Viterbo – E se in giro, di senso civico ma anche di rossore vergognoso, ce ne fossero più di quel che si dice? Tusciaweb ha colto, senza timore di interpretarlo, il malcontento popolare e la gente ha risposto.
Renzo Trappolini
In oltre cinquemila, più di un quinto degli elettori al ballottaggio delle comunali 2018, due viterbesi su dieci. Quanto agli altri otto, lo dice Andrea Micci della Lega “gli insoddisfatti sembrano la parte prevalente” e il senatore Fusco non aveva escluso che per quel partito “la squadra sul territorio non funzioni”.
Giulio Marini, con onestà intellettuale, ha reclamato “una svolta operosa”, cambio di registro di un’amministrazione che non ha ingranato la marcia giusta. Per cause “strutturali” e “io non sono soddisfatto”. Fratelli d’Italia, il terzo grande partito di giunta, pare sulla sponda del fiume. Nell’agosto scorso, non andò a votare il conto consuntivo, cioè l’esame annuale di quanto fatto, non fatto, come fatto coi soldi dei cittadini. E sulle rive si aspetta.
Perciò, tutti d’un sentimento, quelli della petizione e i destinatari, i richiedenti lo sfratto e gli inquilini da sloggiare, quelli rossi di rabbia e quelli per pudore, chiamiamolo così.
Ma uno non vale uno e cinquemila cittadini non valgono quei cinque consiglieri che firmando insieme ad altri dodici, determinerebbero il ricambio. È la legge, come hanno ricordato sia Marini che Alvaro Ricci, anche stavolta sul pezzo ma con accanto la prima dozzina.
E il sindaco? Al professor Arena – brava e simpatica persona con esperienza e pedigree – potrebbe sembrare di rivivere quei consigli di classe in cui si parla di alunni un po’ indisciplinati, perché, paternaleggiando, concede solo che l’iniziativa di Tusciaweb è per i “miei concittadini opportunità di manifestare il loro punto di vista” e per lui “stimolo a migliorarsi”.
Dunque, preso atto che senza quelle diciassette firme consigliari la petizione, per quanto robusta, resta testimonianza e monito, cosa fare? Non si può certo archiviare. Non lo vogliono – stando a quanto dicono – neanche i priori che governano scontenti del loro governo.
Allora, perché non fare, intanto, una onesta operazione verità (e democrazia istituzionale) richiamandosi all’art. 33 bis dello statuto comunale, quello che obbliga a promuovere “ulteriori processi di confronto pubblico” con i cittadini? Infatti, chissà quali effetti produrrebbe, ad esempio, un consiglio comunale sulla situazione, straordinario e aperto ai cittadini!
Lì, signori priori attuali, potreste chiarirvi di fronte a tutti: chi siete ancora; se siete – e in quanti – d’un pensiero; che pensate gli uni degli altri; come, quando, cosa intendete fare. E giustificare, onestamente e visivamente, perché restate lì. Magari, si ricrederà anche quella vecchietta attaccata a Dionigi per mancanza d’alternative.
Singolarmente avrete certo buoni propositi, ma si sa, senatores boni viri (abbastanza spesso); senatus quando, cioè, si governa (mala bestia).
Renzo Trappolini
Copyright Tusciaweb srl - 01100 Viterbo - P.I. 01994200564PRIVACY POLICY