Viterbo – La ministra Marta Cartabia in visita al Giardino della solidarietà
Viterbo – (sil.co.) – “Un nuovo patto tra avvocatura e magistratura per la riforma della giustizia”, è l’auspicio rivolto alla ministra Marta Cartabia dal presidente dell’ordine Stefano Brenciaglia in occasione della visita a Viterbo per la cerimonia di inaugurazione del “Giardino della solidarietà”.
Dalla ministra della giustizia Cartabia alla presidente Maria Rosaria Covelli, dal procuratore capo Paolo Auriemma al rettore Stefano Ubertini, tutti hanno sottolineato la peculiarità del neonato “parco urbano”, alla cui realizzazione hanno lavorato, fianco a fianco, studenti universitari e quattro detenuti del carcere di Mammagialla.
Sono Moreno, Luigi, Roberto e Franco che, una volta espiata la pena, potranno aspirare a un impiego come “tecnico manutentore del verde”. Per ora imparano, facendo i “giardinieri” a titolo volontario e gratuito, con l’assicurazione contro gli infortuni pagata dall’ordine degli avvocati, i primi a puntare sulla funzione rieducativa della pena, come ha ricordato durante la cerimonia del 22 giugno il presidente Stefano Brenciaglia che, prendendo la parola, ha anche auspicato, rivolgendosi direttamente alla guardasigilli, la partecipazione dell’avvocatura al processo di riforma della giustizia.
Di seguito il testo integrale dell’intervento del presidente dell’ordine degli avvocati della provincia di Viterbo.
L’intervento del presidente dell’ordine degli avvocati Stefano Brenciaglia
Oggi per l’ordine degli avvocati è una giornata lieta perché si raccolgono i frutti, o sarebbe più appropriato dire i “fiori”di un lavoro collegiale, avviato anni or sono con la sottoscrizione della prima convenzione tra ordine, tribunale e casa circondariale di Viterbo per la manutenzione degli spazi verdi del palazzo di giustizia.
Oggi, con la profonda riqualificazione di quei medesimi spazi, e grazie all’apporto di nuovi soggetti, in primis la procura della repubblica e l’università della Tuscia, si sviluppa ulteriormentequel progetto, il quale, attraverso una sapiente ed attenta opera di arredo urbano, non solo fornisce al nostro palazzo di giustizia una veste più consona anche alla funzione giurisdizionale che ivi viene esercitata, perché la forma, in parte, è anche sostanza, ma soprattutto in quanto si realizza un progetto ancor più grande e rilevante quale è la concreta attuazione della funziona rieducativa della pena sancita dall’art. 27 della Costituzione, consentendo ai detenuti ammessi allo svolgimento di attività esterne di acquisire una professionalità da riutilizzare, una volta scontata la pena, nel mondo del lavoro. L’ordine si farà carico di assicurare ai futuri giardinieri la copertura assicurativa contro gli infortuni.
Oggi, mi preme evidenziare, non si inaugura soltanto un giardino, ma si compie un gesto concreto ed importante di solidarietà, che pone al centro la persona del detenuto, non già come soggettodestinato a subire gli effetti della detenzione, ma come soggetto attivo, fine principale dell’istituzione carceraria.
C’è chi ha detto “dove fioriscono i fiori, fiorisce anche lasperanza”. Se ciò è vero, ci auguriamo che con questo progetto, attraverso la riscoperta della natura e la grazia dei fiori, si possa riaccendere la speranza di chi, per vicende sfortunate della vita, è stato chiamato a pagare il suo debito con la giustizia.
L’intervento della ministra della giustizia Marta Cartabia
Il messaggio che deve passare, l’obiettivo che tutti noi operatori della giustizia dobbiamo perseguire è proprio questa speranza, non potendo accettare l’idea che chi viene punito dalla legge sia privato della possibilità di poter uscire dall’esperienza detentiva, come un individuo migliore.
Oggi signora ministro, con la sua presenza, lei non solo ci onora, ma ci indica anche che la via intrapresa del dialogo istituzionale tra enti locali, università, tribunale, procura, casa circondariale e avvocatura è il modello migliore.
La nostra esperienza viterbese ce lo insegna e se il nostro tribunale, la nostra procura hanno saputo lavorare bene, specie in questo ultimo anno e mezzo segnato dalla pandemia, ciò è stato possibile – mi sia consentito dirlo con legittimo orgoglio – anche grazie alla continua e proficua interlocuzione con il consiglio dell’ordine degli avvocati, e con il ceto forense (oggi rappresentato dai colleghi del consiglio, dai vertici delle locali associazioni forensi (avvocato Roberto Alabiso, presidente camera penale; avvocato Rosita Ponticiello, presidente camera civile; avvocato Angelo Poli, presidente Aiga; avvocato Elisa Tosini, presidente Aiaf) e dall’avvocato Luigi Sini rappresentante viterbese presso l’Ocf, l’organismo congressuale forense.
A tutti loro, così come ai presidenti emeriti dell’ordine oggi presenti, va il mio personale e sincero ringraziamento. Il dialogo franco e continuo con i nostri principali interlocutori, pur nell’osservanza delle differenze dei rispettivi ruoli, è una costante che ha sempre contraddistinto il nostro foro; in tal senso esprimo il mio ringraziamento alla presidente Covelli ed al procuratore Auriemma per le occasioni di dialogo offerte cui l’avvocatura non si è mai sottratta profondendo sempre il massimo impegno nell’interesse superiore della giustizia.
Questo dialogo, ben presente nella nostra realtà locale e che tanti risultati ci ha consentito di raggiungere, deve riprodursi a livello nazionale. L’occasione è troppo importante e le imminenti riforme del sistema giustizia che il governo, sulla scia del recovery fund, si accinge a varare richiedono un nuovo patto tra avvocatura e magistratura che manifesti una disponibilità a superare quelle contrapposizioni presenti tra i due principali attori della giurisdizione.
Le recenti vicende che hanno coinvolto i vertici della magistratura e dell’avvocatura e che hanno incrinato la percezione e la fiducia dei cittadini nel sistema giustizia ce lo impongono. Non possiamo lasciarci sfuggire questa occasione unica e decisiva.
L’avvocatura, prossima all’imminente sessione straordinaria del congresso nazionale, con all’ordine del giorno i temi della riforma della giustizia,è pronta a fare la sua parte sicura e fiduciosa, signora ministro, di trovare nella sua sensibilità per i valori costituzionali, per il giusto processo e per la tutela dei diritti, quell’attento interlocutore in grado di ascoltare le istanze del ceto forense, consci che solo dalla viva partecipazione degli avvocati al processo di riforma si possa ottenere una giustizia più rispondente alle esigenza della cittadinanza, del paese e della comunità internazionale.
Stefano Brenciaglia
presidente ordine avvocati provincia di Viterbo
Multimedia: Fotogallery: La ministra Marta Cartabia visita il Giardino della solidarietà – Il Tribunale – Video: L’inaugurazione del Giardino della solidarietà
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