Viterbo – (sil.co.) – Accusato dall’ex amante di averla seguita perfino al seggio elettorale durante il referendum di settembre, un cinquantenne viterbese con precedenti per omicidio, da nove mesi ai domiciliari col braccialetto, è finito a processo per stalking davanti al giudice Roberto Colonnello.
Anche se lei, dopo aver confessato tutto al marito e averlo denunciato, avrebbe continuato a tempestarlo di messaggi, tutti dello stesso tenore: “Per me sei stato un angelo dal cielo, amore mio, mi manchi”. Sul cellulare dell’imputato ce ne sarebbero 17mila, scambiati tra luglio e settembre dell’anno scorso.
L’avvocato Luigi Mancini
Il suo grande torto, secondo il difensore Luigi Mancini, sarebbe avere scontato dieci anni di reclusione per un omicidio, commesso in concorso con altri giovani nella seconda metà degli anni Novanta.
“Il mio assistito – spiega il legale – è uscito dal carcere nel 2010 e fino al 2020, per dieci lunghi anni, non è mai successo niente. Poi ha allacciato una relazione con una donna sposata, che pur conoscendone i trascorsi non si è tirata indietro, la quale, quando ha deciso di chiudere il rapporto, ha detto tutto al marito per paura che lo facesse lui, raccontandogli chissà cosa, ed è corsa a denunciarlo, facendo leva sul suo passato”.
Ma durante l’udienza di ieri sarebbe emerso un particolare che potrebbe scagionare l’imputato, denunciato il 20 settembre 2020 e arrestato cinque giorni dopo, al quale la presunta vittima, secondo la difesa, avrebbe continuato, anche dopo la querela, a inviare messaggi WhatApp chiamandolo “tesorino mio” e dicendogli “voglio fare l’amore con te, mi manchi”.
– Segue la ex al seggio durante il referendum, scatta l’arresto
Insomma, la parte offesa avrebbe continuato a cercare il presunto aguzzino anche dopo essersi recata in caserma a sporgere querela assieme al marito, cui avrebbe confidato la relazione clandestina che l’amante, a detta sua, avrebbe cercato di impedirle di interrompere con minacce tipo “te la faccio pagare, ho amici nella criminalità organizzata”.
La difesa ha chiesto e ottenuto dal giudice una perizia sul telefonino, rimasto sotto sequestro per cinque mesi e mai più acceso, nemmeno dagli investigatori. L’esito dell’accertamento potrebbe rivelarsi decisivo per il futuro giudiziario dell’imputato. Ma ci sarà bisogno ancora di alcuni mesi tra la nomina del perito da parte del tribunale e la consegna della relazione che, se tutto va bene, potrebbe essere pronta per la fine del 2021.
Il cinquantenne, nel frattempo, in attesa che la giustizia stabilisca se è colpevole o innocente, a causa dell’arresto, ha perso il posto di lavoro e da quasi un anno è senza stipendio.
