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Economia - Lettera aperta ai cittadini

“Per la maggior parte della gente viterbese il turista è sostanzialmente un rompicoglioni…”

di Francesco Mattioli
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Viterbo – Riceviamo e pubblichiamo – Cari concittadini,

l’Italia è fra i primi paesi al mondo per flussi turistici. Il turismo porta reddito e occupazione. Il turismo è fra le attività economiche più redditizie e, nello sviluppo della società postindustriale  che privilegia l’uso del tempo libero e dei consumi di massa, è destinato a lievitare. Il turismo si associa spesso a due attività virtuose: lo sviluppo culturale e la valorizzazione del paesaggio, quindi dell’ambiente. Rispetto al passato, dove la cultura era un optional per pochi e il territorio di pregio veniva assalito e  cementificato, oggi si è compreso che, da un  lato, la crescita mediatica fa crescere anche la cultura (sembrerà strano a qualche purista  ma è così), dall’altro solo la conservazione del paesaggio garantisce flussi turistici in crescita.

Francesco Mattioli

Francesco Mattioli


“La gente? Vuole cultura e ambiente” era la parola d’ordine declamata in rima durante un affollato convegno scientifico di qualche anno fa sull’argomento.

Il turismo è uno di quei settore produttivi, se mi si consente la battuta un tempo riservata alla grande città rispetto al paesello natio, che sono “sveglia-bambocci”.  Perché il turismo oggi è globale, mette in contatto con gli altri, con culture diverse, stimola il dialogo tra cittadinanza e ospiti, la competizione territoriale per essere più belli e più accoglienti, l’apertura della mente al nuovo,  la capacità di “inventare” idee, proposte, iniziative. Insomma il turismo fa crescere. In tutti i sensi.

La differenza, ovviamente, la fanno la preparazione, la professionalità, l’organizzazione, e soprattutto la predisposizione all’innovazione, alla progettualità, insomma l’apertura mentale.  Chiaro che le località dove si fa turismo da cent’anni siano più avvezze, più preparate, più abituate, anche nella mentalità dei cittadini e dei loro amministratori, oltre che degli imprenditori.

Tuttavia occorre avere anche la fortuna di godere di un patrimonio culturale e ambientale desiderabile; ma non basta, perché la merce che si vende non è solo quella più bella, è anche – e soprattutto – quella che il venditore sa far apparire più bella. Così, accanto al patrimonio esistente lasciatoci dalla Natura e dalla Storia, occorre contare sulla creatività, sull’inventiva delle persone.

Due esempi. Minori. Troppo facile citare Venezia, Firenze, Capri o Taormina.

Orgosolo, Sardegna, quattromila abitanti. Un  paese di pastori lacerato dalle faide; poi qualcuno si inventa i murales sul riscatto sociale delle classi subalterne, sulla cultura sarda, sui movimenti per la difesa della cultura del luogo, ed ecco che Orgosolo diventa  centro di attrazione turistica, noto a livello internazionale. Migliaia di visitatori ogni anno;  a cui i produttori locali vendono di tutto, dai formaggi ai dolci, dai prodotti artigianali sardi alle calamite-ricordo.

Pienza, Toscana, duemila abitanti. Un paesino che vive di due cose: la piazza rinascimentale progettata come città ideale per papa Pio II e l’ottimo pecorino. Il borgo è un susseguirsi di negozietti di cose buone del luogo e della Val d’Orcia e i pochi abitanti fanno a gara nell’abbellire di fiori i balconi e  le finestre delle loro abitazioni, con un maturato senso di accoglienza. Settant’anni fa era roba per qualche studioso di architetture, oggi è un via vai di gente che viene, ammira e spende, accolta da abitanti che una volta dormivano  il  sonno di chi è lontano da tutto e oggi sanno comunicare a tutti la propria identità e la propria cultura.

Grazie alla maturità dei cittadini – e quindi dei loro amministratori – Orgosolo e Pienza sono due gioielli, per pulizia, servizi, organizzazione, visibilità e controlli.

Se poi vi fate un viaggetto, che so, tra i paesini delle Dolomiti, non troverete solo servizi all’altezza, ma prati tenuti come tappeti, abitazioni e strade  fiorite ovunque, vie pulite e senza neppure un pezzettino di carta o una cicca in terra (i cestini dei rifiuti  abbondano ovunque) e soprattutto abitanti che sanno trattarvi al meglio, perché portate loro ricchezza.

La chiave di tutto, allora, non è solo la disponibilità di bellezze, quali che siano, ma della cultura dell’accoglienza. Una cultura che tutela gli abitanti, facendoli crescere in qualità della vita e in civismo, e tutela gli ospiti, che si devono sentire apprezzati, invitati, e quindi sollecitati essi stessi a comportarsi civilmente.

Una lunga premessa? Allora sarò più breve nelle conclusioni.

Viterbo con il suo circondario è fortunata. Ha beni culturali e storici di altissimo rilievo (seppur mal comunicati e narrati), risorse termali, una tradizione enogastronomica invidiabile, paesaggi intatti, montani e lacustri, d’eccellenza; e un’accessibilità infrastrutturale accettabile, comparabile con quella di Siena ad esempio, che non mi risulta né isolata, né irraggiungibile, né per questo ignorata…

 Ma Viterbo ha qualche difetto. Non è accogliente. Non è professionale. Non è educata. Non è organizzata. Non è pulita. Per la maggior parte  della gente viterbese il turista è sostanzialmente un rompicoglioni, se mi si consente il francesismo. E questo vale per gli amministratori come per i cittadini, ambedue impegnati a trascurare le strategie e i dettagli, a vivacchiare nella più completa ignoranza di come si fa turismo, cosa vuol dire e come ci si arricchisce con esso.  Due esempi, ancora, di  minima, ma tanto per capirsi.

Sant’Angelo, il paese delle fiabe che altrove attirerebbe migliaia di turisti. Una gran rottura di scatole per taluni abitanti, vogliosi solo di dormire tranquilli, specie di domenica; ma anche una località che si è arricchita di nuove iniziative, eppure trascurata dagli amministratori, strutturalmente poco accogliente, senza un progetto che, coinvolgendo i residenti, faccia giungere a tutti loro gli immensi vantaggi economici del turismo di massa.

Strada Bagni. Un strada asfaltata che dalla storica Porta Faul non solo conduce agli stabilimenti termali pubblici e privati, ma anche alle aree archeologiche dell’antica Cassia e di Castel d’Asso. Dovrebbe essere un salotto, un red carpet da percorrere nella natura e nella storia, anche a piedi o in bicicletta. Presenta invece un marciapiede conquistato dalle erbacce, dai rovi, stranamente allusivo ad una improbabile via ciclabile, e non offre nessuna segnalazione.

E non è questione di amministratori di vari colori. E’ così da sempre: una questione di mentalità diffusa tra cittadini che non  hanno maturato né coscienza civica, né competenze economico-imprenditoriali in grado di sfruttare al meglio l’enorme patrimonio turistico a disposizione. Ogni tanto arriva un forestiero che manda messaggi, ma poi, visto l’anello al naso dei viterbesi, o li sfrutta a suo esclusivo uso e consumo, o se ne va deluso. I nomi? Sono parecchi, scopriteli da voi.

Negli anni sessanta, un noto imprenditore locale lamentava che i viterbesi fossero rimasti sostanzialmente dei contadini con una mentalità chiusa: ripetitivi nell’attesa dei prodotti stagionali per sopravvivere e diffidenti verso chi si presentava ai confini dei loro orti.  Lui in realtà avrebbe voluto le fabbriche, ed era egli stesso chiuso alla vocazione turistica della città. Ma oggi le cose stanno diversamente. Non c’é  bisogno di cemento e  ciminiere persino sul colle della Trinità, basta lustrare ciò che Natura e Storia ci hanno tramandato.

Ma prima ancora, occorrerebbe lustrare la nostra mentalità. Perché non  dovrebbe essere né una ordinanza, né un incentivo fiscale, a spingere gli abitanti  a rendere bella, ordinata, accogliente e pulita la città. E non  dovrebbe essere né una lamentela di quartiere, né una schermaglia di partito a smuovere l’amministratore nei suoi interventi estemporanei, che non tengono neppure conto che la manutenzione vale quanto il progetto.

Per carità, siamo tutti bisognosi di migliorare. Non ci sono angeli contro diavoli. Siamo tutti cittadini che devono crescere, maturare, diventare grandi. Per diventare “grandi”.

Francesco Mattioli


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31 luglio, 2021

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