Viterbo – Seconda e terza addio. Le storiche categorie che hanno caratterizzato il calcio dilettantistico rischiano di scomparire. Nella Tuscia e nel Lazio, così come, probabilmente, in tutta Italia. “La terza categoria rischia di scomparire. Anche noi abbiamo una prima squadra che quest’anno avrebbe dovuto giocare il campionato di terza. Ma il campionato non è nemmeno partito e il prossimo anno non si sa davvero se partirà oppure no. La stessa cosa vale anche per la seconda categoria”.
Paolo Tozzi e Andrea Pedica sono due dirigenti sportivi. Al tempo stesso, lavoratori e padri. Dieci anni fa, assieme a loro, all’inizio, anche Massimiliano Baggiani e Daniele Maiolo, hanno fondato l’Asd Viterbo Football Club. “Quando abbiamo iniziato – dicono Tozzi e Pedica – a Viterbo c’erano 11 società sportive che si occupavano di settore giovanile. Adesso sono soltanto 5. Noi, la Viterbese, il Calcio Tuscia, la Faul Cimini e Pianoscarano. Una realtà mutata radicalmente in pochissimi anni”.
Viterbo – Calcio dilettanti e settore giovanile
Seconda e terza categoria rischiano di scomparire. E le cause sarebbe due. La crisi economica del 2008, il punto di partenza, e l’ultima mazzata dovuta al Covid che ha letteralmente azzerato l’attività sportiva. “La crisi economica del 2008 è stata l’inizio di tutto – specificano meglio Tozzi e Pedica -. La società italiana e l’economia sono entrate in crisi e il calcio ne ha risentito. In termini economici innanzitutto, con gli sponsor che sono calati e di disponibilità di tempi, con il precariato, la cassa integrazione e i licenziamenti che hanno preso piede e di conseguenza influenzato e condizionato le dinamiche familiari. Con padri e madri che non hanno più avuto il tempo, e i soldi, per portare i propri figli a giocare in un settore giovanile. E i padri che, per fronteggiare le conseguenze della perdita del lavoro, hanno dovuto smettere di giocare nella squadra del proprio paese”.
“Il Covid – aggiungono poi Pedica e Tozzi – ha dato il colpo di grazia. Con un futuro ancora tutto da verificare. Possiamo solo immaginare, quanto meno, la riduzione del numero degli sponsor”. Fondamentali, invece, per sostenere le spese dei campionati dilettantistici che, per le società, hanno anche costi di trasporto a volte non indifferenti. E la contrazione del numero delle squadre, iniziata già da una decina di anni, di certo non ha aiutato, accorpando i territori calcistici e spingendo le trasferte ben oltre i confini della provincia di appartenenza.
Viterbo – Calcio dilettanti e settore giovanile
“Per quanto ci riguarda – spiegano i due dirigenti della Asd Viterbo F.C. – abbiamo deciso di cambiare un po’ le cose. Lo sponsor è sempre importante, anni, importantissimo, ma in sua assenza dobbiamo essere in grado di far quadrare innanzitutto i conti, senza sperperare soldi”. A livello territoriale, invece, “le società tendono sempre più a fondersi, mettendo insieme anche più comuni. In questo modo sostenere le spese di un campionato diventa più semplice. Sono comunque sia luoghi di aggregazione che vengono meno”.
Quanto costa per una squadra di calcio iscriversi a un campionato dilettantistico? Si va dai 4.600 euro dell’Eccellenza, prima del Covid l’iscrizione si aggirava attorno ai 7000, ai 4000 della Promozione (5900 pre Covid). Dai 3100 della prima categoria (prima del Covid 4800) ai 2550 euro della seconda (4000 precedentemente al Covid), fino 2 mila della terza categoria, quando, fino al campionato scorso iscriversi costava mille euro di più.
Viterbo – Intervista a Paolo Tozzi
Appena vent’anni fa il mondo dei calciatori dilettanti e del settore giovanile era tutta un’altra epoca, tutta un’altra cosa. I genitori partecipavano sì e no alle partite, i figli andavano agli allenamenti e tornavano a casa da soli e l’ambizione più grande era il provino con qualche squadra di serie A o la Viterbese, oppure il Pianoscarano, che ti pigliavano a giocare con loro. Motivo di prestigio per molti giocatori della provincia e possibile trampolino di lancio verso serie calcistiche professionistiche. Come è stato per Valentini, Conticchio e Leonardo Bonucci.
Viterbo – Calcio dilettanti e settore giovanile
Eccellenza, Promozione, Prima, Seconda e Terza categoria. I campionati dilettantistici. Dopo si va tra i professionisti fino alla serie A. Si tratta spesso di piccoli club che, già con la Promozione, fanno il loro primo salto di qualità. Piccoli impianti comunali o di periferia e quartiere. Un tempo con gli spalti e gli spazi attorno pieni di gente che la domenica andavano a vedere figli e fidanzati. Adesso sono invece vuoti, subendo anch’essi lo spopolamento dei piccoli paesi cui appartengono. Non ci sono più giovani e ci sono meno squadre, o non ci sono più per niente.
“Il Covid – sottolinea poi Paolo Tozzi – ha posto pure il problema degli impianti. Due anni di mancato utilizzo richiedono adesso lavori straordinari, non previsti prima della pandemia. Impianti che, se non si riformano le squadre, rischiano di essere abbandonati”.
Viterbo – Intervista ad Andrea Pedica
Una riduzione del numero delle squadre e dei gironi del calcio dilettantistico del Lazio in corso già da tempo. Mentre i campionati dilettantistici regionali nella stagione 2013-2014 vedevano 454 squadre, di 71 della Tuscia, e 28 gironi, di cui 12 di seconda categoria, l’anno precedente erano 16, e 2 di terza, meno di dieci anni dopo, le squadre si sono ridotte a 376, quelle viterbesi a 63. I gironi sono passati invece da 28 a 27. Tuttavia la seconda categoria si è assottigliata a 10 gironi e la terza ne ha perso uno. In diversi campionati si è ridotto anche il numero di squadre per giorni, passato da 16 a volte anche a 12.
Non solo, ma l’ultima stagione si è arrestata subito, a ottobre. Dall’Eccellenza alla Seconda categoria. La terza non è proprio partita e diverse squadre non si sono nemmeno più iscritte. “Il peggio – commenta Tozzi – deve venire con la nuova stagione. Lì si inizieranno a capire le conseguenze del Covid e i danni che ha fatto in un mondo sportivo che fino alla crisi del 2008 è stato sempre in crescita. Una lunga cavalcata lungo tutto un secolo di storia”. E l’ipotesi che tutti temono è quella della scomparsa degli storici campionati di seconda e terza categoria.
Viterbo – Calcio dilettanti e settore giovanile
“La Figc – prosegue Tozzi – voleva provare a fare le ultimissime partite di campionato, per rimettere tutto in movimento. La maggioranza delle squadre ha detto no. Tutto è fermo da ottobre. Nel frattempo tante squadre hanno completamente bloccato la loro attività. Altre realtà non esistono più. Il tutto, con le difficoltà personali che un adulto ha dovuto attraversare in questi due anni di emergenza Covid e dovrà poi affrontare in futuro. Cassa integrazione, famiglie da portare avanti, licenziamenti. Tanti paesi, come accade da qualche anno a questa parte, stanno tuttavia continuando ad unire le forze. Più comuni insieme, una sola squadra. Ci si muoverà sempre più per aree geografiche piuttosto che per piccoli paesi”. Una trasformazione radicale che farà probabilmente del calcio dilettantistico di provincia qualcosa di profondamente diverso rispetto al passato. Con impianti che rischiano di restare a lungo inutilizzati oppure squadre, come il Monterosi arrivato in serie C, che non hanno campi momentaneamente in grado di reggere il passaggio di livello.
“La perdita di una squadra di calcio – conclude Tozzi – è una perdita per tutti. Un campo è un momento di aggregazione, scambi e incontri. Perdere un impianto sportivo, ossia non utilizzarlo più, vuol dire disperdere una realtà sociale senza poterla più recuperare”.
Viterbo – Calcio dilettanti e settore giovanile
Andrea Pedica e Paolo Tozzi nella vita fanno, il primo, il segretario territoriale della Coldiretti, organizzazione di categoria delle imprese agricole, il secondo, il consulente del lavoro. L’Asd Viterbo F.C. che dirigono lavora soprattutto con ragazzi e ragazze. Il settore giovanile che ha subito anch’esso conseguenze importanti dovute alla pandemia.
Viterbo – Calcio dilettanti e settore giovanile
Il settore giovanile e le difficoltà dovute al Covid. “L’Asd – racconta Pedica – è nata dieci anni fa da tre amici. Attualmente contiamo 17 squadre, con anni che vanno dal 2006 al 2015, la terza categoria e una squadra di calcio A5 femminile con ragazze sopra i vent’anni. 250 iscritti in tutto, di cui 60 sono donne”.
“Gli ingredienti per dar vita a un settore giovanile – prosegue Pedica – sono l’amicizia, la passione per il calcio e figli che vogliono giocare. Siamo partiti soprattutto da loro, dai nostri figli, e abbiamo realizzato una realtà importante, per i ragazzi, il quartiere e la città. Con l’obiettivo di voler assicurare tranquillità, serenità e divertimento ai ragazzi”. Andrea e Francesco, i figli di Paolo Tozzi, 13 e 9 anni, Alessandro, il figlio di Andrea Pedica, 15 anni.
Viterbo – Calcio dilettanti e settore giovanile
“Il settore giovanile negli anni è cambiato tantissimo – continua a raccontare Pedica -. Il bambino adesso è al centro del progetto, parte integrante di un progetto sociale. Per realizzare quest’obiettivo coinvolgiamo molto i genitori, stabilendo con loro delle regole. Questo, per far crescere bene il bambino, contribuendo alla crescita dell’adulto nel futuro”.
Un percorso fatto di incontri formativi per allenatori e ragazzi, riunioni con i genitori e sedute con psicologi e nutrizionisti. “Avvalendoci – specifica Pedica – delle competenze e professionalità della Lazio, squadra cui siamo affiliati. Lo psicologo di cui ci avvaliamo è loro, ed è fondamentale. Come è altrettanto fondamentale avere un rapporto con una squadra che lavora nel mondo dei professionisti. Hanno un altro ritmo e selezionano tanto”.
Viterbo – Calcio dilettanti e settore giovanile
L’Asd Viterbo ha anche una squadra femminile di calcio a 5. Iscritta nella serie C umbra. Non in quella laziale. “Perché? Perché – dicono Pedica e Tozzi – è più facile e rapido raggiungere il territorio umbro piuttosto che quelli del Lazio. Non solo, ma in Umbria gli impianti sportivi sono migliori e maggiormente adatti alle esigenze di una squadra”.
Il settore giovanile della Asd Viterbo F.C. suddivide la propria attività in gruppi. “Ciascun gruppo – raccontano Paolo Tozzi e Andrea Pedica – fa due allenamenti a settimana più la partita il sabato o la domenica. Ogni gruppo ha poi a disposizione un allenatore e un preparatore motorio. Da quest’anno avremo anche un nutrizionista, un fisioterapista e uno psicologo”. Il tutto “stando molto attenti a non essere invasivi rispetto alla scuola. La scuola, nella formazione di un ragazzo, è decisiva e viene prima del calcio”.
Con i genitori le riunioni sono invece periodiche. Almeno una al mese, “durante la quale insistiamo molto sulla parte educativa. Un genitore deve dare al figlio l’esempio che è anche e soprattutto un esempio di buona educazione, in particolar modo quando si vanno a vedere le partite”.
Viterbo – Calcio dilettanti e settore giovanile
Il settore giovanile deve poi sapersi intrecciare con la vita del quartiere che, da queste parti, a Santa Barbara, conta più di 12 mila abitanti e una vita a sé stante che ruota attorno alla parrocchia di don Claudio che negli anni ha visto crescere anche un vero e proprio sistema di assistenza sociale decisivo durante la pandemia. In collaborazione con la Caritas di Andrea Zoncheddu, la diocesi di Viterbo del vescovo Lino Fumagalli e gli assessorati regionale e comunale alle politiche sociali. Alessandra Troncarelli e Antonella Sberna. L’emporio e tutta l’esperienza di medicina sociale che gli ruota attorno. In più, il trasporto dei piccoli facchini della macchina di Santa Rosa che ogni anno, a parte quelli del Covid, mobilita un centinaio almeno di famiglie. Una parrocchia che in questi anni ha messo a disposizione il proprio impianto a una squadra di calcio che in questo spicchio di città ha portato la Lazio, le ragazze e i ragazzi di un intero quartiere.
“Molti ci identificano con Santa Barbara – spiega Tozzi – perché siamo nati qui, ma abbiamo idea di ampliarci alla città anche attraverso l’utilizzo di altri impianti. Ma questa è una cosa che vedremo in futuro. All’inizio il rapporto con il quartiere non è stato semplice. Non perché si sia dimostrato ostile, ma qui c’è gente che lavora tutto il giorno e quando la sera torna a casa è per dormire. Poi, grazie a un’attività fatta veramente porta a porta, con volantini e contatti personali, adesso siamo arrivati a 250 iscritti e molti sono ragazzi e ragazze che vivono a Santa Barbara. Anche il rapporto con il sacerdote, don Claudio, è ottimo. Ci ha messo a disposizione l’impianto sportivo. Tocca a noi gestirlo e sostenerne le spese. Abbiamo anche realizzato il sistema di irrigazione che permette di tenere il prato sempre verde e di volta in volta, assieme a don Claudio, organizziamo cene di inizio e fine stagione”.
Viterbo – Calcio dilettanti e settore giovanile
Per iscrivere il figlio, tra le realtà giovanili del viterbese la retta annuale che va pagata varia dai 350 ai 500 euro l’anno, attrezzatura tecnica, solitamente, esclusa. “La retta annuale per un settore giovanile – commentano Pedica e Tozzi – è fondamentale per andare avanti ed è con questa che riusciamo a far quadrare i conti nell’interesse della squadra e dei singoli ragazzi che ne fanno parte. Detto ciò, è però altrettanto fondamentale per un ragazzo poter giocare a calcio, se lo vuole. Cioè prendere parte ad un’attività che non è soltanto sportiva ma anche e soprattutto sociale e formativa. Con benefici per la vita stessa delle famiglie e del quartiere”. Cosa che per l’Asd Viterbo s’è tradotta in una convenzione con l’Emporio solidale “per garantire anche a chi non ha la possibilità economica di sostenere le spese dell’iscrizione di poter mandare lo stesso il figlio a giocare insieme a tutti gli altri”.
Viterbo – Calcio dilettanti e settore giovanile
Un settore giovanile che negli anni ha subito trasformazioni profonde. Con un punto di svolta. Lo stesso che ha riguardato anche il mondo dilettantistico in generale. La crisi economica del 2008 che ha messo in ginocchio aziende e famiglie. Facendo venir meno sponsor, le imprese con meno soldi a disposizione, e giocatori, licenziati dal lavoro e quindi meno disposti a stare appresso alla squadra del paese. Tra trasferte, allenamenti, benzina, partita e figli d’andare a prendere la sera. Una crisi da cui il calcio dilettantistico e i settori giovanili si stavano comunque riprendendo. Assistendo tuttavia ad una riduzione del numero di squadre e società che ciononostante avevano preso a fondersi l’una con l’altra creando realtà calcistiche sempre più territoriali e sempre meno di paese o quartiere. Una ristrutturazione, di pari passo rispetto a quella che stava sviluppando intanto il sistema economico in generale. Adesso la botta improvvisa della pandemia che per un anno e mezzo ha annientato campionati dilettantistici e settori giovanili, trovando una stagione e azzerandone un’altra. Quella successiva. Con tutte le conseguenze e le probabili macerie da raccogliere nel corso di questa che sta arrivando. Dopo gli Europei estivi disseminati un po’ ovunque.
Viterbo – Calcio dilettanti e settore giovanile
“I bambini – dice Tozzi – in questi due anni hanno avuto un’attività limitata, ma siamo lo stesso riusciti a tenerli in movimento appena possibile, cercando inoltre di non perdere mai il rapporto con loro. Abbiamo creato dei gruppi whatsapp con i genitori per aggiornarli e, in qualche modo, continuare ad aiutarli nell’educazione dei figli”.
Tuttavia, in quest’ultima stagione, qualcosa di serio e profondo è decisamente cambiato, e negli spogliatoi il clima già si comincia a respirare. Con due possibili rischi all’orizzonte. Diffidenza e paura, innanzitutto.
“Paura di scoprire, al momento dell’iscrizione ai campionati – conclude Paolo Tozzi – che le squadre che c’erano fino a due anni fa adesso non ci sono e non ci saranno più. Paura di avere di fronte ragazzi e ragazze che hanno paura, dei contatti e della stessa aria”.
Daniele Camilli
Multimedia: Fotogallery: Calcio e settore giovanile – Video: Riparte l’attività sportiva giovanile – Video intervista: Paolo Tozzi – Andrea Pedica
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