 aprile di due anni fa.
Viterbo – Marta Nori, associazione Kyanos e centro antiviolenza Penelope
Ieri pomeriggio, al Palazzaccio di piazza Cavour, a Roma, l’udienza che ha deciso, in via definitiva, le loro sorti giudiziarie. Condanne che Marta Nori ha definito “un oltraggio. Non per chi è stato condannato ma per la vittima”.
Un lavoro intenso quello del centro antiviolenza Penelope, nato con il contributo della regione Lazio e grazie al lavoro e all’impegno delle assessore alle politiche sociali regionale, Alessandra Troncarelli, e comunale, Antonella Sberna. “Stiamo lavorando anche per la casa rifugio – ha poi sottolineato Nori -, un progetto che ha come partner il comune di Viterbo, e l’avvio, in rete con tutte le istituzioni, di tavoli istituzionali per cercare di avviare una collaborazione con tutte le realtà esistenti sul territorio”.
Viterbo – Il sit in delle associazioni in piazza della Rocca
Ieri, in piazza, assieme a Kyanos, c’erano anche Ponte Donna, Prassi e Ricerca, il centro antiviolenza Penelope, la Rete degli studenti medi, la federazione provinciale di Viterbo dell’Usb, l’Altro circolo-centro culturale di iniziativa omosessuale, Aucs studenti e SocialmenteDonna. Con loro, il consigliere comunale del Movimento 5 stelle, Massimo Erbetti.
“Le storie che arrivano al centro – spiega Nori – sono storie di violenza in generale. Violenza domestica, violenza sessuale, violenza psicologica, stalking. Abbiamo toccato quasi tutti i casi di violenza di genere. La cosa che ci colpisce particolarmente è che abbiamo avuto parecchi ingressi di minori vittime di violenze sessuali”.
Viterbo – Bianca Piergentili della Rete degli studenti
In Italia, secondo i dati Istat, il 31,5% delle 16-70enni (6 milioni 788 mila) ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale. Il 20,2% (4 milioni 353 mila) ha subìto violenza fisica, il 21% (4 milioni 520 mila) violenza sessuale, il 5,4% (1 milione 157 mila) le forme più gravi della violenza sessuale come lo stupro (652 mila) e il tentato stupro (746 mila).
Ha subìto violenze fisiche o sessuali da partner o ex partner il 13,6% delle donne (2 milioni 800 mila), in particolare il 5,2% (855 mila) da partner attuale e il 18,9% (2 milioni 44 mila) dall’ex partner. La maggior parte delle donne che avevano un partner violento in passato lo hanno lasciato proprio a causa delle violenza subita (68,6%). In particolare, per il 41,7% è stata la causa principale per interrompere la relazione, per il 26,8% è stato un elemento importante della decisione.
Viterbo – Il sit in delle associazioni in piazza della Rocca – Il centro antiviolenza Penelope
“Viviamo in una società di stampo patriarcale – ha detto Marta Nori intervenendo in piazza – dove fin da piccole ci viene insegnato a difenderci dallo stupro e non agli uomini a non stuprare ed è per questo che crediamo sia indispensabile una cultura e una educazione femminista che possa sradicare pre-idee, preconcetti e pregiudizi. Ogni giorno le donne subiscono violenze e molestie e noi donne assistiamo sconcertate ad atteggiamenti che, quelle stesse violenze e molestie le vorrebbero sminuire”.
“Sullo stupro esistono diffuse e radicate aspettative – ha aggiunto Nori -. Nel mito dello stupro si urla, si piange, ci si difende con tutte le proprie forze, e si denuncia immediatamente. Nel mito dello stupro, la vittima è vestita in un certo modo, è sobria, non ha avuto molti uomini nel proprio passato e non si trova in determinati posti a determinate ore della notte. La vittima ideale di stupro, per essere credibile e creduta, deve corrispondere dunque all’idea e al ruolo che alla donna è stato assegnato dentro un preciso sistema di potere: il patriarcato”.
Viterbo – Il sit in delle associazioni in piazza della Rocca
“Sorreggono la cultura dello stupro – ha proseguito la presidente di Kyanos – le battute sessiste, il dare la colpa alla vittima, l’oggettivazione sessuale, l’usare la mancanza di coscienza come attenuante e non come aggravante, o la cosiddetta goliardia. Con questo non diciamo che chiunque faccia battute sessiste automaticamente stupri le donne. Ma questo significa che chiunque faccia quelle battute sessiste, o ne rida, o rimanga in silenzio, alimenta la cultura dello stupro. La cultura dello stupro viene perpetuata attraverso l’uso di un linguaggio misogino, la riduzione del corpo femminile a oggetto, costruendo in questo modo una società che non ha rispetto per i diritti e la sicurezza delle donne. L’impatto della cultura dello stupro ci tocca tutte. La maggioranza delle donne e delle ragazze limita i propri comportamenti a causa dell’esistenza dello stupro”.
Le donne, evidenziano i dati Istat, subiscono minacce (12,3%), sono spintonate o strattonate (11,5%), sono oggetto di schiaffi, calci, pugni e morsi (7,3%). Altre volte sono colpite con oggetti che possono fare male (6,1%). Meno frequenti le forme più gravi come il tentato strangolamento, l’ustione, il soffocamento e la minaccia o l’uso di armi. Tra le donne che hanno subìto violenze sessuali, le più diffuse sono le molestie fisiche, cioè l’essere toccate o abbracciate o baciate contro la propria volontà (15,6%), i rapporti indesiderati vissuti come violenze (4,7%), gli stupri (3%) e i tentati stupri (3,5%).
Viterbo – Il sit in delle associazioni in piazza della Rocca
“Lo stupro è potere – sottolinea poi Nori -, lo è quando decidiamo di cambiare strada perché abbiamo paura, quando non ci vestiamo come ci piace per paura di venire giudicate, lo è quando ci facciamo accompagnare la sera e lo è tutte le volte che non viene presa posizione di dissenso di fronte ad atteggiamenti sessisti”.
Le donne che arrivano al centro antiviolenza Penelope, “arriva in autonomia – spiega Marta Nori – oppure carabinieri e questura ci chiamano e noi ci mobilitiamo. Provengono sia da Viterbo che dalla provincia. La violenza di genere è un fenomeno trasversale”.
Viterbo – Il sit in delle associazioni in piazza della Rocca
“Non bastano le sentenze – ha commentato infine la presidente della Rete degli studenti medi di Viterbo, Bianca Piergentili -, ma bisogna iniziare un percorso all’interno delle scuole che educhi e sensibilizzi le persone al rispetto di genere e contrasti tutte le violenze che le ragazze devono subire stando sui banchi di scuola e in generale nella vita. Esiste un sessismo che in questo periodo è molto più difficile da riconoscere. Ci sono molti casi di violenze e di molestie tra i banchi di scuola oppure di discorsi che non vengono riconosciuti subito dalle studentesse perché mancano gli strumenti”.
Daniele Camilli
Fotogallery: Il sit in in piazza della Rocca
Articoli: “Le condanne per Licci e Chiricozzi sono un oltraggio… Se toccano una, toccano tutte” – Stupro di gruppo, confermati 2 anni e 10 mesi per Licci e 3 anni per Chiricozzi
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