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Viterbo - Il 25 giugno la presentazione del libro di Antonello Ricci al Giardino di palazzo Paolocci a Vetralla, ore 18

“Passaparola fra i santi Agostino, Giorgio e Girolamo…”

di Daniele Camilli
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Viterbo – “Cantavamo le stesse canzoni. Cantavamo Dylan. La vita era magia. Era un’attesa”. Passaparola. Fra i santi Agostino, Giorgio e Girolamo. Autoritratto concavo di un intellettuale che dal brutto, innanzitutto, ha tratto il bello. Come Michelangelo dal marmo. La forma e il montaggio. Antonello Ricci. Autoritratto allo specchio convesso. Parte del sottotitolo. Come se appartenesse a un altro reale, e al tempo stesso la ricerca di un’immagine che gli si riveli come sua.


Viterbo - Antonello Ricci

Viterbo – Antonello Ricci


“Passaparola. Autoritratto allo specchio convesso degli scritti sparsi e d’occasione. Fra i santi Agostino, Giorgio e Girolamo”. Davide Ghaleb editore. Autore, Antonello Ricci, professore al liceo e docente all’università della Tuscia, Master in narrazione di comunità. Il 25 giugno il libro verrà presentato al Giardino di palazzo Paolocci in via Roma a Vetralla. Alle 18. Con Silvio Ciapica, Marco D’Aureli e Diana Ghaleb.


Viterbo - Passaparola

Passaparola


Antropologo, strutturalista, storico e critico. De Martino e Gianni Bosio. Montaggio di immagini fino alla definizione di un metodo che in Passaparola si fa strumento per rappresentare un passaggio. Spostamento del punto di attenzione. Scientifico e intimo. Frontalmente umano. In vista, si spera, di un prossimo discorso sulla restituzione. Come un rito. Le radici storiche di un racconto che passano a qualcos’altro d’indefinito e nuovo. Dio, la morte, il tempo. L’immagine a pagina 29, Passaparola, che evoca Bergman. La Vita agra, e Bianciardi il sottinteso. Tra i Santi Agostino, Giorgio e Girolamo. San Giorgio, “uomo della terra”, e il drago. Datato 1502 e conservato nella scuola degli Schiavoni a Venezia. Tempera su tavola di Carpaccio. Ferito a morte, il drago non muore, ma sta lì, dentro, come uno specchio. “Quello spirto guerrier ch’entro mi rugge”.


Antonello Ricci

Viterbo – Antonello Ricci


Passaparola è poi lo sviluppo di un metodo, la narrazione di comunità, che spetta a Ricci. Un linguaggio rappresentato e sperimentato e che si fa adesso, appunto, discorso. Un libro per far saltare un sistema e per non essere più riconosciuto in quello. 


Viterbo - La passeggiata racconto dedicata a Federico Fellini - Antonello Ricci

Viterbo – Antonello Ricci


Infine l’uomo e un brano tratto dal libro. “Vent’anni, amico mio. Erano poesie a matita su orli di libro. Scintillii. Promessa e desiderio. Un passo verso l’insidia. Erano una croce di destini. Ricordo e non ricordo. Un traghetto per la Grecia. Una chitarra. Me la presti? Sì. Il tetto di un ostello. Le stelle sul Partenone. Un bacio caldo e misterioso. Monica aveva il miele nella voce. Io invece sbuffavo su quell’armonica, carta vetrata e passerotti. Cantavamo le stesse canzoni. Cantavamo Dylan. La vita era magia. Era un’attesa”.

“E oggi? Oggi, amico mio, ho sempre vent’anni. Perché abbiamo sempre vent’anni. Vent’anni per sempre. Feroci e senza cuore. Ardore e innocenza. Vent’anni. Essere nudi. Il fiore. La mano che lo sfiora. Lei mi sorride. Gli occhi di Lorenzo. Occhi liquidi e sognanti. Occhi di poeta. Le fossette di Juanjo Ricci da Medellìn, Colombia. Ir-re-si-sti-bi-li. Yo te quiero, Colombia. Ipod per strada, Carlos e Juanes. Muoviti, Antonello. Muovi quel bacino, cazzo! E Annunziata, in questo letto d’ospedale, forse stanotte si congeda dalla vita”.

“La vita, già. La sua mistica legge. Il fiore di loto. Myo Ho Renghe Kyo. La vita. Di cui tutti siamo servitori. Ora tristi ora lieti. E non importa se non sono milletrecento battute, amico mio. C’è tutto quel che conta. Ciao”. Muoviti, Antonello.

Daniele Camilli


Antonello Ricci (Viterbo 1961) insegna italiano e storia nel Liceo delle scienze umane, musicale e coreutico della sua città. Dall’anno accademico 2016-’17 è docente nel master di I livello per “Narratori di comunità” del Dibaf-Unitus. Sempre presso l’Università degli Studi della Tuscia è dottore di ricerca in «Storia e cultura del viaggio e dell’odeporica nell’Europa moderna». Protagonista di numerose esperienze di impegno civile, è studioso interdisciplinare, poeta, performer, animatore culturale. Di formazione antropologica, ha pubblicato saggi su riviste di settore quali La Ricerca Folklorica e I Giorni Cantati. Ha firmato numerosi libri e curatele per gli editori Vecchiarelli, Sette Città, Effigi, Stampa Alternativa. Collabora stabilmente con Davide Ghaleb Editore dal 2009. Ultimo lavoro in ordine di tempo, pubblicato in questa stessa collana, il Giardino e morte del signor Palomar (2018).


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24 giugno, 2021

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