Viterbo – “Un museo per far conoscere la storia dei carabinieri e arricchire la città”. Il primo in assoluto in città e provincia. Un museo che racconta anche la storia dei carabinieri, nella Tuscia. Roberto Spolverini presenta così la nuova impresa dell’associazione nazionale carabinieri di Viterbo diretta dal presidente Bernardino Colageo.
Viterbo – Museo della storia dei carabinieri
La prima impresa è stata infatti la sede. Conquistata dopo anni di onorata carriera, che hanno visto anche la nascita di un nucleo di protezione civile. La sede si trova in via Saffi, davanti a Palazzo Gentili, residenza della provincia. Un seminterrato tra il nome della via dedicata a Mario Fani e l’epigrafe che ricorda invece il rogo di Giordano Bruno. Il primo, viterbese e fondatore dell’Azione cattolica. Il secondo, bruciato come eretico in campo de’ Fiori a Roma.
Viterbo – Il museo della storia dei carabinieri
La sede dell’associazione nazionale carabinieri sta diventando adesso anche la sede del primo museo storico dell’Arma dei carabinieri. La seconda impresa, per cui l’associazione sta cercando anche nuovi spazi dove predisporre un allestimento che renda onore all’idea. E diventi anche un punto di riferimento per i turisti di passaggio a Viterbo, ampliando l’areale di rinascita di una via che fino a pochissimi anni fa sembrava destinata alla desertificazione, via Saffi, e che invece da un po’ di tempo a questa parte si sta mano mano rilanciando grazie anche alle iniziative culturali di associazioni e attività commerciali concentrato per il momento tra l’imbocco lato piazza Fontana e le scalette che vengono su da via Cavour.
“L’obiettivo del museo – racconta Spolverini – è quello di far conoscere la storia dei carabinieri attraverso gli oggetti che l’hanno caratterizzata. Oggetti che abbiamo indossato e usato durante tutto il nostro percorso”.
Viterbo – Roberto Spolverini dell’associazione nazionale carabinieri
Roberto Spolverini è stato infatti un carabiniere. Partito da Vetralla, Tre Croci, è sbarcato in Sardegna, a Iglesias, nel 1981. Poi La Storta, il nucleo scorte a Roma per 10 anni, 20 anni di radiomobile a Ronciglione e infine l’officina. Adesso è uno dei principali collaboratori dell’associazione nazionale carabinieri di Viterbo. Assieme a lui anche il presidente Bernardino Colageo e i soci Andrea Carlo Spina e Fernando Galatioto.
Viterbo – La sede dell’associazione nazionale carabinieri
“L’idea del museo – racconta Spolverini – è nata una sera a cena, attorno a un tavolino. Da quel momento in poi abbiamo iniziato a raccogliere il materiale e ad allestirlo all’interno della sede in via Saffi”.
Viterbo – Il museo della storia dei carabinieri
Tra i materiali raccolti ed esposti, divise, cappelli, alte uniformi, manette, una radio portatile gamma 400, un sistema radio attivo un tempo nelle stazioni dei piccoli centri. “Tutto donato dai colleghi – prosegue Spolverini – oppure cose che ciascuno di noi ha messo. Tutto risalente agli anni che vanno dal secondo dopoguerra all’inizio degli anni ’80.
Viterbo – Andrea Carlo Spina dell’associazione nazionale carabinieri
Il museo ha anche altre due qualità, oltre a quella d’essere il primo del genere nella Tuscia. La prima, simbolica. Un museo che in qualche modo è luogo di memoria in un luogo dove la memoria gioca un ruolo importante. Mario Fani, emblema del mondo cattolico, e Giordano Bruno, così come si chiamava un tempo la piazza, che invece la chiesa ha dato alle fiamme per come la pensava. Due nomi per una contesa, tra laico e clericale, che negli anni passati vedeva proprio in quello spazio uno spazio della memoria da difendere ed affermare.
Viterbo – Via Saffi
Tant’è che ancora in tempi recentissimi c’era chi ricordava, sotto all’epigrafe dedicata a Bruno, il significato di quel rogo. Il 17 febbraio del 1600. Sacrificio che sta alla base del sistema di valori che ha poi caratterizzato lo stato unitario, e successivamente anche democratico, italiano. Memoria e testimonianza cui l’associazione nazionale carabinieri ha aggiunto altri due pezzi, accrescendo ulteriormente il significato simbolico di un luogo che, se sommiamo soltanto Palazzo Gentili, la chiesa ortodossa, casa Poscia più avanti, fra l’altro, pare anche l’ultima abitazione di una famiglia ebrea viterbese deportata dai nazisti durante la seconda guerra mondiale, e la sede stessa dell’associazione carabinieri, vale veramente d’essere visitata.
Viterbo – Fernando Galatioto dell’associazione nazionale carabinieri
I valori aggiunti, in termini di memoria, dell’associazione nazionale carabinieri stanno uno all’esterno, anch’esso sul muro, l’altro all’interno. Il primo porta il nome di Antonio Cuzzoli, medaglia d’oro al valore militare, che, assieme a Pietro Cortellessa, venne ucciso l’11 agosto del 1980 a Ponte di Cetti dai terroristi di Prima Linea. Gli anni di piombo. Dopo una rapina alla banca del Cimino che all’epoca di trovava al Sacrario. Quel giorno morì anche un altro carabiniere, Antonio Rubuano.
Viterbo – Il museo della storia dei carabinieri – Il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa
All’interno c’è invece la foto del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa che trasformò la lotta al terrorismo in una guerra e lo sconfisse. Per poi essere ucciso 100 giorni dopo a Palermo con l’autista e la moglie Emanuela Setti Carraro, il 3 settembre 1982. L’anno dei mondiali vinti e della caduta delle Brigate Rosse. Con i carabinieri, assieme alle altre forze dell’ordine, al fronte per oltre 15 anni. Con morti, stragi, vittime e scontri che hanno caratterizzato il paese per tutto il decennio dei ’70. Toccando anche Viterbo con la morte di Cuzzoli, Cortellessa e Rubuano e altre vicende legate al terrorismo e qualche anno più tardi anche a Gladio.
Viterbo – Il museo della storia dei carabinieri – Pietro Cuzzoli
La foto di Carlo Alberto Dalla Chiesa è incastonata all’interno di un piccolo altare, con la bandoliera davanti, come se contenesse una reliquia della sua memoria, che si ricollega, anche attraverso il filo rosso degli oggetti del museo, che sono anche oggetti di uno scontro sociale che ha percorso il paese per tanti anni, tanti anni fa, alla storia del carabiniere di Caprarola ucciso a Ponte di Cetti dopo una rapina a Viterbo. Nel 1980. E a quei valori che, Dalla Chiesa e Cuzzoli, con le loro stesse vite, hanno difeso. A fondamento di stato, laico e repubblicano, e con lo sguardo rivolto al sociale. Come i nomi di Giordano Bruno e Mario Fani, essi stessi ricordano. Un filo di cui Spolverini, Colageo, Spina e Galatioto, così come gli altri che fanno parte della sezione, sono parte integrante. Perché anche loro possono raccontare la loro storia di quand’erano operativi nei carabinieri. Utilizzando quegli stessi oggetti che oggi fanno parte del museo. narratori di comunità. Storie da raccontare agli studenti.
Viterbo – Bernardino Colageo dell’associazione nazionale carabinieri
Come quella di Giuseppe Spina, padre di Andrea Carlo e maresciallo dei carabinieri fino al 1961, quando è andato in pensione. “Mio padre – racconta Andrea Carlo Spina – è stato maestro della fanfara dei carabinieri del battaglione di Milano negli anni ’40 e negli anni ’50 ha musicato l’inno del battaglione mobile dei carabinieri”.
Di lui, il museo di via Saffi conserva una foto splendida. In divisa, da carabinieri, in sella a una bicicletta. Va incontro a qualcosa, o qualcuno, e sorride. Sullo sfondo, un’Italia distrutta dalla guerra.
Viterbo – Il museo della storia dei carabinieri
“Essere figlio di carabiniere negli anni del dopoguerra è stata una bella esperienza – ha detto Spina -. Seguivo mio padre per le strade di Milano quando suonava con la fanfara”. Dopo la pensione, Giuseppe Spina si è trasferito negli Stati Uniti dove la figlia Celeste insegnava pianoforte. E anche lì ha fondato un’orchestra sinfonica, per fare ritorno in Italia qualche anno più tardi. Dalla Milano dell’insurrezione del 25 aprile del 1945, con la cattura, la fucilazione e Mussolini a piazzale Loreto, agli Stati Uniti della rivoluzione musicale degli anni ’60. La storia di un carabiniere.
Viterbo – Fernando Galatioto
Come la storia di Sante Rolando Galatioto, comandante di Acquapendente dal 1939 al 1942, in pensione nel ’48, raccontata dal figlio Fernando. Il padre, a Marino, dove era stato trasferito nel 1943, era ricercato dai nazisti che lo volevano fucilare “perché aveva fatto scappare dalla caserma delle persone che i tedeschi gli avevano affidato per fucilarle il giorno dopo”. I tedeschi non riuscirono a prenderlo, ma per poco non gli uccisero il figlio di 12 anni, fratello di Fernando, che nel frattempo si stava nascondendo in un rifugio. “I tedeschi – continua a raccontare Fernando Galatioto – lo presero per ucciderlo. Per rappresaglia. Fortunatamente proprio in quel momento gli alleati bombardarono la zona e mio fratello riuscì a scappare e poi a ritrovare mio padre”. Tra gli ultimi carabinieri reali, andato in pensione nel 1948. L’anno dell’entrata in vigore della prima costituzione repubblicana dello stato italiano.
Storia dell’Arma e storie di carabinieri che dentro la sede dell’associazione fanno del museo anche un museo della storia dei carabinieri nella Tuscia. Gestito, fra l’altro, da carabinieri nati nella Tuscia e che a fine carriera sono ritornati per continuare un servizio. “Perché il carabiniere – come ha detto Spolverini – è innanzitutto una professione sociale. E il nostro compito non è altro che quello di fare in modo che le persone stiano bene”.
Viterbo – Il museo della storia dei carabinieri
“L’associazione di Viterbo – spiega Colageo – ha più di trecento iscritti, tra soci effettivi, familiari e simpatizzanti. La sezione principale è a Viterbo, poi ci sono le sottosezioni di Marta, Capodimonte, Canepina, Blera, Barbarano e Gradoli”. La sezione nasce ufficialmente l’11 dicembre 1995, data in cui il primo gruppo in divisa sociale viene presentato presso la scuola allievi carabinieri di Roma. “Il 13 marzo 2004 – aggiunge Colageo – il consiglio nazionale ne ha regolamentato poi la posizione e definito i fini assistenziali e culturali. L’Anc di Viterbo oggi anche di un nucleo di protezione civile iscritto all’albo regionale del Lazio e al Dipartimento della protezione civile”.
A livello nazionale, l’associazione carabinieri, nata nel 1886 come associazione di mutuo soccorso tra congedati e pensionati dei carabinieri reali, conta attualmente 315 mila soci, di cui 115 mila in servizio, e circa 1700 sezioni. 1673 in Italia e 27 all’estero, dal Canada alla Polonia e in quasi tutti i continenti. I nuclei di protezione civile legati all’associazione sono 155 lungo tutto il paese, mentre quelli di volontariato arrivano a 350.
Daniele Camilli
Multimedia: Fotogallery: L’associazione nazionale carabinieri – Video: Il museo dell’Arma
Copyright Tusciaweb srl - 01100 Viterbo - P.I. 01994200564PRIVACY POLICY