Viterbo – Dopo 50 anni d’abbandono, un progetto di recupero per palazzo Donna Olimpia a San Pietro.
Con 10 milioni di euro, la storica struttura oggi nell’abbandono potrà tornare a nuova vita, insieme al palazzo accanto, quello che ospitava tra l’altro la Croce Rossa.
Allegrini, Arena, Barbieri
Arrivano in soccorso dell’amministrazione comunale privati, con un project financing. Ne faranno una struttura d’accoglienza per l’università, ma non solo.
“Un centinaio di posti letto su 57 stanze – anticipa il sindaco Giovanni Arena – prioritariamente destinati all’Unitus, con sale mensa, biblioteca, studi e incontri. A servizio della vita universitaria e turistica dentro la città”.
Dieci milioni di euro la somma prevista nel piano economico del documento presentato nel 2019, per un intervento su 5500 metri quadrati, compreso il giardino da riqualificare”. Avvio presunto dei lavori: “Entro la fine della consigliatura”, prova a ipotizzare il primo cittadino.
Palazzo Donna Olimpia, il progetto di recupero
Il progetto va presentato in comune per decretare la pubblica utilità. Quindi andrà messo a bando e chi se lo aggiudicherà avvierà il recupero. Serviranno almeno tre anni.
“Il recupero dell’immobile – spiega Paolo Barbieri, assessore al Patrimonio – potrà generare nuova occupazione, si tratta di un restauro conservativo di un intero palazzo”.
Di una struttura ridotta piuttosto male. “Cadevano le finestre – prosegue Barbieri – abbiamo dovuto spostare 27 associazioni su via Emilio Bianchi. L’intervento prevede anche cinque posti letto per disabili. Sarà recuperato anche il percorso dell’Abate da palazzo Donna Olimpia alle Fortezze”.
Palazzo Donna Olimpia
Al comune saranno assegnati 500 metri quadrati, mentre la concessione a privati è per 45 anni.
“Rabbrividisco – sottolinea l’assessora Laura Allegrini (Centro storico) – quando sento dire che quest’amministrazione non ha un’idea per il centro storico. C’è eccome e la stiamo attuando.
Palazzo Donna Olimpia sarà sottoposto a intervento dopo 50 anni nel degrado, quando ha chiuso il brefotrofio”.
Giuseppe Ferlicca
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