Viterbo – Quando ho letto del suicidio di un giovane a Torino, probabilmente perché “gay”, rifiutato e bullizzato, mi sono detto: fino a quando assisteremo a questi drammi facendo finta che riguardano gli altri e non anche la nostra vita?
Orlando Merenda, il ragazzo 18enne deriso e umiliato perché gay
Nelle chiese si prega per tutti, ma… e una parola per queste persone? Mi sono tornate alla mente alcuni giovani che conoscevo in Brasile e Canada e che non sono riuscito ad aiutare. Ho anche celebrato funerali durante i quali le famiglie si erano raccomandate che non facessi menzione di cosa era successo. Negati fino alla fine. Questo ultimo dramma si colloca anche dentro l’attuale dibattito sul ddl Zan.
Secondo me va discusso. In parlamento e con libertà laica, non religiosa né politica, ma umana e informata. Un amico, grande giurista italiano e cattolico praticante, mi ha detto che certamente come tutti i disegni di legge, avrebbe bisogno di qualche sfumatura di chiarezza e questo per evitare che in futuro ci siano possibili inquinamenti nella interpretazione applicativa. Ma la legge va difesa e non buttata via.
Mi ha confortato l’intervista del cardinal Parolin a Montefiascone, pochi giorni fa. Dobbiamo tutti maturare e crescere nell’affrontare temi come questo. La omosessualità, e le diverse forme di espressione della sessualità, non è una malattia ma una condizione esistenziale. Può esprimersi come malattia e disturbo da trattare se, negata o contrastata, prende il colore sofferente della disforia di genere.
Entrerebbe allora nel quadro psichiatrico contemplato dal Dsm-5, che ovviamente è sempre in processo di miglioramento e chiarificazioni diagnostiche. Ma la sessualità non è un incontro di giocattoli anatomici. Questi si trovano anche nei sex shop, guarda caso così diffusi ovunque… altro tema da trattare per capire meglio quello che avviene nel segreto e non solo.
La sessualità, che non si ingabbia nella anatomia, è un mistero che ha anche affascinato la Bibbia. Vedi il Cantico dei Cantici. Un giovane canadese che avevo avuto modo di aiutare a essere accettato nella sua famiglia anche se diverso da quello che i genitori si aspettavano, mi chiese sapendo che stavo visitando Toronto con amici, se potevo andare a trovarlo a casa dove viveva con il suo partner e con il quale aveva celebrato il matrimonio in comune, la City Hall.
Sono andato e quando mi hanno chiesto di benedire i loro anelli, li ho benedetti e li ho abbracciati. Senza fanfare né foto. Con rispetto anche per chi fa fatica a capire. Mi ha recentemente mandato un messaggio dicendo che aveva pianto tutta la notte dopo aver letto nel febbraio scorso il “Responsum” del Vaticano a un quesito a riguardo. Si era sentito buttato via dalla casa di una madre, la Chiesa.
L’ho, credo, rasserenato per tornare a vivere tranquillo la sua condizione. Mi sono permesso di ricordargli che alcuni ben pensanti considerano “illecita” la benedizione. Li rispetto. Ma non è detto che sia invalida. E mi sento libero di pensare “out of the box”.
Gli ho anche detto: vedo che sei contento della persona con la quale vivi e lui è contento di vivere con te. Lui per te è una benedizione e tu per lui sei una benedizione. L’acqua non aggiunge né toglie nulla a quello che siete e vivete. So che questo farà piacere anche a due amiche nelle stesse condizioni. Ci sarà chi mi tira fuori la Bibbia… cosa posso dire?
La Bibbia mi affascina, ma dice anche che Adamo ed Eva ebbero tre figli maschi e che furono i progenitori della umanità. Ditevi voi come possono aver fatto. Io lo so. Ma non mi rivolgo ai libri sacri per capire queste cose. Come diceva Galileo parlando con il cardinal Cesare Baronio: “La Bibbia ci dice come si vadia al cielo, e non come vadia il cielo”. Spero di non scandalizzare nessuno. Dovesse accadere, sono aperto a parlarne. Ma non a giudicare e a condannare.
Gianni Carparelli
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