Viterbo – “Viterbo è una città bellissima, però si deve difendere dalle mafie attraverso la reazione dei cittadini”. Un richiamo forte, arrivato dal procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Federico Cafiero De Raho, ospite in consiglio comunale nella seduta straordinaria dedicata alla situazione della criminalità organizzata nel capoluogo. Voluta da Giacomo Barelli (Forza civica), sottoscritta da Pd e M5s, ma sostenuta da tutti i gruppi.
“I problemi legati alla mafia non si devono lasciar correre, ma valutati per quello che sono: un fatto grave”. Parole che assumono un significato pesante, dopo le vicende che hanno portato alla luce l’esistenza di un’organizzazione mafiosa a Viterbo. Riconosciuta da una sentenza della corte d’appello, nel processo Erostrato. Poco prima, al suo arrivo a palazzo dei Priori, passando per la sala Regia dove era in corso la presentazione della Viterbese, il presidente Marco Arturo Romano gli ha donato la maglia della Viterbese, col nome del procuratore.
Federico Cafiero De Raho
Cafiero De Raho parla di fronte a consiglieri, rappresentanti delle istituzioni e forze dell’ordine, ma soprattutto parla alla città.
“Si sappia che quanto avvenuto non è per caso, ma perché si è consentito alla mafia di fare ciò che ha fatto. Altrimenti non ci sarebbero stati incendi, teste di maiale trafitte da proiettili. Tutto questo non ci sarebbe stato. Così come tante stragi non ci sarebbero state se i cittadini, compiendo il loro dovere avessero denunciato, tagliando l’erba sotto chi commette reati.
Il cittadino deve reagire, non esista il silenzio. L’omertà è la forza della mafia e va cancellata”.
Federico Cafiero De Raho in consiglio comunale
Per gli investigatori a Viterbo è stato un lavoro tutt’altro che semplice e non agevolato. La ricostruzione del procuratore non fa sconti. “Non tutti i cittadini sono cittadini come bisognerebbe che fossero. Se fossero stati cittadini, quindi uomini capaci di sentire la Costituzione sulla propria pelle, quindi ritenere il diritto di libertà come primo diritto, non avrebbero mai accettato quanto avvenuto. Poiché le richieste erano fatte apertamente, le vittime sapevano qual era il motivo, conoscevano chi aveva esercitato quella pressione mafiosa. Non mi risulta che abbiano reso grandi verbali per agevolare le forze di polizia, per fare passi in avanti.
Tutto è venuto alla luce con intercettazioni telefoniche, ambientali, servizi di osservazione, con un impegno delle forze di polizia che ha costretto a prolungare l’attività investigativa. Potevano esserci arresti subito, in presenza di denunce.
Arena, Cafiero De Raho e Giacomo Barelli
Si poteva intervenire immediatamente con provvedimenti di fermo, soprattutto con le estorsioni che sono avvenute, teste di maiale messe davanti casa, con colpi d’arma da fuoco a dimostrazione che quella sarebbe stata la fine che avrebbe fatto la vittima o incendi d’auto che si sono susseguiti con grande frequenza. Episodi gravi d’intimidazione e violenza. Non devono essere sopportati dalla popolazione”.
Anche alla luce di questo, la seduta di consiglio è stata importante. “Un segnale forte – osserva il procuratore – una seduta per parlare di mafia, per chi ha avuto vicende come quella che ha toccato il territorio. Non esistono zone immuni, ovunque possa gestire affari, avere capacità di controllo, la mafia s’insinua”. È accaduto anche a Viterbo.
“Da giugno – prosegue Cafiero De Raho – una sentenza della corte d’appello riconosce l’esistenza di un’organizzazione mafiosa, costituita da un soggetto che da 15 anni si è trasferito da Lamezia Terme in questa città. Ha intrattenuto rapporti con la criminalità albanese presente, con capacità di trasformarsi da gruppo criminale a gruppo mafioso. Il gup ha parlato di piccole mafie. Io però credo che non esistano mafie piccole. Esistono le mafie”.
C’è una differenza sostanziale tra gruppo criminale e associazione mafiosa: “Quest’ultima non si limita a un programma criminoso, a reati, ma condiziona, intimidisce, privando il cittadino del patrimonio più grande, la libertà. Lo vengono a violare e non è tollerabile”.
Il presidente Marco Arturo Romano consegna la maglia della Viterbese a Cafiero De Raho
Occorre percepire quanto accade attorno. “La politica è capace di comprenderlo. Sul territorio il prefetto Giovanni Bruno che conosco da anni, da quando ero procuratore della repubblica a Reggio Calabria, è espressione di grande sensibilità. Vive il suo ruolo nella perfetta conoscenza di cosa sia la ‘Ndrangheta.
Si deve partire dal territorio, riuscendo a interpretare i segnali. Non è da tutti”.
Ricorda un episodio accaduto a Treviso anni fa. “Mi parlarono di danneggiamenti, incendi d’auto che si ripetevano. Chiesi se ci fossero infiltrazioni di camorra o ‘Ndrangheta, non potendo trattarsi di casi d’autocombusione. Mi resi conto dalle reazioni che venivano da un’altra formazione. Chi riesce a interpretare segnali chiari delle organizzazioni mafiose sta un passo avanti.
Come qui, incendi, danneggiamenti, presi singolarmente non hanno il loro significato reale. A Viterbo va dato grande merito alle forze dell’ordine per quanto fatto, il grande impegno nelle indagini”.
Cafiero De Raho col sindaco Arena
L’attenzione deve rimanere alta. Il Covid ha messo a dura prova attività economiche e il pericolo può arrivare da chi si potrebbe fare avanti per rilevarle. “Il comune deve monitorare. Vanno previste risorse per chi non ce la fa ad andare avanti. Guai a far acquistare a mafiosi, sarebbe la fine.
All’inizio si mostrano simpatici, allegri. Quando poi si dice loro di no, tirano fuori la vera natura. Abbassano la maschera e si mostrano per gli sciacalli che sono. Animali pronti a tutto. È bene saperlo prima. Cercate di capire chi è che vuole acquistare e di chi sono quei soldi.
Si comprenda che Viterbo non è città di conquista, con la sua tradizione di uomini forti che vogliono difendere il territorio”.
Giuseppe Ferlicca
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