Viterbo – Da comandante a comandante. “Mariano Buratti – ha detto il colonnello della Guardia di finanza Andrea Pecorari – era un eroe e una brava persona”. Un eroe della Finanza, medaglia d’oro al valore militare, comandante partigiano, ucciso a Forte Bravetta a Roma, da nazisti e fascisti, il 31 gennaio 1944. Dopo essere stato torturato in via Tasso.
Viterbo – Guardia di finanza – 247esimo anniversario – Il comandante Andrea Pecorari
L’occasione, ieri, durante le celebrazioni per il 247esimo anniversario di fondazione della Gdf. Organizzato dal comando provinciale assieme al liceo classico che porta il nome di Buratti, e dove Buratti ha insegnato, diretto dalla preside Clara Vittori. Un vero e proprio omaggio, al partigiano e all’uomo, con la lettura delle motivazioni della medaglia d’oro al brigadiere Buratti. Alle celebrazioni di ieri erano presenti anche il sindaco di Viterbo Giovanni Arena, il presidente della provincia Pietro Nocchi e il prefetto Giovanni Bruno.
Il partigiano Mariano Buratti
“Nobilissima tempra di patriota – sta scritto nelle motivazioni – valente e appassionato educatore di spiriti e di intelletti. Raccoglieva attorno a sé, tra i monti del viterbese, un primo nucleo di combattenti dal quale dovevano sorgere poi valorose formazioni partigiane. Primo fra i primi nelle imprese più rischiose, animando con l’esempio e la parola i suoi compagni di lotta, infliggeva perdite al nemico e riusciva ad abbattere un aereo avversario. Arrestato in seguito a vile delazione, dopo aver sopportato, con la fierezza dei forti e col silenzio dei martiri, indicibili torture, veniva barbaramente trucidato dai suoi aguzzini. Esempio purissimo di sublime amor di patria. Monti del viterbese”.
Viterbo – La Ds Clara Vittori e i docenti del liceo Buratti
“Buratti – ha proseguito Pecorari – ha saputo distinguere ciò che era giusto da ciò che non lo era. Ha scelto il bene e ne ha seguito la strada fino alla fine. Fino all’estremo sacrificio. La sua vita è fonte di ispirazione e punto di riferimento. Innanzitutto perché Mariano Buratti era una brava persona. E la scelta di festeggiare questa giornata proprio al liceo che porta il suo nome non è casuale. Una festa che gli dedichiamo, come fonte d’ispirazione delle nostre azioni”.
Viterbo – Guardia di finanza – 247esimo anniversario
Buratti ha insegnato nel liceo di via Tommaso Carletti, dedicato allora, epoca fascista, a Umberto di Savoia. Dopo la guerra, il liceo, grazie anche all’impegno del tipografo anarchico Sauro Sorbini, venne dedicato a Buratti. Il professore di filosofia, entrato nella guardia di finanza con il grado di vice brigadiere all’inizio degli anni ’20. Per passare poi al percorso accademico. Richiamato più volte tra i finanzieri, nel 1943 prese il grado di brigadiere della finanza. Partigiano combattente legato al Partito d’azione, partecipò alle prime azioni armate della resistenza romana subito dopo i fatti di Porta San Paolo, quando militari e popolazione si sollevarono contro l’occupazione nazista. A Viterbo cercò di dar vita a una banda partigiana, mentre il partito comunista stava facendo la stessa cosa con la Biferali.
Viterbo – Guardia di finanza – 247esimo anniversario – Clara Vittori, Andrea Pecorari, Giovanni Bruno, Giovanni Arena, Pietro Nocchi
Entrambi i progetti, che puntavano probabilmente a creare due Gap nel viterbese, in pieno territorio nemico, non ebbero seguito. La Biferali, perché dopo la liberazione l’obiettivo non era più la lotta armata contro i nazisti, ma la costruzione del partito nuovo uscito dalla svolta di Salerno impressa dal segretario generale del Pci Palmiro Togliatti. Uomini e donne preparati alla resistenza più dura e al terrorismo come strumento di lotta politica per sbarazzarsi di fascisti e occupazione, che si trovarono poi a costruire un partito e un sindacato chiamati ad essere l’anima e il motore della democrazia repubblicana nata dal lavoro della costituente del ’46.
Viterbo – Guardia di finanza – 247esimo anniversario
La Banda del Cimino, così si chiamava quella di Buratti, finì soprattutto, probabilmente, perché Buratti venne prima tradito e poi ammazzato privando Viterbo e la classe politica viterbese non solo di grande combattente, formatosi nella durissima lotta dei Gap romani e finito nella prigione politica di via Tasso non a caso, ma anche di un futuro grande dirigente politico che avrebbe potuto ridare anima e corpo al quel radicalismo mazziniano che aveva caratterizzato il Risorgimento viterbese, incanalandolo lungo la strada di quei valori e quelle prospettive che portava con sé il partito d’azione formatosi, anch’esso non a caso, nel clima straordinario della resistenza partigiana. La morte di Mariano Buratti ha significato anche questo, la perdita per Viterbo di un pezzo del dibattito politico nazionale dell’epoca e con esso un pezzo di quella classe dirigente che si stava formando allora. E in più, come ha detto il comandante Andrea Pecorari, che ieri, con il suo intervento, ha veramente restituito Buratti a Viterbo, Mariano Buratti era “una brava persona”.
Viterbo – Guardia di finanza – 247esimo anniversario
La resistenza nel viterbese ebbe per protagonista anche la Guardia di finanza. Ad esempio, a fare i primi trasporti furono i tenenti Melzani, Tomaselli, Parlante, Cecconi. I trasporti riguardavano armi ed esplosivi utili alla banda di Buratti per gli atti di sabotaggio. Trasporti che avvenivano su mezzi targati Gdf.
Viterbo – Il liceo classico Mariano Buratti
Di Buratti, infine, ci sono testimonianze anche della prigionia in via Tasso 155 a Roma, il carcere politico dei nazisti. Lo raccontano come un uomo coraggioso e attento alle sofferenze dei compagni. Cercò pure di organizzare la fuga, ma non gli riuscì. Venne fucilato a Forte Bravetta da un plotone della Polizia Africa italiana il 31 gennaio 1944. Assieme ad altri combattenti. Per rappresaglia contro le azioni partigiane che a Roma si intensificavano giorno dopo giorno. A dare il colpo di grazia fu Kappler stesso. Di Mariano Buratti, i compagni di prigionia in via Tasso sopravvissuti ricordavano soprattutto una battuta, che lui faceva a tutti quelli che arrivavano. In romanesco perfetto. “Cce semo, fatte animo, qui le botte se sprecano”.
Daniele Camilli
Fotocronaca: Guardia di finanza, 247esimo anniversario di fondazione
Copyright Tusciaweb srl - 01100 Viterbo - P.I. 01994200564PRIVACY POLICY